L’obbligo decennale: una svolta e una sfida. di Maurizio Tiriticco 11 settembre 2007.
L’innalzamento dell’obbligo di istruzione costituisce nel contempo una svolta e una sfida. Una svolta perché sono anni che il nostro Sistema di istruzione deve mettersi al passo con i maggiori Paesi dell’Unione europea in cui l’obbligo – pur se in forme diverse rispetto alle scelte da noi effettuate – da anni investe tutti i cittadini fino, ed oltre, ai 16 anni di età (solo in rari casi si raggiungono i 15 anni). Ed una sfida, anzi più sfide, perché dobbiamo impegnarci su più fronti: abbattere nei tempi brevi la dispersione che nel nostro Paese raggiunge percentuali di gran lunga superiori a tutti i Paesi ad alto sviluppo: allineare le conoscenze di base dei nostri cittadini agli standard europei (più di un terzo della nostra popolazione non è in grado di leggere e scrivere testi di modesta difficoltà); elevare i livelli di quelle competenze chiave che permettono l’esercizio della cittadinanza attiva (quali, ad esempio: gestire le informazioni, apprendere sempre, sviluppare il pensiero critico e lo spirito di iniziativa, essere disponibili ai cambiamenti, capaci di scegliere e assumere in autonomia decisioni responsabili, acquisire competenze relazionali ed organizzative), assolutamente necessarie per inserirsi produttivamente in una società complessa che si fa sempre più problematica ed esigente. Le trasformazioni in atto hanno ormai una dimensione planetaria e danno luogo a fenomeni che solo fino a qualche anno fa non avremmo neanche immaginato: la globalizzazione, le nuove migrazioni, i cambiamenti climatici pongono problemi seri all’insieme dell’economia e del mondo del lavoro. D’altra parte, la stessa ricerca scientifica, l’evoluzione e le applicazione di tecnologie sempre più sofisticate richiedono competenze professionali sempre più elevate. Pertanto, da un lato siamo posti di fronte a disagi sempre nuovi ed imprevisti, dall’altro abbiamo tutti la necessità di affrontare solidarmente le difficoltà, raggiungere elevati livelli di saperi e competenze per far fronte a processi sociali ed economici che rischiano di mettere in crisi conquiste che tutti ritenevamo ormai consolidate. A fronte di questa complessa fenomenologia, innalzare l’obbligo di istruzione per permettere a tutti di acquisire piena consapevolezza della situazione in cui tutta l’umanità oggi si trova e di sapervi far fronte con gli strumenti intellettivi ed organizzativi adeguati è un compito a cui nessun governo responsabile può disattendere.
In attesa della riforma complessiva del secondo ciclo di istruzione, restano vigenti gli attuali programmi e i relativi quadri orario degli attuali bienni nonché le attività sperimentali in atto per quanto riguarda alcuni licei ed istituti tecnici e professionali. Tale vigenza, comunque, è assolutamente compatibile con l’adozione di tutte le possibili misure per realizzare le finalità introdotte dalla Finanziaria 2007 e rese esecutive dal Regolamento attuativo dell’innalzamento dell’obbligo di istruzione, e cioè: a) permettere a ciascuno studente “obbligato” di acquisire i saperi e le competenze degli attuali curricoli, in ordine al principio che deve essere garantito a ciascuno quel “successo formativo”, di cui al comma 2 dell’articolo 1 del Regolamento sulla autonomia delle istituzioni scolastiche (Dpr 275/99). Ciò comporta che, non essendo più il biennio una scuola di elezione, ma di obbligo, sarà opportuno che si adottino tutte le misure per rinforzare le competenze acquisite dai singoli alunni nelle istituzioni del primo ciclo, motivarli agli studi ulteriori, orientarli alle scelte che dovranno operare alla conclusione dell’obbligo; b) contestualmente, permettere a ciascuno studente di acquisire le competenze chiave per l’esercizio della cittadinanza attiva, come indicate, descritte a definite dalla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio nella seduta del 18 dicembre 2006 e come opportunamente declinate e curvate alle esigenze del Sistema educativo di istruzione del nostro Paese.
