Riforma Gelmini: nei licei I decreti del governo, estromettendo del tutto il diritto e l’economia da ogni ordinamento liceale, disattendono del tutto le raccomandazioni degli organi dell’Unione Europea e reintroducono nel nostro ordinamento l’analfabetismo giuridico-economico.
di Luciano Serbenski, Docente di
Diritto ed Economia, In seguito alla seduta del 18 dicembre 2008 il Consiglio dei Ministri ha reso note le bozze di Regolamento che contengono le ipotesi per i nuovi curricoli dei Licei e degli Istituti Tecnici che verranno attuati a partire dall’anno scolastico 2010-2011. Il dato più evidente che emerge dalla lettura dei curricoli dei nuovi percorsi di studio è la totale sparizione del diritto e dell’economia dai licei e un suo forte ridimensionamento negli istituti tecnici. Tale insegnamento era stato introdotto negli ordinamenti dei licei dalla precedente “Riforma Brocca” dei primi anni novanta. A distanza di meno di vent’anni si torna indietro e le due discipline vengono estromesse dagli ordinamenti liceali per tornare segregate nell’ambito dell’istruzione tecnica (con significative riduzioni di orario) e professionale. La precedente proposta di riforma Moratti, contenuta nel Decreto Legislativo del 17.10.2005, prevedeva la materia giuridico-economica come insegnamento opzionale; negli attuali decreti governativi non è prevista nemmeno questa possibilità. Oggi si decide, non si sa in base a quali criteri didattici, pedagogici e formativi, di privare quei cittadini in obbligo scolastico che decidono di affrontare il percorso liceale, della conoscenza dei più elementari principi giuridici ed economici. Lo studio del diritto e dell’economia, nel biennio della scuola superiore, aveva come principale finalità proprio la formazione del cittadino, vale a dire di un adulto in grado di interpretare la realtà sociale in cui vive e di parteciparvi in modo consapevole. La scelta di estromettere, o quanto meno limitare fortemente, la presenza del diritto e dell’economia dai percorsi liceali, prevista anche nella precedente proposta di riforma Moratti, era già stata a suo tempo fortemente criticata dalle più importanti associazioni di categoria del mondo produttivo. Nel documento comune del 1 agosto 2005, infatti, ABI, AGCI, ANIA, CASARTIGIANI, CIA, COLDIRETTI, CLAAI, CNA, CONFAGRICOLTURA, CONFAPI, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO, CONFETRA, CONFINDUSTRIA, CONFSERVIZI e LEGACOOP, puntualizzando le linee caratterizzanti la riforma dell’istruzione secondaria superiore voluta dall’allora ministro Moratti, precisavano che tra gli obiettivi del secondo ciclo, come saperi di base comuni su tutto il territorio nazionale, si doveva garantire,“..oltre ai saperi dei diversi indirizzi, le conoscenze giuridiche e la conoscenza dell’assetto istituzionale-economico-giuridico dei Paesi occidentali”. I concorsi pubblici e le selezioni private richiedono, infatti, conoscenze di diritto e di economia anche nei casi di assunzione di personale non specializzato nel settore giuridico-economico. La riforma attuale, cancellando il diritto e l’economia da ogni liceo, disattende altresì palesemente la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo del 18 dicembre 2006. Tale documento infatti, nell’indicare le competenze chiave per l’apprendimento permanente, delinea otto competenze chiave; tra queste la n.6 prevede espressamente le “Competenze sociali e civiche” le quali “includono competenze personali, interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche a risolvere i conflitti ove ciò sia necessario. La competenza civica dota le persone degli strumenti per partecipare appieno alla vita civile grazie alla conoscenza dei concetti e delle strutture sociopolitici e all’impegno a una partecipazione attiva e democratica”. Ancora: “Per una efficace partecipazione sociale e interpersonale è essenziale comprendere i codici di comportamento e le maniere generalmente accettati in diversi ambienti e società (ad esempio sul lavoro). E’ altresì importante conoscere i concetti di base riguardanti gli individui, i gruppi, le organizzazioni del lavoro, la parità e la non discriminazione tra i sessi, la società e la cultura”. Inoltre:”La competenza civica si basa sulla conoscenza dei concetti di democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti civili, anche nella forma in cui essi sono formulati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e nelle dichiarazioni internazionali e nella forma in cui sono applicati da diverse istituzioni a livello locale, regionale, nazionale, europeo e internazionale.” Come si potranno raggiungere tali obiettivi senza fornire agli studenti alcuna conoscenza di carattere giuridico ed economico? Ulteriore competenza chiave definita nel documento del Parlamento e del Consiglio Europeo è la n. 7: “Senso di iniziativa e di imprenditorialità” inteso come “capacità di una persona di tradurre le idee in azione”. Si precisa che questa competenza “aiuta gli individui, non solo nella loro vita quotidiana, nella sfera domestica e nella società, ma anche nel posto di lavoro ad avere consapevolezza del