L'obbligo scolastico in quanto tale
non può che essere assolto nel sistema di istruzione e non nel sistema
di formazione professionale, altrimenti stiamo parlando d'altro.
di Mario Piemontese da
Fuoriregistro del
21/9/2006
L'obbligo scolastico in quanto tale non può che
essere assolto nel sistema di istruzione e non nel sistema di
formazione professionale, altrimenti stiamo parlando d'altro.
L'azione di Governo a proposito di obbligo scolastico e scuola
superiore è stata per il momento decisamente contenuta e praticamente
inesistenti sono stati i segnali di discontinuità rispetto alla
precedente amministrazione.
Rivediamo rapidamente quel che è successo.
Alla fine di maggio è stata sospesa la sperimentazione del sistema dei
licei previsto dalla Riforma Moratti. Poche decine di progetti in
tutto.
A metà luglio è stato prorogata di un altro anno l'attuazione de
decreto legislativo sulla scuola superiore approvato dal precedente
Governo. La partenza è stata rimandata al 2008/2009.
Sempre nello stesso provvedimento legislativo sono stati prorogati i
termini per apportare eventuali modifiche sia al decreto legislativo
sulle superiori che al decreto legislativo sul diritto – dovere. Per
adesso modifiche zero.
Questi i risultati prodotti dal metodo del cacciavite.
Come si può definire oggi in due parole la scuola superiore in Italia?
Semplice: classista e selettiva.
La spaccatura, tra licei da una parte e istituti tecnici e
professionale dall'altra, è sempre più evidente. Nonostante negli
ultimi anni sia aumentata la percentuale di iscritti in prima
superiore al termine del ciclo dell'obbligo, la dispersione nel
biennio è decisamente allarmante: di uno studente su quattro si
perdono le tracce. Non esiste un'anagrafe scolastica: chi è espulso
dalla scuola non si sa bene che fine faccia. Le esperienze personali
di singoli insegnanti o genitori raccontano di giovani che frequentano
centri di formazione professionale oppure che vanno direttamente a
lavorare senza titolo o qualifica, e soprattutto senza diritti e
tutele. Questo il quadro.
La Moratti, istituendo quello che viene definito “il doppio canale”,
non ha fatto nient'altro che delineare meglio la cornice di questo
quadro trasformandolo in struttura portante per la sua legge di
riforma. Da una parte il canale statale dei licei che porta
all'università, dall'altra il canale regionale dell'istruzione e
formazione professionale (IFP) che porta ad un lavoro precario.
L'obbligo scolastico è stato abbassato da 15 a 14 anni, ed è stato
introdotto il “diritto – dovere” all'istruzione e alla formazione, che
obbligo non è. La sperimentazione del “secondo canale”, quello di
istruzione e formazione professionale (IFP), regolata dall'accordo
stipulato in Conferenza Unificata nel giugno 2003, prosegue e
l'istituzione dei poli formativi ne rappresenta l'ultima novità
Su tutto questo il metodo del cacciavite non ha inciso minimamente, le
fondamenta dell'impianto della Riforma Moratti non sono state
assolutamente scalfite.
A titolo d'esempio vediamo cosa è successo, cosa sta accadendo e cosa
potrebbe accadere in Lombardia.
Il “secondo canale” è costituito da un primo triennio, al termine del
quale si sostiene un esame per ottenere una qualifica professionale, e
da un successivo quarto anno, al termine del quale si sostiene un
esame per ottenere un diploma professionale. Dopo i 15 anni, la
qualifica o il diploma professionale si possono ottenere non solo
frequentando un corso triennale o quadriennale, ma anche in regime di
apprendistato o di alternanza scuola – lavoro. Il diploma
professionale non dà accesso diretto all'università, ma solo
all'istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS). Per potere
accedere all'università chi proviene dal secondo canale, raggiunto il
diploma professionale, deve sostenere l'esame di Stato, previa
frequenza di un corso di raccordo della durata di un anno, una specie
di quinto anno integrativo per intenderci.
