Un'agenda per il Ministro dell'Istruzione. di Maurizio Tiriticco da Fuoriregistro del 24/4/2006
Nel mio ultimo scritto, Un progetto per il nuovo governo, ho tentato di dimostrare come e perché non si possano avviare specifici programmi, se prima non si adotta una strategia rigorosamente progettuale. Un Progetto nasce da un'idea; sono poi i Programmi che via via lo concretizzano. In una società complessa, ed in un mondo globalizzato, è necessario collocare le persone giuste ai posti giusti, in una logica che sia di lungo periodo e che realizzi punto per punto, passo dopo passo, le linee progettuali che si assumono come inderogabili. Ed ho anche sostenuto che nelle materie di istruzione, lavoro e mercati, occorre procedere con processi strettamente contestuali. Ovviamente, a monte di tutto c'è sempre quella variabile indipendente data dalle scelte che si effettueranno in termini di budget! Se è vero che l'istruzione è la carta vincente del lungo periodo - dato che operiamo nella società della conoscenza - occorrono anche politiche economiche adeguate e che guardino lontano. La Finanziaria è alle porte e costituirà la cartina di tornasole circa le scelte governative in ordine alla materia istruzione. Occorrerà investire, e tanto e bene, altrimenti nel giro del prossimo quinquennio la partita del rilancio del nostro Paese sullo scacchiere europeo è perduta! Va anche rilevato che, sotto questo profilo, i cinque obiettivi di Lisbona del 2010 appaiono soltanto un traguardo minimo rispetto a quelli ben più ambiziosi che ci attendono e che ancora non sono stati scritti! Emergeranno dal nuovo scenario internazionale, in cui l'asse delle cose che contano si sta spostando dall'Ovest e dall'Atlantico al Mediterraneo, all'India e alla Cina. Detto questo, non dobbiamo, però, assolutamente dimenticare che, oltre al Progetto di lungo periodo, c'è anche la politica del giorno dopo giorno. C'è il Programma che l'Unione ha adottato e che occorre realizzare, anche perché settembre è alle porte e le scuole attendono concreti provvedimenti da adottare in progress ed in linea con il Programma/Progetto, provvedimenti che restituiscano loro quella dignità e quella sicurezza che cinque anni di malgoverno hanno seriamente offese e calpestate! Occorrerà procedere su due piani paralleli, uno di medio ed uno di breve periodo, ambedue saldamente orientati verso il lungo periodo della costruzione di un Sistema Educativo nazionale di Istruzione e Formazione - e non sono parole grosse - che sia adeguato ad un Paese ad alto sviluppo. Nel medio periodo occorre por mano ai provvedimenti per i quali noi dell'Unione ci siamo impegnati. E sono: a) la diffusione del sistema dei nidi e la generalizzazione della scuola dell'infanzia, con tutti le iniziative da assumere in ordine alle diverse responsabilità, dello Stato (i Livelli Essenziali delle Prestazioni, in primo luogo), delle Regioni e degli Enti Locali; b) l'obbligo di istruzione fino ai 16 anni di età, con tutte le ricadute che questo comporta in termini di curricoli, di periodizzazione dei percorsi, della comprensività in verticale (dai 6 ai 16 anni) ed in orizzontale (il biennio unitario 14-16 anni con forme di integrazione). Il che significa rileggere il ruolo delle scuole elementare e media in ordine sia ai suggerimenti della ricerca in materia di sviluppo/crescita dei bambini e dei preadolescenti sia ai condizionamenti proposti ed imposti dalla difficile società in cui stiamo vivendo. Il che comporta che sia una larga commissione di esperti ad indicare come e perché il sistema di istruzione possa rispondere alle esigenze di apprendimento e di inserimento dei giovani oggi in una società complessa ed interculturale. Chi cresce e apprende, nato qui od altrove, da un lato deve misurarsi con valori plurimi e diversi, dall'altro si trova ad interagire con una realtà in cui mano e mente sono sempre più fortemente interrelati; c) la ricostruzione di un rapporto collaborativo e fecondo tra Stato e Regioni per la costruzione di un secondo ciclo di istruzione in cui i processi di inclusione e di discriminazione positiva siano assunti come determinanti a fronte di quanto avviato dalla amministrazione precedente che ha scelto l'esclusione e la discriminazione selettiva precoce. In tale contesto andrà anche considerata la questione dell'obbligo formativo e della revisione del sistema dell'apprendistato. A monte di tutto dovrà valere una scelta che ribalti quella derivante da un male inteso concetto di personalizzazione - che pur vanta nobili origini - adottato dalla precedente amministrazione. Occorre, cioè, giungere