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Diario di una assunzione
in ruolo.
Astolfo sulla Luna, 30.8.2010
Mi è capitato di assistere in questi giorni al travaglio da assunzione
in ruolo di uno dei tanti precari della nostra sempre più malandata
scuola. Come migliaia di altri aspiranti al posto, il nostro ha ripetuto
anche quest’anno il rito estivo consistente nel consultare
freneticamente i siti di MIUR USR USP vari, nonché dei numerosi
sindacati, innumerevoli associazioni professionali e non numerabili
agenzie di stampa specializzata in notizie scolastiche. Ha ovviamente
rinviato le ferie fino all’ultimo, dopo aver consultato personalmente
decine di segreterie sindacali, facendosi venire un colpo apoplettico
quando il Ministro dell’Istruzione, con perfetto tempismo
ferial-politico, ha annunciato un bel gruzzolo di assunzioni (era il 4
agosto, vedi nota dell’Ufficio Stampa Gilda il giorno stesso). Essendo
ovviamente appena partito per qualche giorno di ferie, ha vissuto le
stesse con una angoscia fantozziana tenendosi con qualsiasi mezzo in
contatto con parenti ed amici fidati (opportunamente istruiti prima
della partenza). Prima ancora del rientro in patria ha avuto notizia di
un atto alquanto arbitrario dell’USP di sua pertinenza, atto che però
questa volta ha coinvolto direttamente proprio lui, primo in graduatoria
per le potenziali assunzioni. Fiducioso nel ristabilirsi della
situazione di diritto si rivolge al sindacato di appartenenza, il quale
però si limita a confermargli la versione USP. Allora si improvvisa
sindacalista e riesce a ristabilire assieme ad un collega, anch’esso
leso dall’atto arbitrario, il proprio diritto costringendo l’ufficio
competente a correggere la precedente nota di comunicazione delle nomine
a tempo indeterminato che favoriva indebitamente altre persone.
Si presenta infine il fatidico
giorno, ed ecco comparire per incanto nella sala dove i pochi fortunati
potranno firmare la proposta di assunzione, diversi sorridenti
sindacalisti delle varie sigle, chi affermando “se la situazione si è
sistemata è perché siamo intervenuti noi”, chi dicendo “vi assistiamo
per le pratiche burocratiche”, chi addirittura facendo spudoratamente
pubblicità per una associazione professionale sindacale (sic!) che ha
condotto e continua a condurre una battaglia a colpi di carte bollate
contro l’assunzione in ruolo di tutti gli aspiranti al posto che si
trovano nella situazione del collega di cui abbiamo appena raccontato la
storia, cioè la situazione di chi, avendone il titolo, ha pure maturato
il diritto all’assunzione nel corso di molti anni di servizio precario.
In altre parole ci sembra vengano prese quanto meno sotto gamba le
aspettative che possono cambiare la vita delle persone.
Morale della favola? Diverse
morali. Cominciamo dall’ultima: la consapevolezza dei propri diritti da
parte di chi viene chiamato a lavorare nella scuola è molto scarsa, se
possono agire impunemente sedicenti associazioni (copertura di studi
professionali? Di agenzie non meglio specificate? Di “cricche”?) che
sembrano raccogliere adesioni addirittura fra persone che sono
oggettivamente loro controparte in giudizio. Altra morale: l’azione
sindacale in questo nostro Belpaese si è di molto appannata, se la quasi
generalità delle sigle (e ce ne sono dozzine) non riesce a tutelare i
diritti dei lavoratori prima e/o durante il procedimento di assunzione,
ma si limita a promettere una generica assistenza patronale ex-post a
chi ha già ottenuto un posto fisso e si troverà quindi in una situazione
di oggettivo vantaggio nei confronti di chi invece è rimasto precario.
Terza morale: che tristezza notare i mezzucci ai quali ricorre la
“ggente” (il popolo sovrano?) per garantirsi un posticino a scapito di
qualcun altro, che ha il solo torto di trovarsi in leggero vantaggio
relativo, perché così ha stabilito la legge, non l’arbitrio del solito
potente, ma una regola alla quale dovremmo tutti civilmente adeguarci.
Quarta ed ultima morale, che
riguarda il che fare per la Gilda degli Insegnanti e i suoi iscritti:
battersi strenuamente in ogni occasione per una scuola pubblica statale
che educhi al rispetto della legalità, dopo aver operato singolarmente
affinché i figli dei nostri distratti concittadini prendano coscienza
dei loro veri diritti e dei loro imprescindibili doveri, sperando in
questo modo di raggiungere anche gli adulti con un messaggio di civile
convivenza. Questa ci pare l’unica alternativa nel tempo presente per un
sindacato che ancora voglia rispettare la sua originale missione, che è
quella di tutelare la parte debole in un rapporto contrattuale di lavoro
la cui controparte è spesso impegnata in quella che si potrebbe definire
eterogenesi dei fini. E ciò implica che un sindacato che fa il suo
dovere di tutelare fin dal nascere del rapporto di impiego i diritti dei
candidati al posto di lavoro, nel vigilare il rispetto della legalità da
parte del datore di lavoro, si accredita anche come autorevole
controparte politica rispetto agli altri fini più o meno nascosti della
pubblica amministrazione, per esempio sul terreno dell’etica. Ma si
possono dare lezioni di morale solo se prima si è svolto efficacemente
il proprio compito..
30 ago. 10
Astolfo sulla Luna
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