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Lo Stato di diritto e
il gioco d’azzardo,
ovvero il pericolo è il loro mestiere.
Astolfo sulla Luna, 8.9.2013
Riprendiamo la nostra chiacchierata sull’applicazione dei principi dello
Stato di diritto in Italia. L’altro giorno il Governo è stato battuto in
aula al Senato nella votazione di una mozione della Lega Nord che vieta
per un anno l'apertura di nuovi centri per i giochi d'azzardo
elettronico online e nei luoghi aperti al pubblico. Il sottosegretario
in quota Pdl Alberto Giorgetti ha restituito per alcune ore la delega
sui giochi, per protestare contro la perdita di gettito che il voto del
Senato comporterebbe, quantificata in circa 6 miliardi di euro.
Da parte sua il Ministero
dell’Economia e delle Finanze ha confermato che «il dispositivo»
deliberato da Palazzo Madama «é inapplicabile perché il Governo
compirebbe un atto illegittimo». In particolare si aprirebbe «un
contenzioso con i circa 200 operatori italiani ed esteri che hanno
ottenuto la concessione», senza contare la riapertura del contenzioso
comunitario «dopo due procedure di infrazione chiuse nel 2010 a seguito
della regolamentazione del mercato» con il conseguente «spostamento in
massa di giocatori verso il mercato illegale». Ricapitolando, una mossa
che, mentre ha spinto il segretario leghista Maroni a cinguettare
«Governo battuto sul gioco d'azzardo. Passa la mozione della Lega. Bravi
i senatori leghisti. E adesso Governo a casa!!!», procurerebbe se
applicata un danno erariale non quantificabile per la disdetta
unilaterale da parte del governo delle concessioni coi privati oltre
alle prevedibili sanzioni comunitarie a seguito della nuova procedura
d’infrazione. Quando si dice muoia Sansone con tutti i filistei!
Ma non è finita qui, ci sarebbe
un’ulteriore conseguenza dagli sviluppi ancora più pericolosi. Il
lettore si ricorderà sicuramente dell’abolizione dell’IMU. Ora, come
afferma – giustamente, al netto degli errori grammaticali - il Giorgetti:
«In una congiuntura tale in cui stiamo facendo i salti mortali per
recuperare risorse per l'Imu, si va ad approvare una mozione di idea
completamente opposta.” Infatti, fra le misure che il governo – il
quale, zitto zitto, ha pure tagliuzzato qui e lì le spese - aveva
adottato per rispettare i vincoli di finanza pubblica, c’era appunto una
maggiore entrata derivante dal giochi d’azzardo. Dunque, a prescindere
da ogni considerazione sulla moralità di uno Stato con entrate basate
sui vizi della gente, il fatto che a seguito del congelamento delle
concessioni potrebbe esserci un minor gettito per 6 miliardi di Euro
pone immediatamente nuovi problemi per la tenuta dei conti pubblici.
Conclusione: per far risparmiare gli italiani, soprattutto quelli
ricchi, nelle tasse sulla casa, il governo deve giocare d’azzardo con la
finanza pubblica.
Ma c’è di più: siccome uno dei
principi dello Stato di diritto più strombazzati dai liberali nostrani è
quello che vieta l’introduzione di nuove tasse senza l’autorizzazione
del Parlamento (significato della formula no taxation without
representation), non ci resta che augurarci di venire a sapere quali
saranno le nuove fonti di entrata tributaria in caso di mancato gettito
sul gioco d’azzardo.
Passando dalle questioni che
riguardano tutti i cittadini a quelle di uno di essi, nel frattempo gli
avvocati del senatore Berlusconi hanno depositato alla Giunta per le
elezioni del Senato il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo
contro l’applicazione della legge Severino al loro assistito, in quanto
essa è “contraria al divieto di retroattività delle sanzioni penali”.
Quindi per il momento essi hanno preferito valersi di una giurisdizione
sovranazionale, piuttosto che ricorrere alla Corte Costituzionale. Per
inciso, voglio segnalare un refuso in cui sono incorso nella mia
precedente chiacchierata sui perché di una scelta di politica
scolastica, dove – a proposito del deposito della motivazione della
sentenza di condanna del capo del Pdl – deve intendersi ovviamente la
Corte di Cassazione, e non, come riportato erroneamente, la Corte
Costituzionale. Per tornare all’ultima mossa del collegio di difesa
dell’uomo più ricco d’Italia, sarà quindi la Corte di Strasburgo, in
base alla Convenzione a suo tempo firmata dal nostro paese, ad
esprimersi sul suo caso, in modo da sottrarlo finalmente dalla
persecuzione giudiziaria a cui è soggetto in patria. A noi, altri
italiani, verrà forse così per il momento risparmiato il ben più grosso
azzardo di elezioni anticipate.
Belluno, 8 set. 13
Astolfo sulla Luna
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