La valutazione medico legale del mobbing.

Dott. Riccardo Davide Montalbano da La Previdenza.it dell'8.4.2008

 

La valutazione del danno psichico conseguente al mobbing non si può ritenere sia oggi consolidata nella realtà peritale, e ciò sia nell’ambito dei procedimenti penali o del lavoro, sia in ambito civilistico, in relazione alla quantificazione del danno biologico che eventualmente ne sia derivato. E’ un dato oggettivo, infatti, che esistano interpretazioni e atteggiamenti assai difformi nei diversi tribunali.

Per il medico legale si tratta di una valutazione viziata alla base, a mio avviso, da una sorta di accettata e taciuta pregiudiziale, cioè l’impossibilità di valutare correttamente il fondamentale dei criteri per l’affermazione del nesso di causalità, ossia quello dell’efficienza lesiva.

Di fatto, quando viene disposta una perizia, molto spesso il medico legale non ha a disposizione il primo degli elementi di valutazione, ossia non sa se la condizione lavorativa ritenuta ingiusta e denunciata dal periziando sia davvero riconducibile al mobbing e, comunque, non ha elementi oggettivi per valutare la idoneità a nuocere della condotta ritenuta ingiusta (indipendentemente dal fatto che lo sia o meno) e, soprattutto, a cagionare l’evento danno.

Punto d’inizio del processo valutativo medico legale non potrà che essere la diagnosi psichiatrica, che non potrà che essere formulata, previo approfondito esame clinico, eventualmente supportato da test psicodiagnostici, da parte di uno psichiatra, con formazione specifica in ambito forense.

Una volta accertata l’esistenza di una malattia e individuatane l’entità clinica, compito del medico legale sarà correrarla causalmente alla condotta mobbizzante patita dal periziando e valutarla in termini di danno biologico.
 

Si dovrà tener conto di:

  • personalità precedente all’evento lesivo;

  • analisi del momento e del tipo di cambiamento avvenuto nelle condizioni psichiche del soggetto correlate alla evoluzione della condizione lavorativa;

  • individuazione delle linee di compensazione e dei meccanismi di difesa messi in atto dopo l’evento,

  • individuazione degli interventi terapeutici (farmacologici o psico-terapeutici) messi in atto;

  • valutazione della risposta alla terapia in relazione al tempo trascorso (i disturbi psichici post-traumatici vanno spesso incontro a risoluzione nel tempo);

  • descrizione dello stato attuale,

  • esame delle abilità e attitudini sociali al momento compromesse (interessi culturali, hobbies, sport, ecc.).

Si dovrà porre molta attenzione allo studio degli eventi riferiti dal periziando come causa della condizione di disagio. In questa attenta anamnesi, nella quale non si dovrà dimenticare che il paziente non può, essere del tutto attendibile, si dovranno scorgere le fasi attraverso le quali si sviluppa il mobbing.