Conoscere è crescere. Il testo del programma di governo de L'Unione sulla scuola
Investire nella scuola Apprendere lungo tutto il corso della vita è un diritto inalienabile di ciascuno. Per questo è necessaria una scuola inclusiva, di qualità, che non lascia indietro nessuno. In una società dell’informazione e del pluralismo culturale quale è la nostra, la scuola deve essere il perno del sistema formativo, dando spazio alle differenti metodologie dell’apprendimento, dando fiducia alle diverse capacità e modalità di crescita delle persone. Il futuro dell’Italia parte da qui: la società e le famiglie devono investire nella scuola, che sarà chiamata ad una maggiore responsabilità. Combatteremo così l’impoverimento culturale, l’analfabetismo di ritorno, il fallimento formativo, la dispersione scolastica. Investire sui giovani è la scelta della nuova Italia. È infatti nella scuola che si forma la cittadinanza. Qui tutti crescono insieme, qui si costruisce la Repubblica, qui si gettano le fondamenta di un’etica pubblica laica e condivisa, rispettosa delle scelte, delle fedi, delle convinzioni di ognuna e ognuno. La scuola è una garanzia per la democrazia. È indispensabile rifondarne il ruolo pubblico, valorizzare la professionalità e l’autorevolezza degli insegnanti. La scuola è una macchina complessa che ha bisogno di un progetto condiviso e di lungo periodo per dispiegare l'efficacia della sua azione educativa. Un tale modello di scuola non può che essere costruito intorno agli studenti di ogni età, alle loro potenzialità, alle loro domande. Solo così si potrà riattivare la comunicazione tra adulti e nuove generazioni. La scuola può essere per gli studenti anche luogo di integrazione, dove vengono valorizzate le differenze e rifiutate le discriminazioni e i pregiudizi. In questo senso, noi crediamo indispensabile anche potenziare la qualità dell'integrazione scolastica delle persone con disabilità, garantendo personale specializzato e adeguati servizi territoriali, al fine di rimuovere ogni barriera architettonica, percettiva e culturale al pieno esercizio del diritto allo studio degli studenti con disabilità.
Vogliamo segnare una netta discontinuità con quanto fatto dal centrodestra in questi cinque anni: apriremo una nuova grande stagione di alfabetizzazione. Solo attraverso l’istruzione possiamo realizzare pienamente l’equità, l’inclusione sociale, la modernizzazione del Paese. Con gli atti dei primi mesi di governo, in radicale discontinuità con gli indirizzi e le scelte di centro-destra, abrogheremo la legislazione vigente in contrasto con il nostro programma.
Dovremo promuovere l’istruzione scientifica e tecnica, mettere in comunicazione la scuola e il mondo, l’istruzione e il lavoro, innalzare ed estendere il livello d’istruzione del Paese per essere competitivi in Europa e nel mondo.
Per rilanciare la scuola sfrutteremo la sua forza principale, quella dell’autonomia. La progettualità e l’innovazione che vengono dal territorio sono risorse preziose, cui dovremo dare spazio, accogliendo il dibattito culturale e le sperimentazioni coraggiose. Vogliamo investire sui giovani migranti, sulle loro intelligenze e su un incontro di culture che parte dai giovani. Una scuola che includa, integri ed accompagni in tutti i livelli dell'istruzione le ragazze e i ragazzi stranieri e che garantisca l’apprendimento della lingua italiana, curando che non si perdano le lingue e culture originarie è un investimento strategico sull’immigrazione. Porremo il dialogo interculturale ed interreligioso come obiettivo fondamentale del sistema dell’istruzione.
Un ruolo centrale avranno gli insegnanti, la cui professione riveste un ruolo strategico per il Paese. Vogliamo rendere l’insegnamento una scelta appetibile per i migliori talenti, uomini e donne, così che la qualità della scuola possa beneficiare della loro formazione e qualificazione. Infine vogliamo far crescere la dimensione europea della scuola italiana, perché il futuro dell’Italia è in Europa. Formeremo in questo modo le nuove generazioni alla cittadinanza europea e mondiale, ricorrendo alla comparazione internazionale, agli scambi d’insegnanti e di studenti, per rendere l’Italia un Paese leader nell’innovazione educativa.
