dalla Luna

 

Vacanze settembrine

Astolfo sulla Luna,  10.6.2010

 

In una delle sue ultime dichiarazioni indirizzate all’opinione pubblica, molto efficaci nel fornire l’impressione di occuparsi dei problemi della scuola e della società italiana, il Ministro dell’Istruzione ha affermato che “uno slittamento dell’inizio delle lezioni potrebbe aiutare le famiglie ad organizzare meglio il periodo delle vacanze e dare un aiuto al turismo” (Corriere della Sera del 25 maggio u.s.). Nonostante l’affermazione si concludesse con un esplicito rinvio al Parlamento per l’imminente decisione in merito, dopo il consueto fuoco di fila di dichiarazioni di politici di entrambe le sponde, sociologi, scrittori e maîtres à penser vari, non se ne è saputo più nulla, anche perché vediamo il nostro organo legislativo impegnato in ben altre tematiche. In realtà l’onorevole Gelmini non ha fatto altro che ripescare dal cassetto un disegno di legge depositatovi esattamente due anni fa da un senatore del suo partito, tal Costa Giorgio Rosario. Il ddl recitava così: “Per le scuole di ogni ordine e grado l’anno scolastico ha inizio dopo il 30 settembre”, punto. Riguardo all’esibizione di tale acuta intelligenza unita a rara sintesi, il ragionamento più stringente fra i suddetti maîtres à penser è stato il seguente: perdere circa 15 giorni di calendario moltiplicato per 4 ore di scuola al giorno, fanno 60 ore da recuperare in qualche altro periodo dell’anno. A giugno non si può perché ci sono gli esami di maturità, quindi? A suo tempo il buon Rutelli ci aveva pensato, infatti proponeva in alternativa di allungare le vacanze in primavera e/o in inverno, sottintendendo forse che si dovesse iniziare non 15 giorni dopo ma 15 prima.. O forse, nessuno gli aveva detto che i nostri ragazzi devono fare almeno 200 giorni di lezione all’anno (54,8 % come il premio di maggioranza!!), cosa che è stata subito ricordata alla Gelmini dalla Lega che mira al federalismo scolastico ed evidentemente mal digerisce queste direttive centralistiche.

Ma torniamo al merito della proposta: un lettera pubblicata sempre sullo stesso quotidiano qualche giorno dopo, suggeriva un semplice metodo per “aiutare le famiglie ad organizzare meglio il periodo delle vacanze” ossia concedere il raddoppio delle ferie per i lavoratori dipendenti! La lettera non specificava se lo stipendio dovesse rimanere invariato, ma noi siamo portati a credere che il lettore sperasse di sì, anche perché – siccome la ministra vuole nello stesso tempo “dare un aiuto al turismo” – le famiglie non possono fare come quelle di 40 anni fa, tipo andare due mesi ospiti dai cugini di campagna, oppure, visto che i “casoni” sono stati sostituiti dalle seconde case o dalle aziende agroindustriali, restare a bighellonare in città, con tutti i pericoli a cui sono soggetti oggi i ragazzi. Fin qui il ragionamento si è mantenuto esclusivamente entro i parametri della “religione del PIL”, tant’è vero che perfino l’onorevole Brambilla, titolare del rinato dicastero del turismo, osservava che “bisogna tener conto delle esigenze di milioni di famiglie con genitori che lavorano”. Altri personaggi pubblici, politici dell’opposizione o esponenti delle associazioni dei genitori, hanno cercato di spostare il discorso sul terreno dell’impatto negativo sullo studio di un eventuale settembre vacanziero. In realtà, da tempo è risaputo che non esiste una correlazione diretta fra tempo di permanenza a scuola ed efficacia dell’apprendimento, perciò limitarsi ad osservare con Casini che “i nostri figli devono studiare di più, non di meno” appare francamente riduttivo.

È possibile invece mettere a nudo il vero significato della proposta rimanendo sul terreno dell’economia, dato che l’ipotizzata “manovra” sul calendario scolastico non significa altro che spostare risorse da un settore ad un altro del sistema economico, togliendo ulteriori fondi al sistema scolastico (in primis il risparmio netto sugli incarichi ai docenti precari riducendoli di un mese) per liberare risorse da impiegare eventualmente nel turismo o in settori affini. Tuttavia non è difficile comprendere che lo scopo di tale manovra sarebbe quello di stimolare immediatamente il sistema produttivo, in modo da far crescere il PIL annuo di qualche decimo di punto, spingendo eventualmente quelle famiglie che hanno ancora margini di risparmio ad impiegare quelle risorse nel turismo domestico. Il rafforzamento dei flussi turistici in Italia è invece piuttosto improbabile se il nostro sistema turistico continua a mantenere prezzi non concorrenziali con le località estere, come dimostrano gli ultimi dati sulle mete turistiche preferite dagli italiani. Quanto invece all’impatto degli ulteriori tagli nel settore scolastico, esso sarà evidente nel lungo periodo (si veda ad es. lo studio di Iappelli su   http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001744.html ), essendo “largamente riconosciuto che il capitale umano, in particolare se conseguito attraverso l’istruzione, è un elemento cruciale del progresso economico, in quanto un incremento nel numero delle persone ben istruite comporta un più alto livello della produttività del lavoro e una maggiore capacità di assorbire tecnologia avanzata dai paesi più sviluppati” del nostro (così Barro e Wha Lee ). Peccato che per ottenere questi risultati non basti un semestre, orizzonte temporale entro il quale sono abituati a ragionare i politici italiani, ma la prospettiva di quel famoso sguardo lungimirante che solo può far incamminare un paese verso un futuro migliore del presente. Purtroppo non ci sembra di avere la fortuna di essere guidati da una classe dirigente così avveduta.

 

Belluno, li 6 giu. 10   

Astolfo sulla Luna
 


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