|
La riforma della scuola:
obiettivi principali e materie obbligatorie
Astolfo sulla Luna, 17.2.2010
Il significato della riforma epocale della scuola superiore, è racchiuso
nelle battute del Presidente del Consiglio durante la conferenza stampa
di Giovedì 4 febbraio scorso, e nella replica ai detrattori da parte
della Ministra: all’inizio il primo – citiamo dal Corriere della Sera
del giorno dopo - pronuncia la frase “Vorrei sottolineare che il
ministro Gelmini, invece di andare a fare il viaggio di nozze, è rimasta
in Italia a lavorare … Volevo farle i miei migliori complimenti.” Alla
fine la seconda, per rispondere all’osservazione del segretario del PD,
secondo il quale si tratta piuttosto di “un taglio epocale della scuola
pubblica”, afferma che “Anche per l’istruzione la sinistra si oppone a
ogni cambiamento e difende solo sprechi e privilegi contro l’interesse
dei ragazzi, la scuola ora cambia, non sarà più considerata un
ammortizzatore sociale.” L’autorevole quotidiano ci informa inoltre di
una frase del primo che interrompe la seconda: “Al liceo musicale sarà
obbligatorio studiare tutta la produzione musicale del primo ministro
con Apicella”.
Diremo dopo qualcosa sulle parole
usate per l’occasione dal Capo del Governo, ma prima vogliamo analizzare
la frase della Gelmini, perché a nostro parere si tratta di un clamoroso
autogol. Ci siamo già occupati il 30 dicembre scorso – commentando la
conferenza stampa del Ministro dell’economia sul “felice esito” dello
scudo fiscale - della scuola come mercato di sbocco per la
disoccupazione intellettuale soprattutto di origine meridionale, ed è
quindi facile mostrare che la (mancata) autodifesa della Gelmini mette a
nudo uno dei due obiettivi fondamentali della riforma epocale, ossia
quello di eliminare proprio quel flusso di laureati verso le ricche
province del Nord, laureati che nelle regioni di provenienza non hanno
alcuna possibilità di impiego dignitoso. Non mi dilungo nel sottolineare
i disagi che questi “lavoratori fuori sede” hanno affrontato per lunghi
anni allo scopo, tutto sommato, di colmare il divario fra la domanda di
lavoro intellettuale ed un’insufficiente offerta di laureati, i quali
evidentemente al Nord preferivano fare dell’altro. Credo piuttosto che
la continua emorragia di forze intellettuali dal nostro Mezzogiorno sia
un altro segnale preoccupante dello stato di abbandono in cui versa
larga parte del nostro paese, ed in ogni caso la cessazione di “lavori
socialmente utili” provocata dalla riforma riguarda anche docenti
precari del Norditalia.
Comunque per la solerte
rappresentante del governo è senz’altro fondamentale risparmiare risorse
del suo ministero alla voce “ammortizzatori sociali” per metterli non
sappiamo bene dove, di certo non alla voce scuola secondaria. Infatti,
per quanto riguarda l’altro obiettivo della riforma, il fatto che “la
scuola ora cambia”, a regolamenti non ancora pubblicati sulla Gazzetta
Ufficiale, con quadri orari divulgati ufficiosamente che riducono del
12,5 % il monte ore (4 ore su 32), con fantomatici accorpamenti di
materie, vaghi riferimenti ad attività di formazione dei docenti, cenni
inappropriati alle competenze e indicazioni velleitarie alla didattica
laboratoriale, falsità sul potenziamento di inglese, matematica e
materie tecniche e professionalizzanti, appare improbabile che i
risparmi sul personale verranno utilizzati “nell’interesse dei ragazzi”.
Dunque, nel definire “sprechi e
privilegi” l’attuale gestione del personale della scuola, la Ministra
non si accorge di confermare la versione dei suoi detrattori, in quanto
la sua riforma epocale riuscirà ad eliminare radicalmente il precariato
e a mettere in soprannumero un certo numero di lavoratori a tempo
indeterminato solo perché prevede un taglio di oltre il 10 % delle unità
orarie di insegnamento, senza offrire per ora nulla di serio in cambio.
E veniamo alle battute del nostro
Presidente del Consiglio: da vero galantuomo rende noto ai distratti
cittadini italiani che la Signora si è, sembra nottetempo, sposata,
appunto per sottrarre il suo matrimonio allo sguardo indiscreto degli
estranei. Nel farle i suoi migliori complimenti (perché, lui può
elargirne anche di peggiori?), il “premier” scivola in un piccolo
incidente di percorso, dal momento che dalle sue parole appare chiaro
che i viaggi di nozze si possono fare solo all’estero, diremmo con buona
pace dell’altra signora lombarda nella sua compagine governativa. Si
consoli quindi l’onorevole Brambilla, nonostante la sua recente
promozione da sottosegretaria a ministra del turismo, ed eviti di
promuovere lune di miele in località del Belpaese, perché finirebbe per
contraddire il suo stesso Capo, nel governo e nel partito.
E per finire, caliamoci nei panni
di colui che, autodefinendosi “primo ministro”, anticipa quella modifica
della forma di governo che la sua maggioranza aveva già tentato
inutilmente di introdurre nel 2006: che soddisfazione poter citare le
proprie avventure canore di giovane imprenditore pressoché sconosciuto
benché già rampante, ben sapendo che oltre 40 milioni di elettori,
compresa la metà che gli ha votato contro, sa benissimo a cosa il
Presidente volesse alludere. Con una battuta si riesce a mettere sullo
sfondo la vantata riforma epocale, dando la giusta luce alla grandezza
del classico self-made man, in fondo uno di noi.
17 febbraio ’10
Astolfo sulla Luna
torna
su |