Customer satisfaction e Democrazia. a cura di Serafina Gnech, dal Centro Studi della Gilda del 23/3/2006
I danni del principio della ‘customer satisfaction’ applicata alla scuola stanno venendo a galla. E finalmente ha inizio una ‘focalizzazione trasversale’ del problema. Perché parliamo di ‘focalizzazione trasversale’? Perché il totem di questi ultimi decenni, la scuola azienda con il suo filo rosso dirigente-cliente, viene colpito da più parti. E troviamo articoli analogamente critici in molti quotidiani nazionali. Relativamente a questo, ci interessa qui rilevare l’improprio legame fra soddisfazione del cliente e democrazia, che ha reso possibile ed accettabile un processo di trasformazione della scuola che ora mostra i suoi effetti devastanti. Per fare questo proponiamo un breve estratto da una riflessione di Karl Raimund Popper (1) sulla televisione tratto dal libriccino ‘Cattiva maestra televisione’. Ciò che Popper – che è stato per una parte della sua vita insegnante – dice a proposito della televisione e di quella che chiama la legge dell’audience - è facilmente trasferibile alla scuola di oggi. Con una breve riflessione a latere: la logica della soddisfazione dei bisogni del cliente è tale - nella scuola - da tracciare una parabola discendente il cui punto di arrivo può slittare verso il basso all’infinito. Fino a giungere al nulla, cioè alla totale ignoranza di massa. E’ interessante notare che cosa dicono a questo proposito coloro che producono tv. In occasione di una lezione che ho tenuto in Germania non molti anni fa, ho incontrato il responsabile di una televisione, che era venuto ad ascoltarmi insieme ad alcuni collaboratori. Non ne faccio il nome per non personalizzare il caso. Ebbi con lui una discussione, durante la quale sostenne alcune orribili tesi, nella cui verità egli naturalmente credeva. Diceva per esempio: ”Dobbiamo offrire alla gente quello che la gente vuole” (…). La discussione che ho avuto con lui è stata davvero incredibile. Egli credeva che le sue tesi fossero sostenute dalle ‘ragioni della democrazia’ e si riteneva costretto ad andare nella direzione che sentiva come l’unica che lui era in grado di comprendere, nelle direzione che sosteneva essere ‘la più popolare’. Ora, non c’è nulla nella democrazia che giustifichi la tesi di quel capo della tv, secondo il quale il fatto di offrire trasmissioni a livelli sempre peggiori dal punto di vista educativo corrispondeva ai principi della democrazia “perché la gente lo vuole” (…). Nella democrazia (…) non c’è nulla che dica che la gente che dispone di più conoscenza non debba offrirne a chi ne ha meno. Al contrario la democrazia ha sempre inteso far crescere il livello dell’educazione; è, questa, una sua vecchia, tradizionale aspirazione. Le idee di quel signore non corrispondono per niente all’idea di democrazia, che è stata ed è quella di far crescere l’educazione generale offrendo a tutti opportunità sempre migliori. Invece i principi che lui mi ha illustrato hanno come conseguenza di offrire all’audience livelli di produzione sempre peggiori, e che l’audience accetta purché ci si metta sopra del pepe, delle spezie, dei sapori forti, che sono per lo più rappresentati dalla violenza, dal sesso e dal sensazionalismo…
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