Tale insieme di misure richiederà un serio investimento nell’istruzione. Dovremo sviluppare politiche integrate, ed elaborare un piano finanziario, in rapporto al Pil, per obiettivi strutturali: edilizia scolastica, diritto allo studio, qualificazione degli insegnanti, progetti dell’autonomia, ampliamento del tempo scuola, organico funzionale e stabilità dei docenti.
Le risorse dell’autonomia scolastica L’autonomia non è solo un insieme di norme, ma esprime un sistema di valori ed una cultura. Valori di questa cultura sono la difesa dei diritti, il principio di responsabilità, il primato della legalità, la ripartizione e i limiti dei poteri. L’autonomia è riconosciuta dalla Costituzione e trova nella legge 59/97 le indicazioni relative alle sue finalità, agli ambiti decisionali e ai vincoli. I suoi connotati essenziali (didattica, organizzativa, amministrativa, di ricerca e sviluppo) sono chiari, ma bisogna evitare da una parte che gli apparati amministrativi o altri livelli istituzionali neghino tale autonomia, dall’altra che essa si risolva nel localismo e nell’autoreferenzialità. Per questo servono le giuste condizioni culturali e materiali, e devono essere garantiti gli organici funzionali e le risorse indispensabili all’esercizio dell’autonomia. Serve anche l’impegno da parte dello Stato, degli Enti locali e delle Autonomie scolastiche a mettere al centro la persona che apprende, rispettando le prerogative e la pari dignità di ciascun livello istituzionale. Respingendo la destrutturazione del sistema nazionale di istruzione prevista dalla "devolution" bisogna individuare le materie riservate allo Stato e quelle di competenza delle Regioni, preservando le autonomie locali e delle singole scuole.
Compito dello Stato è garantire il carattere unitario del sistema nazionale pubblico di istruzione ed istituire un servizio di valutazione qualificato ed indipendente, in grado di intervenire per ridurre le disuguaglianze. Alle Regioni spetta invece di gestire - valorizzando il ruolo delle Autonomie Locali - lo sviluppo e la distribuzione territoriale dell’insieme dell’offerta formativa. Nell’esercizio dell’autonomia le istituzioni scolastiche, anche in rete tra loro e d’intesa con le Regione e gli Enti Locali, possono sperimentare forme di arricchimento dei percorsi scolastici avvalendosi delle risorse e delle opportunità formative presenti sul territorio. Le relazioni tra le Istituzioni scolastiche autonome, le Autonomie locali e le realtà sociali economiche e culturali del territorio non possono essere risolte in modo burocratico, ma devono promuovere la partecipazione democratica. Proponiamo per questo - a livello provinciale e/o subprovinciale - l’istituzione di Conferenze territoriali apposite. Questa soluzione consentirebbe un esercizio democratico ed efficace delle competenze dei Comuni, delle Province e delle Regioni, in particolare per quanto concerne i piani di organizzazione della rete scolastica, gli interventi integrati di orientamento scolastico e professionale, le azioni a sostegno della continuità e della prevenzione della dispersione scolastica. Per aiutare questo progetto dobbiamo favorire la costituzione di reti di scuole e il riconoscimento da parte di Regioni ed Enti Locali di forme di rappresentanza delle scuole autonome. Queste dovranno peraltro fare costante riferimento agli obiettivi di apprendimento e agli ordinamenti nazionali, oltre che ai bisogni formativi concretamente rilevati e le esigenze degli studenti e delle loro famiglie.
La progettazione e la realizzazione dell’offerta formativa si attuano pertanto attraverso l’integrazione del curricolo obbligatorio nazionale con una quota flessibile dell’orario del 15-20 per cento affidata alla esclusiva competenza della scuola.
Riteniamo poi che le scuole autonome debbano adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione del raggiungimento degli obiettivi. Le Conferenze di scuola possono rappresentare occasioni importanti per acquisire elementi utili a definire l’offerta formativa, motivando le scelte effettuate e il conseguente accoglimento o non accoglimento delle stesse. Nella stessa occasione si può poi rendere conto delle attività svolte e dei risultati ottenuti. Tali Conferenze permettono un rapporto efficace con le realtà territoriali e consentono di affrontare la riorganizzazione degli organi collegiali interni rispettando l’autonomia e la responsabilità della scuola.
