Direttiva Invalsi. Valutare cosa?

  di Maurizio Tiriticco dall'AND del 2/9/2006

 

Chi si occupa di valutazione, sa che per prima cosa occorre rispondere almeno a cinque domande: 1 Perché valutare? 2 Per chi valutare? 3 Che cosa valutare? 4 Chi deve valutare? 5 Come si deve valutare? La recente Direttiva 649 del 28 agosto sulle attività dell’Invalsi – che va letta contestualmente con la precedente Direttiva del 27 marzo ’06, modificata in soli tre punti, l’1, il 2 e il 13 – risponde a questi quesiti? Proviamo a vedere! Ma, andiamo con ordine.

Al punto 1 la modifica riguarda un’aggiunta relativa alla spesa per l’istruzione e alla utilizzazione delle risorse. Segue poi una strana circonlocuzione: laddove la direttiva Moratti faceva esplicito riferimento alla necessità di valutare l’attuazione della riforma del primo ciclo, ora si dice che occorre tener conto “delle modifiche intervenute e dei processi di evoluzione in atto nel quadro ordinamentale e strutturale di tale segmento scolastico”. Le parole sono diverse, ma il contenuto resta, in quanto, se modifiche ci sono state, queste sono solo dovute a quella riforma! Ed allora il valutatore Invalsi, in concreto, come dovrà operare? C’è già materia per ragionare sulle domande 3 e 5!

Al punto 2 le modifiche relative alla valutazione degli apprendimenti sono più corpose. La valutazione relativa al primo ciclo non è più obbligatoria per tutte le classi seconde e quarte della scuola primaria e prime della scuola secondaria di I° grado, ma sarà effettuata su un campione di istituti e riguarderà le classi seconde e quarte della primaria e seconde della secondaria di I° grado. Lo stesso dicasi per le classi prime e terze della scuola secondaria di II° grado, per le quali nella precedente direttiva la prova era solo facoltativa. Resta fermo che le prove riguarderanno tre insegnamenti, l’italiano, la matematica e le scienze (sono le materie della ricerca Pisa). Viene precisato che la valutazione verrà effettuata sulla base di appropriate metodologie scientifiche di validazione e taratura degli item. Si stabilisce anche che le prove dovranno essere somministrate all’inizio dell’anno scolastico in un’unica data, come nella precedente direttiva. Ma queste – e ciò è una innovazione – saranno effettuate mediante l’assistenza di rilevatori esterni: sorge una domanda: non sono sufficienti gli operatori dell’Invalsi e gli insegnanti delle scuole? C’è materia per rispondere alla domanda 4! Ed ancora: quali competenze dovrebbero avere questi rilevatori? Come saranno reclutati? Quanto costeranno?

Il punto 13 della precedente direttiva è tutto nuovo. L’Invalsi dovrà predisporre modelli di terza prova per l’esame di Stato – adempimento, del resto, a cui ha già provveduto da tempo – particolarmente per quanto riguarda la prova progetto che le commissioni d’esame in genere tendono ad ignorare ripiegando, com’è noto, sulle tipologie più facili e meno impegnative. L’Invalsi dovrà anche provvedere entro quattro mesi a individuare procedure, criteri e modalità di attuazione delle prove scritte degli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione ai fini della valutazione dei livelli generali di apprendimento in uscita dai relativi percorsi scolastici anche con riferimento ad esperienze europee.

Torniamo ora alle cinque domande iniziali! Le risposte sono telegrafiche e non alludono necessariamente alle attività educative.

1. Perché valutare? Si valuta per conoscere che cosa si è fatto e/o si sta facendo al fine di migliorare risultati e azioni, compararli con risultati ed azioni precedenti o con attività omogenee condotte da altri soggetti.

2. Per chi valutare? Si valuta per fornire ai fruitori ragioni motivate circa il servizio erogato, e alle istituzioni e ai decisori politici e agli amministratori dati concreti e precisi perché possano correggere e migliorare le azioni di cui sono responsabili a livello macro.

3. Che cosa valutare? L’oggetto da valutare deve essere certo e preventivamente individuato, definito e descritto, E’ importante che siano predefiniti standard omogenei di riferimento, altrimenti si rischia di navigare a vista.

4. Chi deve valutare? Colui che ha prodotto l’oggetto, ma anche e soprattutto soggetti esterni onde evitare che la valutazione sia viziata da atteggiamenti pregressi che il produttore-valutatore indubbiamente porta con sé e che potrebbero inficiare l’oggettività della valutazione. Nel primo caso sia ha la valutazione interna, nel secondo la valutazione esterna.

5. Come si deve valutare? Occorre distinguere la misurazione quantitativa dei risultati ottenuti e/o dell’oggetto prodotto, la quale deve rispondere a parametri oggettivi, leggibili da tutti e condivisibili, dalla valutazione che risponde a criteri soggettivi che il valutatore decide di adottare in ordine a scelte e a finalità determinate. Occorre adottare indicatori e descrittori con cui si predispongono gli opportuni strumenti e le procedure per la rilevazione dei dati e per la loro misurazione e valutazione.

