La scuola e l'università dei programmi elettorali.

di Daniele Checchi, da La Voce del 31/3/2006

 

L’istruzione della Casa delle libertà

Nel programma della Casa delle libertà il tema dell’istruzione è trattato con estrema superficialità. Si promette "aiuto e sostegno alla famiglia, garantendo servizi pubblici sempre più di qualità nella scuola", tema che poi viene articolato in un non meglio precisato "libretto vincolato per ogni nuovo nato, per aiutare le famiglie nel costo degli studi". L’unico riferimento di spesa che compare è il "sostegno alle famiglie per una effettiva libertà di scelta educativa tra scuola pubblica e scuola privata" che riteniamo possa leggersi come un rifinanziamento del buono scuola introdotto nella Finanziaria del 2005.  In un altro punto si parla anche di "continuità nell’assegnazione di libri di scuola gratuiti per le famiglie meno agiate ed estensione fino al diciottesimo anno di età per garantire la fruizione del diritto/dovere all’istruzione". Non è chiaro come questa assegnazione gratuita, che attualmente si applica solo fino al quattordicesimo anno, in violazione dell’obbligatorietà della scuola fino al quindicesimo, possa tradursi in sostegno per coloro che intraprenderanno l’alternanza scuola-lavoro attraverso l’apprendistato.

A livello di università e ricerca viene promessa la "libera trasformabilità delle università in fondazioni", proposta che curiosamente è stata per la prima volta avanzata da Nicola Rossi e Gianni Toniolo. Si parla anche di "incremento degli investimenti pubblici in ricerca pubblica e privata" senza che però questo venga quantificato. Nessuna menzione viene fatta dell’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia, su cui sono state investite ingenti risorse pubbliche senza che a tutt’oggi questo progetto abbia preso un deciso avvio.

Sulla attuazione di quanto promesso cinque anni fa, vi è da segnalare che il Governo in carica ha esercitato una pervasiva azione legislativa, cui non hanno fatto seguito coerenti impegni di spesa . La spesa complessiva del Governo centrale non è infatti aumentata significativamente nella legislatura, attestandosi poco sopra i 40mila milioni di euro, con un leggero declino in termini di incidenza sul Pil. Il personale della scuola e dell’università è rimasto altrettanto costante, con un incremento della quota del personale a tempo indeterminato.

 

Scuola, università e ricerca per l’Unione

Nel programma dell’Unione la scuola, l’università e la ricerca sono un tema dominante.

Al potenziamento dell’istruzione e della formazione vengono attribuiti compiti di varia natura, dal rafforzamento del potenziale di competitività del paese, al miglioramento dell’inclusione sociale, allo sviluppo dl mezzogiorno. Lo strumento attuativo principale è il rafforzamento dell’autonomia scolastica, che verrebbe realizzato mantenendo al Governo centrale il compito di garantire "il carattere unitario del sistema nazionale pubblico di istruzione" istituendo nel contempo "un servizio di valutazione qualificato ed indipendente, in grado di intervenire per ridurre le disuguaglianze". L’autonomia gestionale viene quantificata in termini del 15-20 per cento . L’obiettivo ambizioso di "portare tutti i ragazzi al conseguimento di un titolo di studio superiore: ad un diploma superiore e/o ad una qualifica professionale (almeno triennale)" verrebbe perseguito attraverso l’elevamento dell’obbligo scolastico a sedici anni, con spostamento verso l’alto dell’orientamento (elementi già presenti nella precedente riforma Berlinguer-DeMauro). Coerentemente, viene proposto l’innalzamento del divieto di lavoro a sedici anni.

Enfasi viene anche posta sul varo di "una legge per alfabetizzare e rialfabetizzare, riconquistare ai livelli d’istruzione dell’obbligo e di istruzione-formazione anche oltre l’obbligo". Ne resta però imprecisata la modalità attuativa.

Le proposte dell’Unione sull’università sono analizzate in profondità nell’articolo di Pietro Reichlin, pubblicato come seconda pagina.

Quanto all’Iit, mancano anche in questo caso riferimenti precisi, se si esclude un cenno al quinquennio appena concluso, caratterizzato da "l’accentuazione del particolarismo e del clientelismo nell’allocazione delle risorse.