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P a v
o n e R i s o r s e |
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Il problema dell'Invalsi.
Valutazione di sistema o controllo del sistema?
Rodolfo Marchisio da
Pavone Risorse
dell'1/10/2005
Una volta c’era il CEDE
(Centro europeo per l’Educazione), il quale aveva la lucidità e la
correttezza, nel proporre prove "oggettive", di elencarne i limiti
(pregi e difetti).
Poi è venuto L’invalsi (Istituto nazionale per la Valutazione del
Sistema), non nato con la Moratti (c’era già prima) ma molto
funzionale all’ottica aziendalistica della Riforma che presuppone
controllo: cosa ha prodotto l’azienda scuola-Italia?
La necessità sembrerebbe
essere quella di un
confronto a livello
nazionale su cosa offre il servizio
(legittima) con la
pretesa di poterlo
fare attraverso presunte prove e prassi "oggettive"
(pericoloso e illusorio).
Come negli ultimi anni
siamo qui a domandarci: queste costose, pesanti prove, fatte a inizio
ciclo (anche se l’anno scorso sono slittate ad aprile e i risultati
non ci sono ancora tutti adesso):
-
a cosa servono? Cosa
"misurano"?
-
che conseguenze hanno?
-
che attendibilità
hanno i loro risultati e che uso può farne la singola scuola?
Esiste un libretto
molto lucido ed utile, perché evita le critiche generiche (spesso
anche poco informate, ma abbondanti sul tema valutazione) ed alle
necessarie e condivisibili analisi politiche, pedagogiche o
metodologiche, aggiunge anche una analisi delle prove dello scorso
anno.
E’ edito dal CIDI, coordinato da M. Ambel e si intitola "A prova di
INvalSI".
E’ stato preparato per e distribuito al Convegno
Non sottovalutiamo
di cui parla Ambel su questo sito.
Aggiungo alcune
osservazioni personali coerenti con quanto sviluppato sinora nel
nostro dossier.
1. Cosa valuta?
Compito dell’istituto
sarebbero, secondo la Legge 53:
"verifiche
periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e
sulla qualità complessiva dell’offerta formativa delle istituzioni
scolastiche"
Esaminando meglio la
normativa, si è slittati, come dimostra Ambel, da una
valutazione del
sistema
("la qualità complessiva della offerta formativa" legge 53) allo scopo
di conoscerlo, ma anche (si spera) di migliorarlo con interventi
integrativi, alla valutazione di "apprendimenti",
a quello, di
fatto, visti i test, di
competenze
disciplinari
(e addirittura singole
conoscenze)
parziali . Le"verifiche periodiche sulle conoscenze e abilità degli
studenti" L. 53) hanno invaso il campo di quanto devono fare, sempre
secondo la legge 53, i docenti e le scuole.
Una cosa ragionevole sarebbe quella di definire e verificare
standard
generali,
pochi,
formativi, trasversali,
condivisi;
con la finalità che in tutte le scuole d’Italia il sistema punti a
creare le condizioni per il raggiungimento di quei pochi obiettivi
comuni. L’Invalsi però non ha mai declinato gli
standard
generali (ma neanche le competenze): lo sta facendo l’Indire, per ora
solo per alcuni livelli di studi.
Se non lo si fa a livello nazionale è illusione che possa avvenire
"dal basso" delle 10.000 autonomie scolastiche .
L’I. inoltre non
dovrebbe verificare l’apprendimento o le competenze disciplinari:
valutazione dalla Riforma affidata alla autonomia delle singole
scuole. Mentre la
valutazione del sistema
è "condivisa" fra I. e scuole che "concorrono".
L’attuale modo di verificare avrebbe un senso solo in una scuola "alla
francese" (modello vecchio) in cui programmi, metodi e contenuti siano
imposti dall’alto e uguali per tutti. Non in una scuola della
autonomia (che sostituisce "la scuola dei programmi" nazionali: parola
di Moratti!)
Ma chi sta declinando competenze o competenze trasversali, anche a
livello delle singole scuole?
Infine se l’I. deve verificare standard generali o competenze
trasversali e generali, perché facciamo i test di 3 materie, per di
piu’ in modo metodologicamente scorretto e discutibile?
2. Come valuta?
I limiti delle 3 prove,
centrate su 3 materie e su poche abilità, con l’uso di linguaggi non
generalizzabili o addirittura di prove che testano abilità non
obbligatoriamente condivise è evidente. L’analisi che fanno delle
prove Ambel, Tremoloso e i colleghi del CIDI è puntuale ed utile.
