La scuola cinque anni dopo. di Asterix, da La Voce del 24/1/2006
Che cosa è successo nel mondo della scuola negli ultimi cinque anni? Sotto il profilo giuridico, sicuramente c’è stata una "pervasione" di legislazione: dalla legge delega n. 53/2003 ("riforma Moratti") ai suoi sei decreti legislativi di attuazione. Tante norme, ma scarse risorse finanziarie per realizzarne il contenuto. Vediamo perché. Le norme e i fondi Nel 2003, con l’approvazione della legge n. 53/2003 contenente la delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, è iniziato un nuovo processo di riforma del sistema scolastico, secondo linee e indirizzi non in continuità con quanto precedentemente avviato. La legge di riforma del sistema educativo prevede la definizione di un piano programmatico di interventi finanziari a sostegno della sua attuazione. Il piano è stato approvato solo in via preliminare dal Consiglio dei ministri nella seduta del 12 settembre 2003, ma non ha ricevuto l’intesa della Conferenza unificata come prescrive il decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Il piano stima l’importo complessivo dei necessari finanziamenti in 8.320 milioni di euro per il quinquennio 2004/2008. Di questi, 4.283 sono somme già iscritte in bilancio. Il resto, pari a 4.037 milioni di euro, dovrà reperirsi "compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria, in coerenza con quanto previsto dal Dpef" (legge n. 53/2003). Alla copertura degli oneri finanziari relativi all’anticipo dell’ingresso alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria dei bambini e delle bambine che compiono i tre anni di età entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento, è stato provveduto in sede di legge delega nella misura massima di 12.731mila euro per il 2003, 45.829mila euro per il 2004 e 66.198mila euro a decorrere dal 2005. Successivamente, con la legge finanziaria 2004, è stata autorizzata la spesa complessiva di 90 milioni di euro per l’attuazione del piano programmatico di interventi finanziari. Nel corso dello stesso anno, a tale ammontare il Governo, con atto di indirizzo all’Aran, ha sottratto 64 milioni di euro per dedicarli alla contrattazione sindacale per la retribuzione delle funzioni tutoriali dei docenti. Contrattazione sospesa dal novembre 2004 e, quindi, risorse non erogate. A decorrere dal 2005 è stato autorizzato con la legge finanziaria 2005 un ulteriore finanziamento pari a 110 milioni di euro finalizzato a tre obiettivi: a) anticipo delle iscrizioni e generalizzazione della scuola dell’infanzia; b) formazione iniziale e continua del personale; c) orientamento contro la dispersione scolastica e diritto-dovere di istruzione e formazione. Il totale delle somme destinate a gran parte delle finalità previste dal piano ammonta dunque per le prime due annualità (2004/2005) a 200 milioni di euro; ciò significa che nel prossimo triennio (2006/2008) occorrerà reperire ancora 3.837 milioni di euro. È lecito ipotizzare una serie di "iniezioni" di finanziamento sul settore istruzione che nel corso del prossimo triennio possano realizzare gli obiettivi del piano finanziario? O non è più verosimile e praticabile rivisitare gli obiettivi dello stesso piano per stabilire le priorità del breve periodo certi di poter contare su una adeguata disponibilità finanziaria? Procedere in un simile esercizio testimonierebbe responsabilità e consapevolezza del fatto che le politiche educative richiedono chiarezza degli obiettivi e certezza delle risorse finanziarie con cui realizzarli. Diversamente, si è condannati ad assistere all’attuale impervio cammino della riforma. Nel corso del 2004 sono stati emanati i decreti legislativi per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo dell’istruzione (decreto legislativo n. 59/2004) e quello relativo al servizio nazionale di valutazione (decreto legislativo n. 286/2004). La copertura finanziaria del primo era stata già prevista nella legge n. 53/2003, mentre per gli oneri del secondo (computati in 7,3 milioni di euro per il 2004 e 10,4 milioni di euro a decorrere dal 2005), si è provveduto con quota parte dello stanziamento di 90 milioni di euro autorizzato con la legge finanziaria per il 2004. Quanto agli oneri relativi al decreto legislativo che definisce le norme sull’alternanza scuola-lavoro, ammontano a 10 milioni di euro per il 2005 e, a partire dal 2006, a 30 milioni di euro reperiti sugli stanziamenti del Fondo di cui alla legge n. 440/1997. Per il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, invece, l’onere è pari a 12 milioni di euro per il 2004 e 16 milioni di euro a partire dal 2005, reperiti anch’essi con quota parte della spesa di cui alla legge finanziaria per il 2004. Nel 2005 sono poi stati emanati altri due decreti legislativi; il primo definisce le norme generali in materia di formazione degli insegnanti ai fini dell’accesso all’insegnamento con oneri di spesa che ammontano, per il 2005 e 2006, a 11 milioni di euro. L’altro riguarda il secondo ciclo dell’istruzione e la copertura finanziaria (pari, per il 2006, 45 milioni di euro e, a partire dal 2007, a 43 milioni di euro) è stata prevista da una quota parte della spesa autorizzata dalla legge finanziaria per il 2005. Come se non bastasse, con il decreto legge 30 settembre 2005, n. 203 convertito nella legge 2 dicembre 2005, n. 248 sono state ridotte le spese per consumi intermedi dei ministeri: per l’Istruzione ha comportato un "taglio" di 155 milioni di euro. Ciò è andato ad incidere sulla gestione finanziaria degli Uffici scolastici regionali e soprattutto sulle scuole penalizzando chi, avendo risorse finanziarie ancora da spendere, non le ha impegnate e si è visto "cadere" sul collo l’accetta del "tagliaspese". Questi dati sollevano dubbi sull’operato del Governo uscente: o il ministro dell’Istruzione ha dimostrato scarsa capacità di programmazione, oppure l’esecutivo ha annunciato la priorità della scuola, salvo poi perseguirne di diverse nell’operato quotidiano.
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