Gli organi collegiali delle istituzioni scolastiche autonome, prima di procedere alla progettazione delle attività relative all’innalzamento dell’obbligo di istruzione, dovranno in primo luogo prendere atto della specificità del momento storico che riguarda oggi tutti i Paesi ad alto sviluppo e i rispettivi sistemi di istruzione, in forza del quale le stesse strategie dell’insegnare e dell’apprendere necessitano di profondi cambiamenti. In particolare è opportuno avere presente lo sviluppo che si è verificato nella società e nell’assetto politico e istituzionale del nostro Paese e che ha costantemente indotto modifiche anche radicali nello sviluppo dei saperi e dello stesso Sistema di istruzione. In linea di massima si possono individuare tre grandi periodi storici. 1. Dall’Unità nazionale del 1861 fino agli anni Sessanta del ‘900, quindi lungo un percorso quasi centenario, la nostra scuola si è fondata essenzialmente sui Programmi ministeriali, dettati centralmente, prescrittivi per tutte le scuole del territorio nazionale e finalizzati a fare acquisire agli alunni contenuti scanditi per discipline. Di fatto l’istruzione, soprattutto quella secondaria, era destinata a pochi ed era fortemente selettiva. 2. Dagli anni Settanta agli anni Novanta si è istituito un altro modello di scuola, fondato sulla Programmazione educativa e didattica, centrata non tanto sulla acquisizione di contenuti disciplinari quanto sul raggiungimento di obiettivi cognitivi e comportamentali, per molti versi di carattere pluridisciplinare. Di fatto, l’istruzione doveva raggiungere il maggior numero possibile di alunni, in forza del fenomeno della scolarizzazione di massa, affrontato con gli strumenti della inclusione, della discriminazione positiva e dell’orientamento. 3. Alla fine del secolo scorso, in relazione all’ampliamento della partecipazione democratica, al decentramento della pubblica amministrazione e dei servizi e allo sviluppo delle autonomie, si è dato l’avvio, appunto, alla scuola dell’autonomia, sancita in prima istanza dalla Legge 59/97 e dal Dpr 275/99 e successivamente “costituzionalizzata” con la riscrittura del Titolo V della Costituzione repubblicana (legge Cos. 3/01). Si è aperta così una ulteriore sfida che ha come obiettivo quello di garantire a tutti i cittadini l’istruzione per tutta la vita e di permettere loro di acquisire in primo luogo, a livello di istruzione obbligatoria, le competenze chiave per l’esercizio di una cittadinanza attiva, e, nel prosieguo delle attività di istruzione superiore e/o di formazione professionale, le diverse competenze professionali.
I percorsi di istruzione obbligatoria sono finalizzati a: * assolvimento dell’obbligo decennale, il quale costituisce il primo livello di uscita dall’istruzione degli otto individuati dall’UE; si veda al proposito la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’istituzione di un Quadro Europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente, approvata il 5 settembre 2006; * accesso ai trienni statali; * accesso alla formazione professionale regionale; * accesso all’apprendistato o ad attività produttive purché supportate da attività di formazione. I percorsi di istruzione nei bienni obbligatori hanno le seguenti caratteristiche: - unitarietà dei processi. Quali che siano l’ordine di scuola frequentato e i relativi obiettivi di apprendimento, a ciascun alunno deve essere garantito un percorso lungo aree culturali pluridisciplinari comuni, che siano nel contempo considerate irriducibili e fondamentali; - articolazione modulare delle attività di studio, organizzate anche con attività laboratoriali e di ricerca, di codocenza, con l’eventuale supporto delle valenze e delle occasioni educative e produttive presenti sul territorio nonché – se del caso – della formazione professionale regionale, fatta salva comunque la titolarità delle istituzioni scolastiche; - orientamento e riorientamento, anche con l’attivazione e/o l’implementazione di attività di sostegno, di recupero ed opzionali.
Dal quadro sopra delineato discende la necessità di giungere in tempi brevi alle linee guida, di cui all’articolo 5 del Regolamento, che caratterizzeranno e sosterranno le attività di insegnamento-apprendimento nei bienni. Va, comunque, ribadito che gli insegnamenti dei bienni continueranno ad effettuarsi in ordine agli attuali obiettivi di apprendimento e ai contenuti culturali specifici di ogni ordine di studi.
