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Il Rapporto di AutoValutazione delle scuole,
un format che viene da lontano
L’argomento è sconfinato: lo affrontiamo basandoci su alcune fonti, la dichiarazione della presidente dell’Invalsi il giorno della sua presentazione il 27/11/04, l’analisi fatta alcuni giorni dopo da Daniele Checchi e Maria de Paola, collaboratori di lavoce.info, alcune informazioni sul MET project americano e una circolare del 16 gen. scorso dell’USR Veneto.
Cominciamo dalle parole di Anna Maria Ajello: "Oggi arriva a compimento un lungo percorso di ricerca e sperimentazione condotta dall'INVALSI su un campione molto esteso di scuole. Il format per l'Autovalutazione analizzando le scuole in base a tre dimensioni, Contesto e Risorse, Esiti degli studenti, Processi Educativi e Organizzativi, aiuterà i docenti a confrontarsi su criteri condivisi sul proprio lavoro. Le scuole sono pronte per questo passaggio culturale. Sappiamo che la valutazione può funzionare solo con il protagonismo degli istituti scolastici e dei docenti". Il format per il Rapporto di Autovalutazione (RAV) è stato elaborato dall'INVALSI con il supporto e la supervisione del Gruppo Start Up (MIUR, INVALSI ed esperti esterni) costituito presso il MIUR ed è il frutto di un lungo percorso di
ricerca e sperimentazione che parte dal 2008 e passa attraverso alcuni progetti (Valutazione e Miglioramento, VSQ e VALES).
Non soffermiamoci sul profluvio di sigle né sul merito dei progetti citati, che abbiamo già analizzato nel febbraio 2012 per alcuni aspetti. Affrontiamo invece la questione della “prontezza delle scuole” perentoriamente affermata dall’Ajello. I citati collaboratori di lavoce.info, docenti e ricercatori universitari di economia, sottolineano le difficoltà a cui andranno incontro le scuole nel reperire i dati per compilare il rapporto che prevede ben 49 indicatori. In particolare, per quanto riguarda la dimensione “Esiti degli studenti”, i database di “La scuola in chiaro”, forniti dalle scuole stesse, non sono né aggiornati né completi: a titolo d’esempio si conoscono i dati sugli abbandoni scolastici solo per il 17% delle scuole e sui ripetenti per il 38%. Altro esempio, relativo alla dimensione
“Processi”: la maggioranza dei dati sono forniti dal “questionario scuole” e dal “questionario insegnanti” sperimentati per la prima volta quest’anno in un campione di circa 1500 scuole. Ora, se questa è la reale condizione di partenza delle scuole che fra un paio di mesi dovranno restituire i rapporti di autovalutazione, l’affermazione della presidente dell’Invalsi appare priva di fondamento.
Sarebbe stato più corretto sottolineare che questo primo appuntamento con l’autovalutazione sarà importante non tanto per i risultati piuttosto scadenti che verosimilmente si raggiungeranno, ma appunto perché si tratta dell’avvio di un processo fondamentale per la buona gestione della scuola italiana. Infatti per gestire bene la scuola è sicuramente necessario anche se forse non sufficiente evitare di eliminare ciò che di buono c’è già in essa. Quindi il primo passo sarebbe quello di osservare chi vive nella scuola, confrontando poi quanto appreso con il modello che si ha in mente di buona scuola. E qui entra in gioco il format perché il ben noto MET project – finanziato dalla fondazione di Bill e Melinda Gates - a partire dal 2009 ha studiato per 4 anni scolastici le pratiche di insegnamento negli Stati
Uniti utilizzando il metodo della triangolazione valutativa su studenti-contenuti-insegnanti, basandosi su osservazione della classe, sondaggio degli studenti e valutazione degli apprendimenti, allo scopo di trovare nuovi sistemi di sviluppo e valutazione degli insegnanti.
Tutto questo lavorio ha prodotto in breve il seguente non trascurabile risultato: è possibile individuare chi insegna in modo efficace e come lo fa.
La filosofia del format adottato dal sistema valutativo del nostro paese, in mancanza di un Paperone nostrano che si voti filantropicamente alla causa della buona scuola, appare più spiccia – come abbiamo visto sopra – mentre appare piuttosto complessa la procedura di realizzazione, che deduciamo dalla circolare citata: gennaio-febbraio per l’inserimento dei dati da parte delle scuole, marzo per la restituzione dati con “benchmark” da parte dell’Invalsi, con successiva elaborazione e pubblicazione dei RAV delle scuole entro luglio di quest’anno. Contemporaneamente l’USR si impegna ad organizzare un paio di iniziative per sostenere le scuole nelle pratiche autovalutative.
Ora, sorge spontanea una domanda: perché a fronte di un format molto esteso (49 indicatori) ma tutto sommato non particolarmente complesso (se si hanno i dati richiesti), si prevede una procedura di elaborazione così complessa? Siccome come sappiamo il diavolo si nasconde sempre nei dettagli, andiamo a vedere cosa faranno le scuole una volta ricevuti i dati con il “benchmark” Invalsi: come dice la Circolare n° 47/14 ogni singola scuola potrà confrontare la propria situazione con quella di istituzioni scolastiche simili per un più efficace processo di autovalutazione in ciascuna delle aree in cui è articolato il RAV arricchito da una sezione appositamente dedicata all'individuazione di priorità strategiche e dei relativi obiettivi di miglioramento. E come lo farà? Formando un'unità di autovalutazione,
costituita preferibilmente dal dirigente scolastico, dal docente referente della valutazione e da uno o più docenti con adeguata professionalità individuati dal Collegio dei docenti.
In pratica questo nucleo di autovalutazione – rinvio per i dettagli al febbraio 2012 – deciderà che immagine dare della scuola così com’è ora e di conseguenza stabilirà cosa dovrà fare tutto il personale scolastico nel prossimo futuro. Qualcuno evidenzia le problematiche sindacali a riguardo, vedi con quali soldi pagare questo lavoro, chi scrive ci vede soprattutto un formidabile pasticcio all’italiana dove, con la scusa di diffondere la pratica dell’autovalutazione, si autorizzano il DS ed alcuni suoi fidi collaboratori a “elaborare” dati per individuare le”aree critiche” dell’istituto e “suggerire” di conseguenza le “soluzioni”.. e chissà che così non sparisca quel po’ di “buona scuola” che – nonostante tutto - resiste ancora.
7 febbr. 2015
Astolfo sulla Luna
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