contesto in cui operano e a poter cogliere le opportunità che si offrono ed è un punto di partenza per le abilità e le conoscenze più specifiche di cui hanno bisogno coloro che avviano o contribuiscono ad una attività sociale o commerciale”. La conoscenza necessaria a tal fine comprende “l’abilità di identificare le opportunità disponibili per attività personali, professionali, e/o economiche, comprese questioni più ampie che fanno da contesto al mondo in cui le persone vivono e lavorano, come ad esempio una conoscenza generale del funzionamento dell’economia, delle opportunità e sfide che si trovano ad affrontare i datori di lavoro o un’organizzazione”. La descrizione di queste competenze ne delinea in modo chiaro ed univoco la correlazione con imprescindibili conoscenze giuridico-economiche di base. Il Decreto del Ministro della Pubblica Istruzione del 22.8.2007, contenente il “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione” e attuativo dell’art. 1 comma 622 della Legge 26.12.2006 n. 296 che ha introdotto l’obbligo di istruzione elevato a dieci anni, coerente con i contenuti della Raccomandazione delle autorità dell’Unione Europee, prevedeva quanto segue. Nell’allegato n. 1 al decreto si indicano dettagliatamente le competenze di base che gli alunni devono possedere a conclusione dell’obbligo di istruzione. Per ciò che riguarda l’asse storico-sociale si ricorda che “La raccomandazione del Parlamento e del Consiglio europeo 18.12.2006 sollecita gli stati membri a potenziare nei giovani lo spirito di intraprendenza e di imprenditorialità. Di conseguenza, per promuovere la progettualità individuale e valorizzare le attitudini per le scelte da compiere per la vita adulta, risulta importante fornire gli strumenti per la conoscenza del tessuto sociale ed economico del territorio, delle regole del mercato del lavoro, delle possibilità di mobilità”.Si prevedono quindi, tra le altre competenze, il saper ”collocare l’esperienza personale in un sistema di regole fondato sul reciproco riconoscimento dei diritti garantiti dalla Costituzione, a tutela della persona, della collettività e dell’ambiente; il riconoscere le caratteristiche essenziali del sistema socio economico per orientarsi nel tessuto produttivo del proprio territorio”. Le specifiche competenze e le relative abilità/capacità e conoscenze nell’asse storico-sociale, descritte nel decreto con estrema puntualità, sembrano riprese da un piano di lavoro predisposto nella programmazione annuale di una classe di biennio di scuola secondaria superiore da un qualsiasi docente di discipline giuridiche ed economiche. Il vigente ordinamento scolastico di scuola secondaria superiore, per ciò che attiene alla materia giuridico-economica è per la gran parte rispettoso delle indicazioni dell’Unione Europea e in linea con quanto previsto dal Decreto del 22.8.2007. L’attuale ordinamento era stato introdotto ai primi anni novanta come Progetto Brocca, dal nome del suo promotore. Nel riformare gli ordinamenti e i curricoli della scuola secondaria superiore, si era avvertita la necessità di fornire agli studenti un sapere comune a tutti, individuando alcune discipline il cui insegnamento era previsto nel biennio in ogni tipo di ordinamento di studi. Questa finalità pedagogico-didattica, coerente con le più recenti indicazioni delle istituzioni europee e della realtà del mondo produttivo, aveva portato all’introduzione dello studio del diritto e dell’economia anche nella maggior parte dei Licei, con unica eccezione l’assenza delle due discipline dal Liceo Classico e dal Liceo Scientifico, dove però alcune sperimentazioni le avevano previste. L’importanza dello studio del diritto e dell’economia era stata compresa dai relatori del “Progetto Brocca” i quali affermavano espressamente:”Proprio per coprire una lacuna della formazione di base del cittadino in quanto tale è stato inserito l’insegnamento di Diritto ed Economia, cui è anche parzialmente assegnato il compito di un’educazione civica che, per altri aspetti non strettamente cognitivi, riguarda trasversalmente tutte le discipline e anche le dinamiche relazionali (…). L’introduzione dell’insegnamento di diritto e di economia nei primi due anni della secondaria superiore risponde a una esigenza di formazione del cittadino in quanto tale”. Oggi, invece, i decreti del governo, estromettendo del tutto il diritto e l’economia da ogni ordinamento liceale, disattendono del tutto le raccomandazioni degli organi dell’Unione Europea e contraddicono palesemente quanto già previsto nel precedete decreto ministeriale del 22.8.2007. La cosiddetta “Riforma Gelmini” dell’istruzione secondaria superiore reintroduce nel nostro ordinamento l’analfabetismo giuridico-economico mentre l’attualità impone come necessaria la conoscenza di nozioni di base in materia di diritto e di economia per poter comprendere fenomeni che riguardano in modo diretto e rilevante tutti i cittadini. Per il ministro nella cultura di base di ogni cittadino non è importante la conoscenza delle strutture dello stato, degli organi costituzionali, delle fonti del diritto; non è