Se leggiamo la Direttiva con ciò che è stato mantenuto e ciò che è stato emendato alla luce dei cinque interrogativi, si possono fare le seguenti considerazioni:

sub 1 – la necessità di valutare è chiara, anche se implicita: occorre conoscere come funziona il nostro sistema nazionale di istruzione, che cosa produce, in che cosa occorre intervenire per migliorarlo, anche perché è necessario operare i debiti confronti con la produttività degli altri sistemi dell’Unione europea e dei Paesi ad alto sviluppo;

sub 2 – sarebbe stato opportune precisare che gli esiti delle rilevazioni saranno messi a disposizione non solo delle istituzioni scolastiche, ma anche dei decisori politici che hanno la primaria responsabilità in materia di “definizione dei curricoli” come recita diffusamente l’articolo 8 del Dpr 275/99. Andrà evitato di attribuire solo alle scuole e agli insegnanti la responsabilità di risultati terminali che sono l’esito dei loro insegnamenti, ma anche di percorsi legislativi che investono più soggetti istituzionali;
sub 3 – è il punto più debole della direttiva. Mentre all’inizio si accenna alla necessità di una valutazione di sistema anche con riferimento alla spesa e all’utilizzazione delle risorse, nel prosieguo del documento l’attenzione è solo sugli apprendimenti, e solo di tre discipline, le quali, com’è noto non esauriscono affatto il sistema, ma ne costituiscono solo un elemento. Ma la cosa più grave è che non sono assolutamente chiari gli oggetti disciplinari da considerare e da valutare, per i seguenti motivi: a) se il riferimento è agli obiettivi (i famosi Osa) di cui alle Indicazioni nazionali della Moratti, questo è assai labile perché tali obiettivi non solo sono estremamente numerosi e spalmati nel corso di un intero biennio, ma non sono neppure prescrittivi come obiettivi di apprendimento degli alunni, bensì come livelli essenziali di prestazione del servizio delle scuole; per tali ragioni le scuole – in forza del principio morattiano del faidate – possono aver privilegiato certi obiettivi e non altri, per cui il valutatore Invalsi non ha standard di riferimento attendibili; b) se il riferimento è ad altri obiettivi, dato che la direttiva non invita a tener conto delle Indicazioni nazionali ma delle modifiche intervenute e dei processi di evoluzione in atto, la cosa si complica proprio perché quegli standard di cui il valutatore ha assoluta necessità diventano ancora più generici e confusi: al limite, certe scuole potrebbero essersi limitate agli obiettivi dei vecchi programmi del ’79 e dell’85;

sub 4 – il soggetto valutatore non è definito con chiarezza: abbiamo già osservato la stranezza dell’assistenza di rilevatori esterni: quale sarà il loro ruolo? Quale livello di coinvolgimento avranno gli insegnanti? Sono questioni che forse saranno sciolte quando l’Invalsi avrà adottato le sue strategie e comincerà ad operare. Ma il nuovo anno scolastico comincia oggi e le prove dovrebbero essere somministrate nel tempo breve e non a Pasqua;

sub 5 – anche questo punto è di competenza dell’Invalsi a cui spetta la scelta della strumentazione da adottare e dei criteri per operare in concreto.

A conclusione di questa analisi emerge una domanda: quali esiti avremo da una valutazione su campione condotta senza avere chiaro l’oggetto della valutazione stessa, cioè standard precisi di riferimento che le nostre scuole del primo ciclo non hanno e non possono avere, se le Indicazioni nazionali sono ancora quelle che sono? Se non è chiaro l’oggetto da valutare, è come se costruissimo una strada senza sapere dove deve portarci. Quale fretta c’era di metter mano a una direttiva sulla falsariga di una direttiva già palesemente errata a suo tempo? Non sarebbe stato il caso di risparmiare alle scuole questa prossima farsa valutativa e metter mano, invece, alla riscrittura tanto attesa di Indicazioni nazionali che siano veramente congruenti con le innovazioni di cui all’autonomia ed al Titolo V? Finché le nostre scuole non avranno standard precisi di riferimento in ordine agli apprendimenti disciplinari e ai tempi in cui i relativi obiettivi debbono essere raggiunti, ogni discorso è vuoto ed ogni iniziativa è cieca. Quando c’erano i Programmi ministeriali, tutti centrati su contenuti, le cose erano molto più facili: tutti, dalle Alpi al Lilibeo, studiavamo il cinque maggio, t’amo o pio bove, quattroterzipiggrecoerretre e pure rosarosae! Le difficoltà sono nate quando abbiamo cominciato a parlare di obiettivi e di competenze, di curricoli e di autonomia scolastica! Sono difficoltà grosseeeee…che vanno affrontate con una politica più lungimirante di quella che abbiamo ereditata dopo cinque anni di malgoverno! Ed allora, non sarebbe stato meglio coinvolgere l’Invalsi alla definizione di questi benedetti standard? Almeno, domani saprebbe su che cosa proporre le sue prove! Ai tempi del Cede e della presidenza Vertecchi su questa questione si cominciò a ragionare, anche se se ne vedevano tutte le implicazioni e le difficoltà. Che però vanno affrontate non con una direttiva rimasticata, ma con una politica scolastica intelligente, coraggiosa e lungimirante.

Ed è un discorso che dobbiamo cominciare a fare, altrimenti… continueremo a girare a vuoto con un cacciavite con un tagliente spanato! Perché i cacciavite… a lungo andare si consumano!


Primo giorno di scuola 2006-07