In Lombardia il secondo canale si sperimenta dall'a.f. (anno
formativo) 2002/2003, cioè da una data antecedente a quella del varo
della riforma, che risale al marzo 2003. A luglio 2005 si sono
conclusi i primi corsi triennali, mentre a luglio 2006 si sono
conclusi, oltre ai secondi corsi triennali, i primi corsi
quadriennali. Da quest'anno l'offerta si è allargata e oltre ai corsi
triennali e quadriennali, entro l'autunno entreranno in funzione una
trentina di Poli formativi. In un Polo formativo si trova l'intera
“filiera” del doppio canale: triennio di qualifica, quarto anno per il
diploma professionale e corsi di istruzione e formazione tecnica
superiore. Un Polo formativo è un’associazione temporanea di
scopo(ATS), la sua esistenza ha la durata di due, tre anni al massimo
e tra gli associati oltre a centri di formazione professionale, scuole
e università, ci sono anche aziende e agenzie per il lavoro. È chiaro
che un Polo formativo ha come principale obiettivo quello di rendere
la formazione flessibile e adeguarla in questo modo ai sistemi di
produzione e al mercato del lavoro.
Per il momento on si hanno notizie di un possibile quinto anno
integrativo per potere sostenere l’esame di Stato. La tanto
sbandierata pari dignità tra i due sistemi, così come previsto da
molti, è solo un’illusione. La separazione è netta e il flusso a senso
unico. Forse questo meriterebbe una riflessione e un minimo di
autocritica da parte dei sostenitori del doppio canale o di sistemi
integrati tra istruzione e formazione professionale. L’istituzione dei
Poli formativi ribadisce ulteriormente la spaccatura. Chi entra nel
secondo canale può permettersi come massima aspirazione quella di
frequentare alla fine del quarto anno un corso di istruzione e
formazione tecnica superiore.
Quello che sta accadendo in Lombardia è proprio la trasformazione di
una sperimentazione in ordinamento.
Nonostante l'esito del Referendum di giugno sulle modifiche alla
Costituzione, Formigoni non si è perso d'animo e pare che, con il
benestare del Governo, stia tentando di trasformare la Lombardia in
Regione Autonoma. Alla fine di luglio infatti è stato votato dal
Consiglio regionale un ordine del giorno anche con l’appoggio
dell’Ulivo, ma non del resto dell’Unione, dal titolo “Ordine del
giorno concernente priorità e richiesta della Regione Lombardia al
Governo Nazionale”. Nelle ultime righe si legge quanto segue:
“Attivare le procedure che l'attuale
Costituzione consente per l'assegnazione alla Regione Lombardia di
ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.”
Il riferimento è all’articolo 116 della Costituzione che prevede tra
l’altro quanto segue:
“Ulteriori forme e condizioni
particolari da autonomia, concernenti
le materie di cui al terzo comma
dell'articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo
articolo alle lettere l),
limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace,
n) e s),
possono essere attribuite ad altre
Regioni, con legge dello Stato, su
iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel
rispetto dei principi di cui all'articolo 119. La legge è approvata
dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di
intesa fra lo Stato e la Regione interessata”
I riferimenti all’articolo 117 che a noi interessano, rispetto al
discorso che stiamo facendo, sono due:
norme generali sull’istruzione,
che dovrebbero essere materia di legislazione esclusiva da parte dello
Stato, e istruzione,
che dovrebbe essere materia di legislazione concorrente tra Stato e
Regioni, fatta salva l’autonomia delle scuole e con l’esclusione
dell’istruzione e formazione professionale che è già materia di
legislazione esclusiva da parte delle Regioni.
In un quadro di questo tipo il secondo canale lombardo per il momento
solo in fase di sperimentazione potrebbe passare ad ordinamento e
diventare il sistema locale alternativo a quello di istruzione.
Cosa pensa il Ministro di tutto questo?
Fioroni non è contrario alla sperimentazione del secondo canale. Più
volte ha infatti affermato che sia i trienni di qualifica che i poli
formativi devono essere finanziati e sostenuti.
Per esempio nella direttiva generale sull’azione amministrativa e
sulla gestione per l’anno 2006 del 25 luglio si legge quanto segue:
“Proseguire, incentivare e monitorare
la sperimentazione dei percorsi di istruzione e formazione
professionale di cui all’Accordo-Quadro realizzato in sede di
Conferenza Unificata del 19 giugno 2003,
favorendo lo sviluppo di reti di servizio sul territorio, a partire
dal biennio dell’istruzione secondaria superiore, in un’ottica di
proficua interazione ed integrazione tra istruzione tecnica,
istruzione professionale, formazione professionale;”
“Rafforzare l’istruzione e la formazione tecnica superiore (IFTS), al
fine di realizzare gradualmente un sistema strutturato e organico,
introducendo e sviluppando modelli e
poli formativi stabili e visibili con
elevato tasso di alta specializzazione;”
All'interno della maggioranza l'innalzamento dell'obbligo a 16 anni è
ormai quasi stato accettato da tutti. Non è ancora stato deciso invece
in quale sistema debba essere assolto. La parte più a sinistra spinge
perché ciò accada esclusivamente nel sistema di istruzione, mentre la
parte più al centro spinge perché ciò accada non solo nel sistema di
istruzione, ma anche nel sistema di formazione professionale. Capite
che le due cose sono ben diverse.
