Il ministro Fioroni abolisce il “6 rosso”.
a cura di Serafina Gnech da
Professione Insegnante dell'8 ottobre 2007
Con il Decreto Ministeriale 80/2007 il Ministro
Fioroni abolisce il “6 rosso”, ovvero la possibilità di essere
promossi nonostante la presenza di una o più insufficienze. Si chiude
così – almeno si spera – uno dei periodi più bui della scuola
italiana. Oltre un decennio che ha assistito ad una netta
dequalificazione degli studi, ad un generale decadimento
dell’istituzione-scuola ed un costante e progressivo svilimento della
classe docente.
Mentre gli studenti si scambiano sms e coordinano le loro ‘operazioni
di guerra’ contro un decreto ingiusto, punitivo e discriminatorio, i
docenti, reduci dai corsi di recupero partoriti a suo tempo dal
Ministro D’Onofrio, si chiedono timidamente se questa non sia la volta
buona. Perché – sia ben chiaro – svolgere il ruolo dell’attore senza
spettatori, del venditore senza clienti, non è poi il massimo nemmeno
per chi ha il pelo sullo stomaco e si ripete che, comunque, intanto lo
stipendio corre. Intanto, s’intende, che gli studenti decidono di
tirar fuori con estremo sforzo i quaderni – se mai li hanno - intanto
che recuperano qualche residua energia dopo la partita, lo shopping,
la nottata, intanto che si stiracchiano, allungano le gambe, annoiati,
perennemente vittime della loro bulimia e di quant’altro (posso bere?
Posso mangiare? devo andare in bagno…)… intanto che danno una
sbirciata al telefonino, ‘lanciano’ da un capo all’altro della classe
minuscole palline di carta, commenti e risatine…
Da dodici anni, in realtà, pagano con la loro presenza il prezzo di
un’immunità a suo tempo venduta come “diritto allo studio”. Con la
presenza, per l’appunto, spesso solo con essa, come di fatto è stato
chiesto loro.
Al decreto Fioroni vanno riconosciuti alcuni indubbi meriti: quello di
aver posto fine al perverso meccanismo dilazionatorio, che permetteva
agli studenti di protrarre “debiti” ovvero insufficienze ad libitum,
senza che ciò avesse alcuna conseguenza e quello di essersi scrollato
di dosso il demagogico assunto secondo il quale il percorso scolastico
deve scorrere, fluire senza ostacoli, senza frantumazioni… in un
continuum non traumatico.
Il Ministro recupera quelle scadenze e quelle prove, con le quali ci
scontriamo nella vita e sulle quali si definisce e si forma il nostro
senso di responsabilità. Contrappone una scuola ‘pesante’ nel senso
buono del termine ad una scuola ‘leggera’, che chiacchiera sui valori,
ma non li sostanzia in quell’etica dell’ impegno e della
responsabilità, che non può recidere il legame fra azione e
conseguenze, legame senza il quale non esiste azione educativa.
Non sono cose da poco. Segnano positivamente la politica scolastica di
un Ministro che per altri versi segue l’onda lunga (l’onda anomala!)
del Ministero Berlinguer e della coorte di pedagogisti, che hanno
progressivamente risucchiato la linfa della scuola, trasformandola in
un tronco secco dai mille rami, che vivono ormai di vita propria,
trovando ragione in se stessi e moltiplicandosi all’infinito, come in
un film di fantascienza che riproduca un scenario kafkiano.
Ed è proprio quest’onda lunga e anomala del Ministero Berlinguer, che,
pur nella generale contentezza, ci preoccupa. Perché se è vero – come
è vero – che il decreto cancella la garanzia dell’ immunità, è
altrettanto vero che esso non cancella contestualmente la garanzia del
successo.
Nella parte iniziale del decreto il Ministro Fioroni ricalca, con
riferimento al nuovo istituto di recupero dei debiti, quanto enunciato
dal Regolamento dell’autonomia delle Istituzioni scolastiche (capo 1,
art.1, comma 2), laddove esso poneva in capo alle novelle istituzioni
scolastiche l’obbligo di realizzare “interventi di educazione,
formazione e istruzione” finalizzati a “garantire… il successo
formativo…”.
Analogamente il decreto dispone che:
il recupero dei debiti venga effettuato entro la conclusione dell’anno
scolastico in cui questi sono stati contratti affinché, oltre a
sviluppare negli studenti una maggiore responsabilizzazione rispetto
ai traguardi educativi prefissati, garantisca la qualità del percorso
formativo e la corrispondenza… dei livelli di preparazione raggiunti
dalla classe…
Permane dunque - sia pure attenuata - l’illusione (o dovremmo parlare
di finzione?) che permea da anni l’azione riformistica: quella che
esistano meccanismi o metodi salvifici e tali da produrre l’effetto
voluto.
Ora, se è indubbio che lo spettro di una ripetenza coniugato ad una
migliore e più tempestiva strutturazione degli interventi di recupero
non potrà che produrre effetti positivi, è altrettanto indubbio che
questi effetti positivi non saranno scontati per tutti.
Come garantire allora il successo formativo?
Due sono le vie d’uscita che paiono tracciarsi a fronte di questa
contraddizione. Una via formale che imponga di sanare a livello
individuale o collegiale lacune comunque non colmate, o una via
sostanziale, che concretamente ponga le basi e le condizioni per una
selezione orientativa - ed in alcuni casi vincolante - all’interno del
sistema scolastico. Una soluzione che non imponga di vendere un finto
successo, ma che permetta di prendere atto dell’eventuale insuccesso e
di partire da esso per identificare percorsi alternativi in cui
l’allievo possa trarre reale soddisfazione e beneficio dalla sua
esperienza scolastica.
Noi auspichiamo che il Ministro della Pubblica Istruzione Fioroni
voglia imboccare la seconda via, continuando il cammino intrapreso,
non per tracciare un tratto di penna su percentuali poco gradite, ma
per dare alla sua scuola, alla nostra scuola, quella sostanza di
qualità di cui ha egregiamente posto le premesse.