alla definizione di standard di uscita dai diversi gradi del Sistema Nazionale di Istruzione e Formazione - da aggiornarsi costantemente nel tempo - che comportino la ricomposizione di quel sistema educativo unitario che abbiamo sempre perseguito e che è stato fortemente compromesso nell'ultimo quinquennio. La questione degli standard è strettamente collegata alla attuazione, per l'intero sistema di Educazione, Istruzione e Formazione, di quanto è indicato dal nuovo Titolo V della Costituzione, quando afferma che lo Stato ha competenza legislativa esclusiva per quanto riguarda le norme generali sull'istruzione e la determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni. Va fortemente sottolineato che la legge 53/03 è assolutamente inadempiente rispetto a tali obblighi costituzionali. Infatti, le Indicazioni nazionali, allegate in via transitoria alle legge, sono solo una brutta copia dei Programmi ministeriali di un tempo! Ed i LEP... semplicemente non esistono! Com'è noto, gli estensori delle Indicazioni nazionali, al fine di rendere visibile e fattibile il principio della personalizzazione (in versione Moratti) hanno indicato gli Obiettivi Specifici di Apprendimento come livelli di prestazione delle scuole e non come obiettivi relativi alle competenze degli alunni, come invece è indicato dall'articolo 8 del dpr 275/99 sull'autonomia. Di qui, in ordine alla rottura della uguaglianza degli obiettivi, è derivato il disastro della valutazione faidate, Ne consegue che su tutta la materia delle Indicazioni nazionali occorre una radicale riscrittura, affidata, ovviamente, ad una commissione ampia di esperti che dovrà lavorare in un tempo medio-lungo, ma certo! Di qui emergono anche alcune indicazioni per i provvedimenti di breve periodo: a) restituire dignità e fiducia alle scuole, o meglio alle Istituzioni Scolastiche Autonome, alle ISA - ed anche alle IFA, alle Istituzioni Scolastiche Formative - eventualmente con una assunzione di responsabilità da parte dell'esecutivo, che promuova una consultazione che conduca ad una Carta delle Autonomie, da cui emergano con chiarezza gli ambiti e le competenze di quei tre poteri che il Titolo V indica con molta chiarezza: a) i compiti di governance dello Stato; b) quelli di government delle Regioni e degli Enti locali; c) quelli di realizzazione dei curricoli da parte delle ISA e delle IFA; b) restituire alle ISA le schede di valutazione di cui alla CM 441 del '96, le quali - pur a prescindere dai giudizi di merito non tutti favorevoli che a suo tempo furono espressi - hanno pur sempre costituito una garanzia della unità del Sistema Nazionale di Istruzione; e che ancora possono avere piena legittimità fino a che non si abbia chiarezza sugli standard; c) restituire alle ISA la certezza degli orari obbligatori di cui ai quadri orario allegati ai Programmi del '79 e dell'85; restituire contestualmente la certezza degli organici, in previsione di una rapida restaurazione degli organici funzionali e della riattivazione del tempo pieno e del tempo prolungato; d) procedere alla riqualificazione degli esami di Stato della scuola secondaria di secondo grado, operando in due direzioni: ritornare alle commissioni miste di cui all'art. 4, c. 1 della legge 425/97; definire un modello di diploma che certifichi realmente le competenze acquisite da candidato, come prescritto dall'articolo 6 di detta legge; e) ricordare alle ISA che il Miur della Moratti, incapace di gestire la partita del tutor e del portfolio, con la Nota del 9 febbraio u. s. le ha già liberate di tali adempimenti. Si leggano attentamente gli ultimi capoversi della nota e si noterà come il Miur ha di fatto svuotato la natura del portfolio, cassandone tutte le parti caratterizzanti e vincolanti e restituendo alle scuole la possibilità di "adeguare gli strumenti valutativi alle previsioni a suo tempo deliberate in sede di programmazione delle attività didattiche". Il che comporta che anche la funzione tutoriale, tutta incentrata sulla compilazione del portfolio, viene di fatto liquidata. I provvedimenti indicati possono essere assunti in tempi brevi e ciò ridarebbe alle scuole quella credibilità nel Miur che si è venuta perdendo in seguito alle iniziative della Destra. Si ricucirebbe quel discorso tra l'amministrazione e dirigenti, insegnanti, personale Ata, che da cinque anni è stato violentemente e volutamente perturbato e interrotto. Il percorso non sarà affatto facile, ma se il nuovo governo e il nuovo ministro ripartono dalle scuole che pazientemente lavorano sarà senz'altro un percorso vincente. |