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Una domenica di sciopero
Astolfo sulla Luna, 28.8.2011
In questo strambo paese succedono cose piuttosto inspiegabili: il più
grande sindacato dei lavoratori viene tacciato di disfattismo da
politici, giornali ed establishment culturale perché osa proclamare uno
sciopero contro una manovra economica certamente necessaria data la
gravità della situazione finanziaria, ma che sicuramente peserà in gran
parte sulle classi sociali più disagiate; il sindacato unico dei
calciatori si astiene dal “lavoro” facendo saltare la prima giornata di
campionato, e pochi osano alzare la voce contro questi ultramilionari
che si rifiutano di pagare il contributo di solidarietà.
La cosa ancora più strana è che,
mentre le imprese, con a capo la Fiat, si industriano per rendere, con
la scusa della competizione internazionale, i contratti di lavoro ancora
più flessibili – leggi unilateralmente risolvibili - tutti sanno che il
nostro calcio professionistico come “settore economico” è ben oltre
l’orlo del baratro, se è vero che i suoi debiti crescono al ritmo del
10% annuo e che nella sola stagione 2009-10 ha perso nel suo insieme 345
milioni di euro.
Così, mentre stasera i numerosi
avventori dei nostri bar devono accontentarsi dei commenti al Gran
premio di formula Uno o a quello di motociclismo, noi, che siamo
preoccupati per la finanza pubblica, ci ingegniamo a calcolare quale
sarebbe approssimativamente la minor perdita del settore se, invece di
rinviare la prima giornata di campionato a data da destinarsi, si
decidesse semplicemente di annullarla, riducendo il campionato di una
partita. Ebbene, la minor perdita sarebbe di circa 10 milioni di euro,
una cifra non piccola anche in rapporto ai 24 miliardi di euro della
manovra per il 2012. L’esercizio contabile non è del tutto peregrino se
si pensa che le enormi perdite delle società calcistiche dovranno prima
o poi essere ripianate da qualcuno, leggi sior Pantalòn. Nonostante i
calciatori professionisti siano una parte numericamente risibile del
totale dei lavoratori dipendenti, l’azzeramento di una perdita di 3-400
milioni di euro potrebbe contribuire alla manovra del prossimo anno per
quasi il 2%.
La proposta suona provocatoria in
un paese in cui il calcio è seguito appassionatamente da pubblici
dipendenti che lavorano poco, lavoratori autonomi che evadono le tasse,
imprese che o sono sussidiate dallo Stato o non fatturano, politici che
costano più di ogni altra democrazia e alti funzionari dello stato che
vengono collocati “fuori ruolo” con conseguente doppio stipendio. Magari
non suona invece tanto provocatoria per i pensionati che si vedranno
ridotto il mensile, i lavoratori precari che non verranno riassunti, le
famiglie che dovranno pagare molte più tasse, i cittadini che avranno
meno servizi e più scadenti, i giovani che non avranno mai un lavoro
degno di tal nome: a proposito chi sarebbero i bamboccioni?
In ogni caso una domenica di
sciopero è ormai alle spalle e non mi sembra che sia successa una
rivoluzione. Vediamo se – dato che gli esperti di cose calcistiche
avvertono, bontà loro, che la vertenza è di difficile soluzione – la
rivoluzione verrà in caso di prosecuzione dello sciopero dei calciatori.
Io credo che sarà già molto se servirà a qualcuno per rendersi conto di
come funzionano realmente le cose..
E buon lunedì a tutti!
28 agosto 2011
Astolfo sulla Luna
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