Inglese e art.25 del D.D. del 2° ciclo.

dalla Gilda della Toscana, del 19/12/2005

 

Lingua straniera e lingue straniere: è un dato di fatto che l'Europa ci chiede di insegnare ai nostri ragazzi almeno due lingue europee oltre all'italiano. La riforma della legge 53, con tutte le sue storture di cui sappiamo, almeno questo lo fa: dalla scuola media inserisce una seconda lingua comunitaria in modo generalizzato. C'erano le sperimentazioni, moltissime funzionavano bene e le lingue avevano comunque più ore (compreso l'inglese), ma il principio che due lingue comunitarie sono utili (per l'educazione alla convivenza civile, per l'apertura culturale, per le effettive prospettive professionali in diversi casi) è fondamentale.

 

Lingua inglese e qualità dell'apprendimento:

La motivazione addotta dal legislatore delegato, cioè che con più ore di lezione l'inglese possa arrivare ai livelli della lingua madre, è insensata. Inoltre non è accettabile che la questione sia posta nei termini di scelta fra + inglese = - di altre materie. Si vuole potenziare l'inglese? Lo si potenzi nelle ore opzionali, come già avviene per altre materie, ad esempio le lettere stesse in alcune scuole medie, le lingue straniere, la tecnologia.

 

Lingue straniere e monte ore

Ciò detto, l'inglese con l'art. 25 ritorna ad avere comunque 3 ore di lezione. La seconda lingua non è opzionale con l'introduzione del principio dell'art. 25: opzionale è per le famiglie scegliere di utilizzare le ore di seconda lingua per l'inglese, ma la seconda lingua rimane nell'ordinamento di base della scuola media.

 

Effetto boomerang

L'effetto di una scelta come descritta sopra, sarebbe un miglioramento dell'apprendimento dell'inglese. Tuttavia le famiglie perderebbero per sempre fino alla quinta superiore la possibilità di scegliere una seconda lingua come insegnamento obbligatorio ed organico. Inoltre, il P.O.F. verrebbe ad impoverirsi, con un prevedibile effetto boomerang sull’intero istituto che effettuasse una scelta di questo tipo: meno offerta formativa, meno attrattività, meno alunni, meno classi. La conseguenza ultima dovrebbe essere, a questo punto, evidente.

 

Firenze, 19 novembre 2005