Ma la scuola cambia davvero?

da ReteScuole del 9/9/2006

 

L’anno scolastico è iniziato, la Riforma Moratti non è stata abrogata e il Ministro Fioroni ha pubblicato in maniera organica il 31 agosto i primi provvedimenti presi da maggio ad oggi utilizzando il metodo del “cacciavite”.

Durante l’estate molti eventi si sono verificati: il MIUR è ritornato ad essere MPI, è stata bloccata la sperimentazione della riforma del secondo ciclo e la sua attuazione rinviata all’a.s. 2008/2009, sono state emanate circolari e direttive con l’obiettivo di porre qualche rimedio ai disastri prodotti dalla Moratti in questi anni, il tutor è stato abbandonato e cambierà l’esame di stato nelle superiori. Per chi, come noi, ha mangiato pane e cicoria per 4 lunghissimi anni tutto sembrerebbe andare per il meglio, dunque.

 

Cosa non convince, allora?

La sperimentazione degli anticipi c’è ancora. Chi sperimenta? Le scuole private, soprattutto nella scuola per l’infanzia. Secondo il Ministro mancano all’appello 167 milioni relativi al finanziamento delle paritarie che svolgono il loro ruolo in zone del Paese dove lo Stato è (colpevolmente) assente. Anche con L’Unione assisteremo a tagli per le scuole statali e al trasferimento di fondi a quelle private?

La scuola elementare e la scuola media. Chi è in grado di dire oggi come funzionano esattamente? È inutile dichiarare, come ha fatto il Ministro, che non va bene “lo spacchettamento del monte-ore nella somma di attività diverse”, se poi nel decreto sul primo ciclo continua ad esserci scritto esattamente il contrario. I soli aggiustamenti sopraggiunti in corso d’opera per la scuola media sono contenuti nel decreto sul secondo ciclo targato naturalmente anche questo Moratti.

E il tempo pieno? Abrogato dalla Moratti, viene ricordato qua e là, a volte tra parentesi, solo quando si parla della sua “salvaguardia”. Senza il doppio organico non può esserci salvaguardia del tempo pieno e i cerotti che ci siamo messi negli scorsi anni sono ancora tutti lì. Per il tempo prolungato vale lo stesso discorso. Se si procederà nella scuola ad ulteriori tagli dell’organico anche per quanto riguarda i posti sul sostegno e per i facilitatori per i bambini e le bambine non italiani (queste per il momento sembrano le intenzioni) sarà inequivocabile la continuità d’azione che legherà l’attuale Governo al precedente.

Il Portfolio? È sempre lì. Si può fare oppure no. Tutto ciò che il Ministero è riuscito a dire è che la Moratti non ha rispettato il regolamento sull’Autonomia: ha usato una circolare invece di un decreto! Il Ministero ha deciso di non fare piazza pulita, ma suggerisce di “soprassedere dall’applicazione delle modalità di valutazioni introdotte dal portfolio”.

Le Indicazioni nazionali? Si è partiti dal transitorio, ma vincolante, della Moratti, passando al prescrittivo della Bastico, per arrivare al provvisorio con revisione in corso di Fioroni. A nessuno è venuto in mente di dire “mettiamole definitivamente da parte”?. Teniamo le indicazioni e anche i vecchi programmi. Il problema è che libri di testo sono stati fatti rispettando solo le indicazioni nazionali morattiane: bambini e bambine sanno vita, morte e miracoli delle spugne d’acqua dolce, ma non sanno che Milano è in Lombardia e la storia contemporanea, se va bene, la faranno in terza media.

E la scuola superiore? Lo sanno tutti che non funziona. Qual è stata la prima risposta del Ministro alla domanda di cambiamento? Continuiamo la sperimentazione del secondo canale morattiano. Bel segnale di discontinuità se si pensa poi al gran silenzio che circonda l’innalzamento dell’obbligo scolastico e il biennio unitario. Forse al Ministero c’è ancora chi è convinto che assolvere l’obbligo a scuola oppure in un centro di formazione professionale o con un contratto di apprendistato sia esattamente la stessa cosa?

E i precari? Che cosa sono 23.500 assunzioni a fronte di 150.000 precari presenti nella scuola? Niente o quasi. Tra l’altro le assunzioni fatte quest’estate erano già state previste dal precedente Governo. C’è da dire che anche la Moratti nel 2001 si era comportata esattamente nello stesso modo. In ogni caso è misterioso come possano convivere da una parte la volontà di risolvere il problema del precariato e dall’altra l’intenzione di ridurre ulteriormente l’organico.

Non sono invenzioni polemiche di rompiscatole di professione. Sicuramente il metodo del cacciavite non è l’abrogazione, la differenza è chiara a tutti. Se si voleva dare un segnale di forte discontinuità lo strumento scelto per il momento non si è rivelato adatto: l’impianto della Riforma resta in piedi, le sue fondamenta non sono state scalfite C’è stato poi il decreto Bersani, che qualche milione lo ha tagliato anche alla scuola, niente comunque se confrontato con il miliardo che il Governo intende tagliare con la prossima finanziaria. Non c’è di che stare tranquilli.

In mezzo a tutto ciò il 4 agosto si è verificato un evento importante: 100.000 firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per una Buona Scuola per la Repubblica (la prima nella storia del nostro paese) sono state consegnate al Parlamento: prima di tutto abrogare la legge Moratti e tutti i decreti attuativi e da lì ripartire per progettare insieme a tutta la società una scuola rispettosa dei tempi di apprendimento e dei bisogni dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze; attenta alla relazione tra generi e generazioni. Una scuola aperta, laica, pubblica e inclusiva, capace di dare motivazione allo studio, costruire cittadinanza attiva e dare sostanza al diritto all’istruzione sancito all’articolo 3 dalla nostra carta Costituzionale e dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’infanzia sottoscritta dal nostro paese.

Una scuola, insomma, sulla quale investire per il futuro del Paese.


Ma allora la scuola cambia davvero? Ce lo diranno con la prossima Finanziaria.

 

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