La valutazione del Comportamento Beatrice Mezzina, Educazione & Scuola 20.1.2009 Il Decreto Ministeriale n. 5 del 16 gennaio 2009, non ci ha colti di sorpresa, dopo la circolare n. 100 dell’ 11 dicembre 2008 e la legge 169 del 30 ottobre 2008. Si tratta ora di esprimersi nei Collegi dei Docenti con una attenta declaratoria dei criteri di valutazione del comportamento degli studenti. Non sentivamo certo il bisogno della valutazione del comportamento degli studenti per alcune ragioni che cercherò di esporre.
La votazione insufficiente Tra le premesse del decreto si fa riferimento ad episodi di bullismo e di offesa alla dignità e al rispetto della persona che hanno dato origine alla questione della valutazione del comportamento. Non è così. Si è assegnato sempre il sette in condotta, come deterrente nel primo quadrimestre, per qualche caso di violazione delle regole. In particolari casi gravissimi, con particolare attenzione, è stato assegnato anche il sette in condotta a fine anno con le conseguenze relative. Del resto le cautele dello stesso Decreto, art. 4, che considera i casi rari e specifici in cui si potrà assegnare una valutazione insufficiente, indicano che i casi di valutazione inferiore alla sufficienza, come sempre è stato, saranno vagliati attentamente e con cognizione di causa e massima attenzione. Non mi preoccupa quindi il voto insufficiente, di sanzione. Sarà raro come è sempre stato e ben meditato.
La votazione sufficiente Mi preoccupa fortemente invece il voto positivo dal sei al dieci, che per altro concorre alla definizione della media, della valutazione complessiva dello studente e del credito scolastico nella secondaria di secondo grado. Come valuteremo, con quale scala corrispondente ai comportamenti? Il decreto ne dà una declaratoria nell’art.1 indicando le finalità della valutazione del comportamento. Si tratta di accertare: I livelli di apprendimento e di consapevolezza raggiunti con particolare riguardo alla cultura della cittadinanza e della convivenza civile; La capacità di rispettare le disposizioni che regolano la vita della scuola;
La consapevolezza negli studenti dell’esercizio dei propri diritti e
il rispetto dei doveri. Come graduiamo, infatti, dal sei al dieci? La cosa non è difficile se c’è da censurare qualche comportamento fuori delle righe per cui daremo qualche sei, per segnale e monito. Difficile invece trovare criteri nei casi in cui si tratta di graduare i voti alti. Quali saranno i criteri per l’assegnazione dal 7 al 10? Una volta, per il voto di condotta, tranne i casi da censurare come ho detto prima, per cui abbiamo utilizzato il sette in condotta soprattutto come deterrente, assegnavamo tutti otto, e i ragazzi volevano così, anzi ci chiedevano che così fosse, perché i nove e dieci erano non graditi, quasi connotassero la “secchioneria”, o il “lecchinaggio” per usare i termini degli studenti, così pregnanti nella loro rude gergalità. Adesso, se il voto vale per la media e per il credito, sarà necessario, e gli studenti lo chiederanno, una attenta declaratoria dei criteri. Che fenomeni si indurranno? Come chiarire agli studenti la differenza tra i voti cui senz’altro saranno attenti per la media e per l’assegnazione del credito? Si indurranno fenomeni mortificanti di conformismo, di allentamento della libera e spesso forte discussione? Difficilissimo infatti graduare i voti del comportamento, senza cadere nella superficialità. Credo infatti sia dannoso valutare il comportamento, tranne nei casi di evidente mancato rispetto delle regole. Ci confrontiamo infatti con studenti diversi: chi, silenzioso e poco interattivo, va sollecitato ad aprirsi con gli altri e a trovare la forza in se stesso per superare chiusure e solitudini; chi vivace, irrequieto, anche ai limiti di un comportamento scorretto, attraverso il comportamento esplicito pone l’attenzione su altri fattori impliciti che dobbiamo capire, interpretare, incanalare nella giusta direzione; chi ancora spaesato è in cerca di una sponda adulta che lo comprenda. E miriadi di altri casi. Insomma un complesso di situazioni, di atteggiamenti, di modi di essere da comprendere non da valutare dal sei al dieci. Certo che stileremo i criteri, che riguarderanno il rispetto del Regolamento di istituto, la partecipazione, l’interesse, il numero delle assenze e così via, ma sarà difficile graduare. I livelli di consapevolezza, di progressiva acquisizione del modo di stare a scuola, dei valori di cittadinanza e convivenza civile non si valutano con un voto, sono in progress, vanno costruiti con attenzione e comprensione del percorso che i giovani tutti i giorni compiono in un ambiente scolastico che deve essere attento, colto, che deve riflettere su quanto è imputabile agli studenti e su quanto invece è imputabile ai tanti difetti della scuola, programmi desueti, strutture non idonee, spazi e tempi scolastici più da carcere che da ambiente educativo. La crescita consapevole di identità relazionale e sociale in un ambiente scolastico serio e motivante che ritengo essere fondamentale come obiettivo da perseguire, dovrà essere censita fin dal primo quadrimestre del primo anno o va costruita progressivamente? Non è compito dei docenti? Non sappiamo forse che le classi difficili sono il risultato di insegnanti, scuole, ambienti difficili, che vi sono classi che si scatenano solo in presenza di docenti inefficaci e che invece sono vive ed educatissime con i docenti seri? Spero che i collegi siano maturi, che non esprimano criteri declaratori con casistiche minuziose: con una nota, sei, con due note, sette e così via. Nei fatti, in assenza di fenomeni da censurare, ricalcheremo la media riguardate gi apprendimenti così che lo studente che ha tutti otto o nove nelle discipline avrà 8 o 9 nel comportamento?. Chi ha cinque o sei nelle discipline, ma è un ragazzo come tanti, apparentemente quieto e ancora da comprendere, che prenderà? Di fronte a decreti così, ragioniamo bene. Apriamo una discussione.
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