Dobbiamo poi distinguere chiaramente le funzioni di indirizzo (il Consiglio di Scuola), le competenze tecnico professionali e le responsabilità organizzative e gestionali, valorizzando il ruolo del Collegio dei Docenti nell’elaborazione del Piano di Offerta Formativa.
Dobbiamo inoltre garantire a tutti i docenti la libertà di insegnamento prevista dall’art. 33 della Costituzione. Solo tramite tale libertà si promuove infatti la piena formazione della personalità degli alunni. Dovremo inoltre garantire l’autonomia professionale nello svolgimento dell’attività didattica, scientifica e di ricerca. È necessario, pertanto, che a livello regionale e nazionale siano costituti organi di rappresentanza e garanzia dell’autonomia della libertà di insegnamento.
Consideriamo quindi prioritario in tema di autonomia scolastica: - determinare le condizioni culturali e materiali affinché l’autonomia dei singoli istituti scolastici possa pienamente realizzarsi, definendo gli organici funzionali per tutti gli ordini e i gradi di scuola e le risorse finanziarie necessarie; - stabilire con chiarezza, in un quadro di sussidiarietà e cooperazione, i rapporti tra Stato, Regioni e Scuole autonome, stabilendo le rispettive funzioni e competenze alla luce della Costituzione vigente. Lo Stato garantisce i livelli essenziali, mentre le Regioni hanno un compito di programmazione e gestione.Le Scuole autonome gestiscono infine l’offerta formativa; - definire nuovi organi collegiali d’istituto per un miglior rapporto tra responsabilità, collegialità, valorizzazione delle professionalità; - promuovere Conferenze di scuola e/o territoriali per sviluppare l’autonomia; - definire gli obiettivi formativi validi per tutto il territorio nazionale e i livelli essenziali delle prestazioni relativi all’istruzione e alla formazione professionale; - istituire un servizio nazionale di valutazione qualificato e indipendente; - favorire la nascita di reti di scuole e di forme di rappresentanza delle scuole autonome ai vari livelli territoriali.
Il diritto di imparare per tutta la vita Ogni persona ha diritto all’istruzione e all’apprendimento per tutta la vita: in questo modo si elevano i saperi e le competenze individuali e sociali. Il sapere e la conoscenza sono del resto, al tempo stesso, investimento strategico per lo sviluppo di un Paese, come ricorda la strategia di Lisbona. La situazione italiana è però paradossale: abbiamo, rispetto agli altri Paesi europei, il più basso livello di istruzione, una dispersione scolastica intorno al 30%, carenze nelle discipline matematiche e scientifiche, il minor numero di laureati e di ricercatori, il minor livello di investimenti dedicati ai sistemi formativi, ulteriormente ridotti in questi anni dal centrodestra. La conoscenza è fattore essenziale per la crescita civile e sociale. Crediamo che si debba investire in conoscenza diffusa, in qualità ed efficacia dei percorsi formativi, cominciando dalle scuole per l'infanzia fino ai livelli più alti, dai percorsi formativi tecnici ai centri di eccellenza.
Coerentemente con la strategia europea ci proponiamo perciò alcuni precisi obiettivi da raggiungere nel corso della legislatura. Su queste basi si costruirà l’innalzamento culturale e dei livelli di istruzione per il Paese: - portare tutti i ragazzi al conseguimento di un titolo di studio superiore: ad un diploma superiore e/o ad una qualifica professionale (almeno triennale); più precisamente, entro la legislatura, gran parte della popolazione ventiduenne deve conseguire un diploma. Tali obiettivi necessitano un forte impegno per realizzare una scuola che includa: - attuare una decisa lotta contro la dispersione scolastica e formativa, con l’obiettivo di rientrare nella media del 10%. Questo richiederà un forte collegamento tra autonomie scolastiche, Enti locali, associazionismo e volontariato; si propone l'istituzione di un Osservatorio nazionale sulla dispersione scolastica e sul lavoro minorile; - valorizzare ed incentivare i percorsi di studio in discipline matematiche, scientifiche, tecnologiche: il totale dei laureati in tali discipline dovrà aumentare nettamente entro la legislatura, diminuendo nel contempo gli squilibri di genere legati alla segregazione formativa delle ragazze; - raddoppiare l livello di partecipazione degli adulti a percorsi di apprendimento permanente, nella prospettiva di raggiungere il 12,5% previsto dalla UE.