importante che ad ogni cittadino vengano forniti gli strumenti di base per sapere cosa sia un contratto o il prodotto interno lordo, che cos’è il debito pubblico e quale sia la differenza tra un’azione e un’obbligazione. Non si comprende inoltre come perfino nei curricoli del nuovo Liceo delle Scienze Umane non sia previsto l’insegnamento del diritto e dell’economia. Si ricorda che tale licealità sostituirà gli attuali corsi del Liceo delle Scienze Sociali e Liceo Sociopsicopedagogico, nei quali vengono svolte rispettivamente due ore di lezione la settimana per tutti e cinque gli anni di corso (una in compresenza con il docente di storia) e due ore nei primi due anni con tre ore nel quinto anno per il Sociopsicopedagogico. Quale significato potrà avere la denominazione “Liceo delle Scienze Umane” per un corso di studi dal quale si estromettono due tra le scienze umane più importanti per la comprensione dei fenomeni sociali? Come si potrà ottenere l’acquisizione della capacità di assunzione di comportamenti autonomi in una realtà sempre più complessa e articolata? Si pensi solamente all’odierna realtà della globalizzazione che influenza e determina la gran parte dei comportamenti dei gruppi sociali o alla sempre più rilevante presenza del diritto nazionale e internazionale nel nostro sistema sociale. Altra novità contenuta negli atti normativi ispirati dal ministro Gelmini è consistita nell’introduzione della nuova materia “Cittadinanza e Costituzione”. L’art.1 della Legge 169 del 30.10.2008 ha introdotto nel piano di studi del primo e del secondo ciclo dell’istruzione una nuova disciplina denominata “Cittadinanza e Costituzione”. Una più precisa definizione dei contenuti di tale previsione normativa si è avuta successivamente nella formulazione dei decreti governativi approvati nella riunione del Consiglio dei Ministri del 18.12.2008. Dai decreti si evince che l’insegnamento della nuova disciplina nei licei e negli istituti tecnici verrà svolto nell’ambito delle ore di lezione già assegnate alla materia della storia: a spiegare il testo costituzionale nella sua valenza storico, sociale e giuridica non saranno i docenti competenti nella materia giuridica, bensì solamente i docenti abilitati all’insegnamento della Lingua e Letteratura Italiana, della Storia e della Filosofia. E’ facile prevedere che l’insegnamento della nuova materia, affidato a docenti privi di conoscenze e competenze specifiche in ambito giuridico, sortirà gli stessi effetti dell’Educazione Civica, la cui trattazione era prevista precedentemente negli ordinamenti della scuola secondaria di primo grado nell’ambito della materia di Storia. L’Educazione Civica non ha mai avuto alcuna incidenza formativa: infatti molti docenti non la trattavano neppure e alcuni solo occasionalmente e malvolentieri. Questo si è verificato probabilmente perché l’ insegnamento della materia, effettuato da docenti privi di competenze giuridiche, ne coglieva solamente gli aspetti storico-sociali mancando del tutto invece quelli di carattere giuridico, indubbiamente più significativi e pregnanti per la disciplina. Ricordiamo che la Costituzione, quale legge fondamentale dello Stato, non è solo la proclamazione solenne di principi, ma contiene e indica comportamenti concreti da applicare attraverso lo strumento normativo primario e secondario. La Costituzione, pertanto, deve essere letta e contestualizzata all’interno dell’intero ordinamento giuridico: il significato e il valore della Costituzione possono essere colti e avere rilevanza ed efficacia dal punto di vista formativo ed educativo solamente se si studiano le disposizioni costituzionali in collegamento con le altre norme esistenti nell’ordinamento giuridico. E questo lavoro non può essere svolto se non da personale docente dotato di una specifica competenza in materia giuridica. Escludere dallo studio della Costituzione la sua dimensione giuridica, significa ricondurre la nuova materia ad una sorta di catechismo della Repubblica basato su luoghi comuni e spirito acritico come purtroppo è accaduto per tanti anni con l’insegnamento dell’Educazione Civica nella scuola secondaria di primo grado. Pertanto se si vuole che la nuova materia possa avere una autonoma e specifica valenza pedagogico-formativa deve essere ricondotta nell’ambito giuridico, dimensione questa da considerarsi prevalente su ogni altra di tipo storico e sociale.
In conclusione, per le considerazioni e osservazioni di cui sopra, si
auspica che venga rivisto nella sua interezza l’intero sistema dei
curricoli di cui ai decreti governativi approvati nella seduta del
Consiglio dei Ministri del 18.12.2008, in quanto anacronistico sul
piano dei contenuti e incoerente con le più recenti indicazioni
degli organi dell’Unione Europea. In particolare deve trovare posto
l’insegnamento della disciplina giuridico-economica nei bienni di
base di ogni ordine di insegnamento in istituti di istruzione
secondaria superiore e deve essere altresì previsto il
coinvolgimento dei docenti delle discipline giuridico-economiche
nell’insegnamento della nuova materia “Cittadinanza e Costituzione”. |