Gli insegnanti italiani
sono i più vecchi d’Europa.
di Pippo Frisone, da
ScuolaOggi del
2/2/2006
Alla fine dell’a.s.2004/05 il MIUR pubblicava la
distribuzione per fasce d’età dei docenti di ruolo della scuola
statale italiana.
I dati mettono subito in chiaro che gli insegnanti italiani sono
sicuramente i più vecchi d’Europa.
L’età media tra tutti gli ordini e gradi di scuola è di 48,84 anni,
così suddivisa:
-
Scuola dell’infanzia 47,72
-
Scuola primaria 46,98
-
Scuola Media 50,97
-
Scuola Superiore 49,62
-
Personale educativo 47,42
La fascia d’età prevalente si colloca tra i 40 e
50 anni con l’81,81% nell’infanzia, il 77,02% nella primaria, il
92,09% nella media, il 90,76% nelle superiori, l’84,56% degli
educatori per un totale di 599.293 insegnanti pari all’85,49% del
totale.
Oltre i 50 anni si colloca il 47,62% con 333.790 unità di docenti.
Oltre i 60 anni il 4,45% con 31.217 unità
Gli insegnanti classificati giovani, vale a dire fino a 30 anni, sono
appena 5.574, lo 0,80% del totale. L’ingresso nel ruolo di solito
avviene dopo anni di precariato e una carriera universitaria lunga,
tra laurea e specializzazione di oltre sei sette anni.
Da questi dati si può desumere che ultimamente nel nostro Paese lo
svecchiamento della categoria docente avviene quasi esclusivamente per
fatto naturale, vale a dire per raggiungimento di limiti di età o dei
limiti pensionistici di anzianità attualmente in vigore (57 anni e 35
anni di servizio fino al 31.12.2007). Le cosiddette baby-pensioni sono
oramai un lontano ricordo.
A ben guardare questi dati noi dovremmo assistere nei prossimi dieci
anni al pensionamento di oltre 200mila docenti cui seguirebbero, tra
venti anni, altri 500mila
Non esistono altri percorsi nella carriera professionale docente
all’infuori della dirigenza scolastica o di qualche comando o distacco
annuale in sedi periferiche della stessa amministrazione. E quindi i
nostri docenti sono condannati a invecchiare sempre di più facendo lo
stesso mestiere per circa 40 anni!!
Vanno trovate soluzioni di natura contrattuale alla carriera docente
che non ripropongano più né il vecchio art.29 di berlingueriana
memoria né quanto sostiene la pseudoriforma dello stato giuridico
docente, proposto dall’attuale centro-destra.
Vanno individuate sbocchi e figure professionali nuovi che diano
risposte ai bisogni sempre più urgenti che vanno dalla muticulturalità
al sostegno psicopedagogico, dalla complessità legata all’autonomia
alla globalizzazione della conoscenza, ai rapporti con il territorio
ecc… all’interno di un rinnovato quadro istituzionale e di riforma
dell’attuale sistema scolastico.
Altrimenti, nell’immediato, in attesa delle messianiche cessazioni per
vecchiaia, dovremo fare i conti prima o poi con insegnanti sempre più
vecchi da un lato e alunni sempre più giovani dall’altro, magari
anticipatari a 2 anni e mezzo nell’infanzia o a 5 e mezzo nella
primaria.