Al fine di superare
l’attuale partizioni disciplinare, anche e soprattutto perché non c’è
attività di studio, ricerca e applicazione oggi che non richieda
approcci e soluzioni fortemente pluridisciplinari, è opportuno
individuare, in sede di progettazione collegiale, obiettivi e
contenuti aggregabili attorno a nuclei culturali di ampio spettro. Per ciascuno degli assi sono stati individuati gli obiettivi terminali e le competenze attese, che sarà compito dei consigli di classe, nella loro autonomia didattica, declinare ed articolare nelle forme più dettagliate coerenti con le scelte generali di cui ai singoli Piani dell’offerta formativa. Resta cogente il fatto che tali competenze sono da considerarsi propedeutiche e funzionali alle competenze chiave per l’esercizio della cittadinanza attiva che al termine del biennio dovranno essere debitamente certificate. In tale ottica e con tali prospettive, le attività di insegnamento/apprendimento nei bienni obbligatori saranno progettate, condotte e realizzate secondo un processo formativo che vede tre istanze culturali rintracciabili lungo altrettante linee di percorso fortemente correlate e integrate: 1.- il percorso di cui agli attuali programmi dei singoli bienni con le specifiche discipline; 2.- il percorso in cui sono evidenziati gli elementi caratterizzanti e comuni a tutti i bienni, aggregati attorno ai quattro assi fondamentali (dei linguaggi; matematico; scientifico-tecnologico; storico-sociale), indispensabili per l’acquisizione delle competenze trasversali pluridisciplinari, considerate essenziali ai fini dell’acquisizione delle competenze chiave per l’esercizio della cittadinanza attiva; 3.- il percorso nel quale l’attività di insegnamento/apprendimento è rivolta essenzialmente alla persona per permetterle una adeguata maturazione del Sé in ordine al raggiungimento dell’autonomia e della responsabilità ai fini dell’acquisizione delle competenze chiave per l’esercizio della cittadinanza attiva. L’attenzione maggiore da parte delle attività di insegnamento verrà data a quei fattori considerati oggi indispensabili per l’esercizio di tale cittadinanza, sottolineati del resto da tutti i documenti europei. Si segnalano i fattori maggiormente ricorrenti e già noti, quali: il pensiero critico, la creatività, lo spirito di iniziativa, la capacità di risolvere i problemi, la valutazione del rischio, l’assunzione di decisioni, la capacità di gestire in modo costruttivo le proprie emozioni, l’accettazione e la comprensione delle opinioni altrui, la capacità di interagire positivamente e produttivamente con gli altri.
In prima istanza, è assolutamente necessario che su taluni termini/concetti di fondo che caratterizzano le attività di insegnamento/apprendimento, quali quelli di conoscenza, abilità, competenza, capacità, pluridisciplinarità – per citare quelli più ricorrenti – vi sia condivisione sul significato da attribuire. E’ noto che la ricerca educativa su tali concetti è vasta e non sempre unanime. Va, tuttavia, considerato che, allo stato, le organizzazioni dell’Unione europea che si occupano di istruzione e di formazione hanno raggiunto esiti univoci, tali da impegnare tutti i sistemi educativi europei. Nelle sedute di inizio di anno scolastico, dopo un’attenta disamina del Regolamento e dei relativi allegati effettuata da parte degli Organi collegiali dell’istituto, i Consigli di classe effettueranno le seguenti operazioni: 1.- rilettura ed analisi dei vigenti programmi o di quelli in atto per particolari attività sperimentali; conseguente individuazione dei nuclei essenziali e fondanti di ciascuna disciplina e verifica di tutte le possibili intersezioni pluridisciplinari al fine di una progettazione biennale modulare; 2.- identificazione e sottolineatura dei nuclei fondanti delle discipline largamente comuni a tutti i bienni al fine sia della individuazione dei quattro assi culturali strategici (dei linguaggi; matematico; scientifico-tecnologico; storico-sociale) che della definizione e progettazione dei corrispondenti percorsi di insegnamento-apprendimento; 3.- individuazione degli obiettivi di apprendimento terminali relativi ai quattro assi strategici, definiti come competenze attese. Si deve considerare che si tratta di quelle competenze culturali che costituiscono un indispensabile sottoinsieme delle competenze chiave per l’esercizio della cittadinanza attiva; 4.- adozione di tutte le possibili misure di osservazione e analisi continua e di conseguenti attività di insegnamento-apprendimento al fine di motivare e sostenere gli alunni nell’acquisizione delle competenze chiave per l’esercizio della cittadinanza attiva, le quali trascendono e sottendono le consuete discipline di studio; 5.- progettazione di tutte quelle attività di studio, di ricerca, di laboratorio, di esercitazione ed applicazione, stage, visite di istruzione et al., ritenute necessarie al fine di implementare le normali attività di insegnamento con attività “altre” utili al perseguimento delle competenze chiave per l’esercizio della cittadinanza attiva; ricerca degli apporti esterni all’istituzione scolastica che si riterranno opportuni ai fini del perseguimento degli obiettivi relativi alla cittadinanza attiva. In tal caso, com’è noto, “le scuole, sia singolarmente che collegate in rete, possono stipulare convenzioni con Università statali o private, ovvero con istituzioni, enti, associazioni o agenzie operanti sul territorio che intendano dare il loro apporto alla realizzazione di specifici obiettivi” (comma 8 dell’articolo 7, Reti di scuole, del Dpr 275/99); 6.- sensibilizzazione e coinvolgimento degli studenti e delle loro famiglie nelle innovazioni che si intendono apportare, anche in ordine a quanto stabilito dallo Schema di riferimento della Carta dei servizi scolastici (Dpcm 7 giugno ’95) circa la necessità di contrarre un vero e proprio “Contratto formativo” che impegni tutti gli attori dell’azione educativa.
