“Verso una secondaria liquida?”

di Renza Bertuzzi,

resoconto dell’incontro organizzato dal Centro Studi della Gilda,

Mestre, 8/4/2005

 

Così Renza Bertuzzi, responsabile di redazione di Professione Docente e membro della commissione ministeriale per gli OSA dei Licei Tecnologici, ha intitolato il suo intervento, evocando anche le immagini di uno specchio in frantumi o di un frullatore per rendere l’idea della situazione attuale della scuola, che prefigura anche la prossima scomparsa della professione docente.

Dopo aver ricordato il significato del mandato educativo ricevuto dagli insegnanti, che è ancorato prima di tutto nella nostra Costituzione e si sostanzia nella libertà di adottare le metodologie didattiche che si ritiene più efficaci per trasmettere il patrimonio di conoscenze di generazione in generazione, la relatrice ha evidenziato come il modello di scuola secondaria fatto proprio dalla riforma Moratti, sia in perfetta continuità con le novità introdotte dalla precedente maggioranza.

In particolare il d. lgs. 112/98 aveva già previsto che alle regioni spettasse il compito di distribuire l’offerta formativa sul territorio, mentre il d. lgs. 285/99 aveva introdotto gli Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA) come sostituti dei tradizionali programmi di insegnamento.

Queste modifiche normative – recepite nella riforma del titolo V della Costituzione approvata nel 2001 – hanno spalancato le porte alle soluzioni proposte dal decreto sulla secondaria, attualmente in corso di approvazione da parte del governo. Infatti la terza bozza di questo decreto, resa nota il 3 marzo u.s., e definita “scaltra” dalla prof. Bertuzzi, affermando che “le istituzioni scolastiche attivano percorsi liceali e di istruzione e formazione professionale”, lascia aperta di fatto la possibilità per le regioni di centro-destra capeggiate dalla Lombardia di regionalizzare tutta l’attuale istruzione tecnica e professionale e per le regioni di centro-sinistra di mantenere un biennio unitario di studio delle discipline di base, portando quindi l’obbligo scolastico ai sedici anni (legge Bastico dell’Emilia-Romagna).

Molte alte informazioni ed osservazioni sono state date nel corso della relazione, ed uno stimolante dibattito è seguito alla stessa, tanto da costringere Roberto Baretton, che moderava l’incontro, a porvi termine per evitare che la relatrice perdesse l’ultimo treno utile per Bologna.

Ne' dell’uno, ne' dell’altro possiamo però dar qui conto, anche se speriamo in queste brevi note di aver tratteggiato un quadro a dir poco allarmante per la nostra categoria, che sembra ancora una volta in larga parte indifferente rispetto alle condizioni di lavoro che altri stanno preparando per tutti noi.

 

Mestre, 8 aprile ’05

a cura di Antonio Gasperi