Per quanto riguarda i sistemi dell’istruzione, della formazione professionale, dell’ Università, i nostri obiettivi sono:
- 0-6 anni: potenziare l’offerta educativa, progettandola in un’ottica di continuità. Vogliamo inoltre incrementare fortemente l'offerta quantitativa e l’utenza degli asili nido entro la fine della legislatura, e generalizzare la scuola d’infanzia abolendo la norma sugli anticipi per le iscrizioni alla scuola dell’infanzia ed elementare;
- primo ciclo: mantenere l’articolazione in scuola elementare e media, di durata di otto anni, potenziando gli elementi di continuità didattica e di percorso, diffondendo gli istituti comprensivi. Deve essere garantito più tempo scuola e vanno eliminate le riduzioni dell’orario di tutti apportate dalla Moratti. Puntiamo alla valorizzazione del tempo pieno e del tempo prolungato, ripristinandone la normativa nazionale, da valorizzare come modelli didattici, con il riconoscimento della pari valenza educativa di tutte le attività previste;
- secondo ciclo: elevare l’obbligo di istruzione gratuita fino a 16 anni (primo biennio della scuola superiore). Tale biennio sarà da un lato interrelato con la scuola media ed avrà dall’altro valenza orientativa rispetto ai percorsi successivi. Un biennio strutturato in modo da contemperare le esigenze del completamento della formazione culturale di base, del potenziamento delle capacità di scelta e della propedeuticità ai percorsi successivi, impostato su metodologie didattiche rispettose delle diverse forme di intelligenza e dei diversi stili di apprendimento. In questo modo si supera la canalizzazione precoce prevista dalla legge Moratti. Il secondo ciclo di istruzione, in ogni caso quinquennale, si conclude con un esame di Stato, con commissioni a prevalente composizione esterna;
- scuola e formazione professionale: l’obbligo formativo, dai 16 ai 18 anni, si realizza nei sistemi dell’istruzione, della formazione professionale, nell’apprendistato con un monte ore di formazione incrementato coerentemente con gli standard e gli obiettivi formativi. La formazione professionale si configura come sistema distinto da quello dell’istruzione, con il quale crea relazioni e progetti integrati. Dobbiamo favorire i passaggi da un percorso all’altro, attraverso un sistema nazionale di qualifiche professionali, dispositivi condivisi di certificazione e di riconoscimento dei crediti. Prima dei 18 anni è inoltre escluso qualsiasi rapporto di lavoro che non abbia una prevalente, certificabile (e sanzionabile in caso di inadempienza) valenza formativa: - scuola e lavoro: innalzare l’età minima per l’accesso al lavoro dai 15 ai 16 anni; - alta formazione professionale: permettere l’accesso dall’istruzione, dalla formazione professionale e dall’apprendistato, valorizzando la filiera tecnico-scientifica e professionale; - formazione permanente e lotta alla dispersione scolastica: varare una legge per alfabetizzare e rialfabetizzare, riconquistare ai livelli d’istruzione dell’obbligo e di istruzione-formazione anche oltre l’obbligo; promuovere opportune politiche di contrasto alla povertà che sostengano il successo scolastico e formativo dei ragazzi e dei giovani, in particolare nelle regioni e nei territori in cui la dispersione superi significativamente la media UE. Rilanceremo anche i Centri territoriali per l’educazione permanente. L’obiettivo è raddoppiare il numero degli adulti che partecipano a percorsi di apprendimento permanente, raggiungendo la quota europea del 12,5%. Per rendere effettivo il diritto all’istruzione e all’apprendimento per tutta la vita vogliamo rilanciare - con un grande coinvolgimento degli enti locali, delle scuole, delle università, degli enti locali, del mondo della cultura - un progetto formativo che rappresenti oggi le "150 ore per la società della conoscenza".
