P a v o n e R i s o r s e

 

Il portfolio è di destra o di sinistra?

Quello che propone il Ministro Moratti

è certamente di destra.

Rodolfo Marchisio, Pavone Risorse del 13/10/2005

 

Avevo programmato di dedicare una scheda a questo argomento (peraltro di attualità).

Il sassolino di Palermo, la replica dell’Assessore di Forlì, alcune posizioni di colleghi mi inducono ad anticipare un po’. Per indurre a riflettere e a non fermarsi a polemiche o slogan.

1) La riforma Moratti è di destra. Non è una opinione: Bertagna girava l’Italia in assemblee in cui si presentava come "uomo di destra" e dichiarava che "loro" (la destra) volevano "cambiare la scuola perché volevano cambiare la società". Purtroppo in buona parte ci stanno riuscendo

2) Il portfolio delle Moratti è di destra (oltre che incompleto): risponde alla logica (non mi sento di dire pedagogia) della Riforma e ad una visione aziendalista (una delle 3 I) della scuola. Inoltre è miope: fa senza preoccuparsi delle conseguenze di ciò che fa. Rischia di creare danni anche per la sua incoerenza, come tutta la Riforma (vedi disposizione del Garante della privacy).

3) Il portfolio viene introdotto nella scuola USA (da Postman ed altri) in contrapposizione alla scuola dei test: documentare invece di misurare l’apprendimento. Mi sembra un passo in avanti significativo.

4) In Europa e nel mondo il portfolio viene usato con scopi e in modi diversi. (vedi l’utilissimo schema di Albertini pubblicato nel dossier). Strumenti diversi per scopi diversi (M.B. Varisco)

5) Purtroppo il p. che non è nato con la Moratti, in Italia è "stato buttato allo sbaraglio senza riflessione" (Cerini) dal Ministro e la cosa è stata subito "buttata in politica" (Guareschi). Come in politica e nello sport molti ne parlano, ma pochi hanno studiato e letto a fondo, per conoscere ciò che rifiutano o scelgono. Anche secondo Cerini il p. può avere una molteplicità di funzioni su cui riflettere con serietà e senza pregiudizi o pigrizia. La sua conclusione, su questo argomento, è che "di portfolio si parlerà ancora fra 10 anni".

6) Senza ripetere ciò che ho già detto nel dossier:

a) Non credo nel p. della Moratti: dossier onnivoro che segue l’allievo come una condanna per tutta la sua vita scolastica

b) Credo al p. piu’ come metodo di riflessione (per ragazzi e docenti) basato su una documentazione, che come strumento, registro o "schedone"

c) Fra le funzioni del p. che abbiamo individuato credo che quelle piu’ importanti per una scuola che non si vuole fermare ad una valutazione asfittica siano

  • l’ autovalutazione formativa, la riflessione stimolata del ragazzo

  • l’autovalutazione da parte dei docenti del lavoro formativo tesa alla sua riprogrammazione

  • la documentazione dell’apprendimento, una documentazione leggera (pochi oggetti cognitivi significativi) che fa da base alle due funzioni precedenti e ci porta a ragionare anche su oggetti e processi, oltre che su opinioni o episodi.

Rimangono da affrontare, con altri strumenti (dalla scheda al monitoraggio ad altre prassi che sapremo inventare o che esistono) le funzioni di:

  • Comunicazione verso l’esterno

  • Certificazione

  • Valutazione di sistema da parte delle singola scuola

 7) Mi pare, sentito anche il convegno "Non sottovalutiamo", che le tre funzioni indicate siano quelle piu’ largamente condivise, anche dalla sinistra che punta ad una valutazione formativa e rinnovata da non lasciare nelle mani della destra. "Chiunque vinca le elezioni" la riforma della valutazione deve essere affrontata e i passaggi della autovalutazione e della valutazione formativa, della raccolta di oggetti per documentare processi sono obiettivi condivisibili in cui la prassi e la cultura di un p. formativo possono aiutarci. Questo ci sembrava anche il senso del Convegno che giustamente invitava a "Non sottovalutare" i problemi della valutazione e a non lasciarli nelle mani della destra.
Senza sollevare qui la polemica su quanto (del p. e di altri aspetti) era già stato prospettato dai precedenti governi o gli interrogativi su che cosa cambierebbe della Riforma se cambiasse il governo.
La storia recente ci ha insegnato purtroppo che chi crede in una scuola ed in una valutazione formativa deve essere pronto a difenderla con il suo lavoro e con la sua lotta, con qualsiasi governo…

 8) Stiamo andando, nei fatti, verso un sistema di valutazione che nasce dal basso (Guasti, Cerini): anche correndo alcuni rischi (i 100.000 p. diversi tra cui quelli bacchettati dal Garante). Credo sia un fatto positivo, legato non solo alla autonomia delle scuole, ma anche alla loro capacità di sperimentare ed al fatto che la riforma della valutazione non può che essere contestualizzata e sperimentata.

Rimane il grosso problema di come questa valutazione dei 100 fiori che nascono dal basso potrà vincere l’inerzia di molte scuole e si potrà incontrare con quei pochi e condivisi standard o obiettivi formativi a livello nazionale di cui scrivevo nell’ultimo intervento. Ma questo è uno dei problemi complessi su cui occorre riflettere molto e con calma.

Lontani da slogan
Per questo auguro buon lavoro a tutti.