Portfolio: per documentare bene, bisogna insegnare bene.
di Laura Gregorio, insegnante di scuola dell'infanzia a Vigevano,
Ma noi insegnanti siamo o ci sentiamo in grado di
costruire correttamente un portfolio delle competenze? Siamo
sufficientemente competenti?
"Ma tu che ne pensi? Sarà giusto? Avrò capito
correttamente quanto ho letto o mi è stato spiegato? Avrò riportato le
giuste osservazioni? E se le osservazioni, rilevazioni che faccio sono
lesive della privacy?" Personalmente mi sono posta questa domanda: "Cosa mi serve per essere in grado di costruire un valido portfolio per i miei alunni?" Ho rilevato che mi occorre:
Credo che la conoscenza della materia sia il punto forse meno difficile fra i quattro. Ogni insegnante è in grado, se vuole, di comprendere cosa è un porfolio, a cosa serve e perché lo si fa. Questo sia individualmente, leggendo libri, riviste, articoli nei siti web scolastici, sia attraverso corsi di formazione. La difficoltà maggiore è il come strutturarlo e utilizzarlo: quali strategie, quali criteri, quali materiali davvero indicativi, quali dati personali, quali e quante osservazioni e valutazioni. Non è poi così semplice trovare la giusta soluzione perché occorre veramente capire che tipo di scuola voglio per i miei alunni, che tipo di lavoro voglio svolgere e come, dove voglio portarli, cosa voglio far conoscere di loro. Non è così scontato avere chiari questi concetti: voglio insegnare ai miei bambini ad imparare ad apprendere ma anche ad essere capaci di riflettere su ciò che hanno fatto; voglio insegnare loro ad "essere" oltre che "fare"; voglio che imparino a convivere, relazionare oltre che "essere". Credo sia importante imparare ad avere una visione più olistica e meno a comparti, schematizzata, per riuscire a comprendere e documentare l’iter che ogni alunno percorre per raggiungere un certo tipo di competenze; i processi attraverso cui le competenze stesse sono realizzate, il modo personale in cui ogni alunno vive il proprio percorso (cosa sa, cosa ha imparato, come lo ha imparato e cosa ne pensa).
Tutto questo si riallaccia al secondo punto: essere
un insegnante competente nel proprio lavoro per essere di conseguenza
competente nel costruire uno strumento di documentazione e
valutazione. Essere competente infine significa anche, a mio avviso, sapersi mettere in discussione, essere disponibili a conoscere, capire, interrogarsi, rivedere il proprio percorso didattico e le strategie utilizzate; avere la consapevolezza, la volontà e, perché no, anche l’umiltà di cambiare per migliorare nel tempo.
Relativamente agli ultimi due punti, ritengo che
il tempo e l’opportunità di collaborare con altri pari siano variabili
fondamentale nelle giornate di ogni persona. Spesso il tempo non è mai
sufficiente: quanto me ne occorre per osservare efficacemente e non
superficialmente i miei alunni? Spesso da sola non riesco a fare come
vorrei: come faccio in una realtà di 28 bambini frequentanti e spesso
con una compresenza minima ad osservare correttamente e registrare le
mie osservazioni? Certo con questo non voglio affermare che non si può
fare… Si fa ugualmente, trovando le vie efficaci che però vanno
opportunamente discusse e condivise con le colleghe (e non sempre,
ovviamente, tutti sono interessati…) Infine una riflessione sul tempo per condividere e discutere con le colleghe…sempre poco, troppo poco se si vuole stare all’interno delle ore stabilite contrattualmente (orario di servizio, programmazione, intersezioni, collegio docenti) eppure così necessarie ed efficaci se davvero insieme si vuole pensare a cosa si è fatto e a come lo si è fatto.
Tutto sommato credo che la scuola dell’infanzia,
per quanto riguarda il portfolio sia stata colta meno impreparata
rispetto ad altri ordini di scuola, perché già da anni esistono
strumenti di passaggio delle informazioni al successivo ordine di
scuola: raccolta di documenti, produzioni degli stessi bambini e
osservazioni compiute in una pluralità di situazioni (la vita in
sezione, la relazione tra bambino e adulti, l’attività didattica nel
piccolo e grande gruppo, le esperienze personali del fuori scuola).
In conclusione, ritengo che ogni team docente che si è impegnato a pensare in modo chiaro e concreto a come elaborare un portfolio, indipendentemente dal suo uso futuro, ha quantomeno compiuto una riflessione costruttiva sulle scelte metodologiche, sul valore delle azioni svolte, per costruire la vera innovazione fatta di volontà, competenza e buon senso.
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