Lavorare con i protagonisti della scuola Ridare valore alla scuola significa soprattutto ricostruire un’idea d’appartenenza da parte di chi la vive giorno per giorno. In questo senso serve una politica di cambiamento, che promuova il protagonismo e la partecipazione dei soggetti. Per la Scuola è sempre più difficile comunicare con le nuove generazioni. Ragazze e ragazzi esprimono nei confronti della società tutta, e dunque anche della scuola, domande a cui non è facile trovar risposte adeguate: cresce la fatica dell’insegnamento, e, da parte dei giovani, anche per questi motivi, aumenta la disaffezione allo studio, che incide a sua volta sulla dispersione scolastica. Del resto non c’è processo di riforma del sistema educativo se non c’è coinvolgimento degli insegnanti che ne condividano progetto e percorsi. Sono quindi necessarie politiche di valorizzazione della professionalità di chi opera nella scuola, per restituire loro la dignità e il senso di una professione strategica per il Paese. Lo stato di forte disagio in cui versa il mondo della Scuola deriva anche dal disconoscimento e dalla sottovalutazione della funzione e dell’autorevolezza sociale degli insegnanti. Non sono possibili riforme senza che i destinatari ne siano anche protagonisti; non si fanno buone riforme nonostante gli insegnanti: l’innovazione si costruisce con gli insegnanti, in particolare con quelli tra loro che per l’innovazione si sono sempre spesi.
Bisogna riconquistarne la fiducia degli insegnanti, riconsegnare loro le risorse e un ruolo centrale per la realizzazione dell’innovazione. Occorre attivare politiche per valorizzare il loro lavoro, il loro ruolo, la loro formazione scientifica nelle diverse declinazioni disciplinari, la loro funzione di intellettuali e di protagonisti di scelte chiave per la qualità del futuro del Paese. In una scuola concepita come comunità professionale, educativa, di apprendimento e di ricerca, e dove ogni soggetto partecipa ad un progetto condiviso, la famiglia non è una controparte né tantomeno un semplice utente del servizio. Essa è invece un partner, con cui stringere un patto formativo. I genitori sono importanti, per i bisogni che esprimono e per i problemi che manifestano. Gli enti locali, infine, incentivando lo sviluppo delle reti di scuole e del sistema educativo territoriale, hanno un ruolo decisivo nel costruire una scuola realmente aperta al territorio e più partecipata, una scuola che combatte la dispersione scolastica contribuendo ad individuare il disagio e le esigenze dei soggetti in formazione.
Per rispondere alle esigenze degli studenti, voltare pagina rispetto alle politiche attuate in questi cinque anni, rilanciando la scuola dell’inclusione, combattendo la dispersione scolastica ed avvicinando le scuole alle diverse culture dei giovani. Gli studenti hanno bisogno di sentirsi protagonisti del proprio percorso formativo. Nella stessa ottica dobbiamo dare una risposta alle difficoltà d’integrazione dei sempre più numerosi studenti immigrati iscritti alle scuole italiane. Dobbiamo ritrovare la progettualità studentesca e la collaborazione docenti-studenti, ribadendo il valore dello Statuto delle studentesse e degli studenti.
Per gli insegnanti, e più in generale per tutto il personale, anche con il contributo e il confronto con le diverse forme di rappresentanza e sulla base di accordi con le organizzazioni sindacali sulle materie contrattuali, procederemo su tre piani:
- valorizzazione del loro ruolo, rendendoli protagonisti del nuovo progetto culturale e portando le retribuzioni di tutto il personale al livello dei Paesi europei; - lotta ad ogni forma di precarietà, con l’immediata copertura di tutti i posti vacanti, immettendo in ruolo coloro che già lavorano nella scuola e agevolando coloro che si sono formati in questi anni; - rilancio di un sistema della prima formazione, del reclutamento, della formazione in servizio. Nella prima formazione e nella formazione in servizio si deve recuperare il collegamento università-scuola. Nel reclutamento serve un sistema pubblico e trasparente |