Scontato che non tutte le abilità sono "misurabili" e che comunque non
lo sono solo con prove "tipo test". Nessuna lo è in modo
decontestualizzato, prescindendo da allievo, classe, docente, metodo
di lavoro e programmi (ad es di scienze). In realtà la prassi del MIUR
è di proclamare la autonomia, ma di attuare controllo e omologazione
(anche se in modo troppo spesso incoerente).
3. Perché valuta?
Dovrebbe essere una
verifica di
sistema per
conoscere e intervenire a migliorare (con aiuti alle realtà piu’
lontane dagli obiettivi). Ma…
Qualcuno sospetta che sia una valutazione per aiutare i piu’ "deboli":
allora conviene risultare "sgarrupati" e prendere un po’ di
"sovvenzioni", dicono i furbi…
Qualcuno teme che si premino le "eccellenze" in ottica meritocratica e
"per fare le gare con l’Europa". Allora conviene abbandonare la
(pretesa) neutralità dei somministratori e "dare un aiutino ai
ragazzi" per prendere il premio.
Qualcuno sospetta che non lo sappiano bene neanche loro…
Il chiaro pericolo è che qualcuno ci caschi e "tari" la preparazione
non su esigenze, obiettivi, contesto ecc…ma sulle prove, per fare
bella figura:
una scuola a misura di Invalsi.
Una cosa inaccettabile è che gli obiettivi e le conseguenze
risultino oscuri.
4. Risultati
I risultati della mia
scuola (in realtà delle 5 elementari di bacino che ci mandano gli
allievi in prima) sono sconfortanti e contraddicono tutti gli altri
dati in nostro possesso: 8 anni di monitoraggi seri e positivi (anche
quando critici), alta affluenza di genitori superiore alla capienza
della scuola, dati che arrivano dalle maestre elementari, dati
positivi nella prosecuzione degli studi…
Spazzati via da un 5,5 ca di Italiano (capiscono, ma non conoscono
grammatica e vocabolario), 6 stentato di matematica e scienze.
Evidentemente siamo bravi solo nel marketing!
Non esiste ancora il campione nazionale e di area geografica (sono
molto in ritardo), ma lo scorso anno eravamo nella media del Piemonte
e del Nord Ovest intero, nota area sottosviluppata della scuola
italiana.
E nel resto d’Italia? Secondo fonti Invalsi:
a) Isole molto alte
b) sud alto
c) centro si salva
d) nord est bassino
e) nord ovest il piu’ sgarrupato
Avrà ragione mio figlio
che vuole andare a dare un po’ di esami in altra zona d’Italia
lasciando questo nord ovest scolasticamente sottosviluppato?
Anche alcuni funzionari Invalsi si rendono conto che questo trend,
costante da anni, non è una buona fotografia: tanto che pensano di
smettere con le prove "a tappeto" e passare a prove "a campione" con
presenza di ispettori.
Questo conferma che l’Invalsi privilegia le funzioni di controllo
tipiche della Moratti, su quelle di conoscenza, riflessione, aiuto,
tipiche di un sistema improntato a ottiche di equità sociale.
5. Problemi aperti
Restano aperti diversi
problemi che, prescindendo da Moratti e Invalsi vanno affrontati e su
cui cercheremo di intervenire.
-
Chi debba definire
degli standard nazionali che rendano possibile una comparazione ed
un intervento a livello nazionale
-
Quali standard: pochi,
chiari, condivisibili, trasversali, non legati a competenze
specifiche o materie ma a macro-obiettivi formativi.
-
Come far nascere dal
basso la definizione di competenze e competenze trasversali cui
puntare e da verificare attraverso l’intervento formativo, la
autovalutazione, ecc..
-
Come attuare una
verifica del sistema scuola già a livello di singola scuola autonoma
e poi di reti di scuole (con monitoraggi, obiettivi, strumenti e
prassi di verifica comuni…)
-
Come far incontrare:
-
la valutazione
interna (valutazione e verifica del lavoro formativo, valutazione
e autovalutazione degli allievi, come parte del "fare scuola")
-
la valutazione
esterna (valutazione del lavoro fatto dalla singola scuola
autonoma, compito della scuola e poi magari di reti verticali ed
orizzontali di scuole a livello intermedio)
-
con gli standard
individuati a livello nazionale.
Come al solito i
problemi sono complessi e non si risolvono con quattro slogan, ma con
riflessioni, confronti, esperienze. Cercheremo di dare un piccolo
contributo di divulgazione.
Per approfondire:
Sito del CIDI
www.cidi.it o
www.ciditorino.it
Sito di Mario Ambel
www.memorbalia.it/
Il convegno citato
www.memorbalia.it/locandinagrugliasco2005web2.htm