Per quanto riguarda la
conduzione delle attività, i Consigli di classe continueranno a
progettare, condurre, realizzare gli insegnamenti di cui ai vigenti
programmi dei bienni, la cui conclusione si effettuerà con le consuete
valutazioni di promozione, di accertamento di debiti formativi e della
loro soluzione nei tempi e nei modi da determinare dalle singole
istituzioni scolastiche. Sarà opportuna, fin dal primo anno, una
particolare azione di recupero precoce e tempestivo soprattutto per
quelle discipline di cui ai quattro assi strategici precedentemente
indicati
Nella progettazione delle attività di insegnamento/apprendimento nei bienni obbligatori sarà cura delle singole istituzioni scolastiche coinvolte nell’innovazione individuare ed attivare tutti gli opportuni collegamenti con le istituzioni scolastiche di pari grado del territorio al fine di prevedere gli eventuali opportuni scorrimenti e scambi di servizi, docenti e alunni al fine di implementare ed ottimizzare le attività di insegnamento, anche come previsto dall’articolo 7 del Dpr 275/99 concernenti l’istituzione di Reti di scuole. Va anche ricordata l’opportunità di utilizzare il 20% del monte ore annuale del curricolo laddove si renda necessario insistere su attività particolari che implementino originalmente i percorsi formativi degli studenti. Analoghe iniziative andranno previste ed attivate con le scuole secondarie di primo grado del territorio al fine di considerare quali livelli di uscita hanno raggiunto gli alunni licenziati, quali competenze hanno conseguito ed in quale misura. In una visione di ampia prospettiva, si vedano, in proposito, la Cm 28/2007 concernente le nuove disposizioni relative agli esami di Stato conclusivi del primo ciclo di istruzione e le Indicazioni per il curricolo del primo ciclo di istruzione. Queste ultime assumono una particolare valenza perché si tenta di attenuare la rigidità della partizione disciplinare della scuola secondaria di primo grado con l’individuazione di tre aree pluridisciplinari: area linguistico-artistico-espressiva (italiano, lingue comunitarie, musica, arte e immagine, corpo, movimento, sport); area storico-geografica (storia, geografia); area matematico-scientifico-tecnologica (matematica, scienze naturali e sperimentali, tecnologia). Tali azioni coinvolgerà gli insegnanti dei due gradi di scuola i quali trarranno occasione e stimolo da opportuni incontri dedicati per organizzare nel modo migliore le attività di insegnamento-apprendimento in considerazione delle innovazioni in atto. Si dovrà particolarmente considerare il fatto che la certificazione terminale delle competenze costituisce oggi un significativo valore aggiunto alla valutazione delle conoscenze che dagli anni Settanta in poi ha caratterizzato le operazioni valutative iniziali, intermedie e finali del nostro sistema di istruzione.
Analoghe iniziative
andranno previste ed attivate con le istanze ulteriori dell’istruzione
secondaria e con la formazione professionale regionale, mirate
essenzialmente alle seguenti finalità: a) conoscenza piena e
circostanziata dei percorsi successivi all’obbligo di istruzione, alle
prospettive di studio, di ricerca, di professionalizzazione e di
lavoro che tali segmenti consentono ed offrono; b) assunzione di tutte
le informazioni necessarie ad attivare e condurre le necessarie
attività di orientamento e di riorientamento che dovranno costituire
uno dei fondamentali clou del biennio unitario ed articolato. |