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Un grazie papale alla
fine di un anno scolastico
vale anche per quello successivo?
Grazie a tutti gli insegnanti:
educare è una missione importante
che attira i giovani a ciò che è buono, bello e vero.
Con questo tweet papa Francesco ha
ringraziato gli insegnanti alla fine del passato anno scolastico,
tormentato come e più dei precedenti. Essere ringraziati da un papa, per
quanto con un messaggio di 118 caratteri, può essere considerato un
fatto insignificante per i non cattolici; siccome però non si tratta di
un papa qualsiasi, probabilmente anche un insegnante non cattolico e
fors’anche ateo può aver gradito. Se è infatti la semplicità la cifra
del nuovo pontefice romano, allora più un messaggio è semplice, maggiore
è il numero dei destinatari che raggiungerà. La semplicità sta anche nel
significato del messaggio, che non fa altro che ribadire l’importanza
dell’educazione in relazione ai suoi “classici” obiettivi. In effetti
per un insegnante d’oggi può essere proprio quel riferimento al buono,
al bello e al vero a sapere di vecchio, considerato che ognuno può dare
a tali concetti un contenuto diverso, puramente soggettivo. Mi permetto
allora di suggerire una modesta interpretazione del significato del
messaggio papale: per sapere cosa è buono, bello e vero ai nostri occhi,
dobbiamo prendere alcune decisioni e poi possibilmente comportarci
coerentemente con esse. In altre parole, dopo aver esercitato la nostra
libertà di decisione, dobbiamo comportarci responsabilmente dando al
nostro agire un senso compiuto. Credo stia in questo – nel bene e nel
male – il significato profondo della missione educativa: dare un esempio
di coerenza rispetto ai propri valori, guidando così i giovani a noi
affidati a scoprire i loro, probabilmente diversi dai nostri, ma non per
questo meno importanti se vissuti con coerenza e lealtà.
Se quanto appena detto non è
soltanto l’elucubrazione di fine estate di un insegnante stordito dal
solleone, quale può essere il significato di questo ringraziamento per
l’anno scolastico alle porte? Dato per scontato il richiamo per gli
insegnanti alla virtù della perseveranza nel ricominciare la fatica di
educare, il messaggio è indirettamente rivolto agli altri attori
sociali; la lista sarebbe lunga, ma possiamo ricordarne almeno due: le
famiglie che non possono scaricare sulla scuola i loro compiti
educativi, i politici che – in omaggio alla coerenza di cui sopra –
dovrebbero per una volta smettere l’abitudine a promettere per non
mantenere, oppure ad annunciare riforme per poi rinviarle. Dunque, se
ringraziare può far piacere agli insegnanti e non costa nulla, un grazie
papale può corrispondere ad un impegno non solo per gli insegnanti, un
impegno che deve divenire necessariamente oneroso. Che bello sarebbe se
alla fine del prossimo anno scolastico gli insegnanti potessero
ringraziare i genitori per aver collaborato nell’educazione degli
studenti e magari anche i politici per aver contribuito a migliorare la
condizione della scuola italiana. Ma forse sto solo sognando.
7 settembre ’14 Astolfo sulla
Luna
Astolfo sulla Luna
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