Se la sperimentazione del secondo canale non è stata bloccata vuol
dire che la linea assolvimento esclusivo dell'obbligo all'interno del
sistema di istruzione non è ancora maggioritaria.
Se questo nodo non si scioglie qualsiasi tipo di proposta non può
allontanarsi molto da quella della Moratti e anche il biennio unitario
non avrebbe ragione d'essere. Bisogna portare il dibattito fuori dai
palazzi della politica e costringere il Governo ad uscire allo
scoperto. Dobbiamo evitare di ritrovarci nel silenzio più assoluto con
una finanziaria blindata, per via della risicata maggioranza al
Senato, che preveda l'innalzamento dell'obbligo a 16 anni non
esclusivamente all'interno del sistema di istruzione.
I segnali però non sono per niente confortanti. Pare, da quanto si
legge su Italia Oggi del 20 settembre, che a breve sarà sottoscritto
un accordo in sede di Conferenza unificata, tra ministero
dell'istruzione, del lavoro, regioni ed enti locali, per definire gli
standard minimi dei corsi triennali di qualifica, le figure
professionali in uscita, e la validità nazionale dei relativi titoli.
Questo accordo viene definito dal viceministro Bastico come il primo
passo verso il “nuovo” sistema di istruzione e formazione
professionale a cui il ministero dell'istruzione sta lavorando in
vista dell'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni. Sia Fioroni
che la Bastico sono per un biennio delle superiori obbligatorio non
uguale per tutti e non realizzato esclusivamente nel sistema delle
scuole secondarie superiori. La stessa Bastico ha infatti dichiarato:
“Abbiamo bisogno di giovani con alte
professionalità e buone conoscenze di base, questo significa garantire
che tutti i percorsi abbiano elementi culturali minimi di buon livello
al di là dei soggetti che fanno la formazione, siano lo stato, il
privato o le regioni”.
Una frase del genere penso l'abbia detta anche più di una volta la
Moratti, e se ci faceva schifo prima deve continuare a farci schifo
anche adesso.
Come al solito la scuola superiore non viene mai messa in discussione,
è lì ferma al centro e tutto il resto ruota attorno. Non facciamoci
fregare da un po' di latino in meno, un po' di scienze in più e un po'
di filosofia per tutti, non è una questione solo di quadro orario. E
poi basta con la menata delle diverse intelligenze, non se ne può più!
Vogliono farci credere che la scuola non possa cambiare ed essere in
grado di accogliere tutti i giovani, mentre un centro di formazione
professionale si.
Creiamo per davvero le condizioni che possano permettere ad insegnanti
e studenti tutti di stare a scuola, di starci bene e di avere tra di
loro buone ed efficaci relazioni.
I Comitati promotori della “Legge di iniziativa popolare per una buona
scuola per la Repubblica” per quanto riguarda l'obbligo hanno le idee
molto chiare. Così come previsto dalla Legge popolare, sostengono che
l'obbligo debba essere innalzato a 18 anni, non solo a 16, e che debba
essere assolto esclusivamente all'interno del sistema di istruzione.
Per questo in occasione dell'Assemblea nazionale dei Comitati che si è
tenuta recentemente a Roma, hanno deciso di promuovere nel Paese un
dibattito attorno ai temi dell'innalzamento dell'obbligo scolastico e
del biennio unitario. Per questo organizzeranno due appuntamenti a
livello nazionale: il primo a Roma verso la metà di ottobre in
occasione della consegna ufficiale della Legge popolare ai Presidenti
di Camera e Senato, il secondo a Milano verso la metà di novembre,
nell'ambito della settimana europea di mobilitazione per l'Educazione
promossa dal Forum Sociale Europeo. Questi due appuntamenti saranno
preceduti da una serie di iniziative preparatorie che si terranno
localmente.
La linea Fioroni – Bastico può essere sconfitta.