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A proposito di etica,
riservatezza e scuola
Astolfo sulla Luna, 23.11.2009
Mi permetto, da semplice operatore della scuola, di dire la mia nel
dibattito che sulle pagine del Corriere della Sera (l’ultima puntata
venerdì 13 us) si è sviluppato fra l’ex magistrato Gherardo Colombo e lo
storico e giornalista Ernesto Galli della Loggia, il quale ultimo è
intervenuto spesso su tematiche inerenti il nostro sistema scolastico.
Galli della Loggia si era
precedentemente espresso contro l’insegnamento di Cittadinanza e
Costituzione, ritenendolo una delle tante “educazioni” che vengono
impartite a scuola, a scapito della “istruzione”, “missione” primigenia
dell’istituzione scolastica ora trasformatasi nelle sue parole in
“agenzia educativa dedita alla preventiva somministrazione diretta di
tavole di valori”. Colombo si dichiara a favore della nuova materia
perché in sostanza rivendica il ruolo della Costituzione Repubblicana
come testo storicamente fondato nel quale può e deve riconoscersi la
nostra società; attraverso il testo costituzionale – nell’impossibilità
o nell’incapacità di trasmetterne i valori attraverso le materie
tradizionali – potrebbe quindi essere avviata a scuola una riflessione
critica sul senso del vivere comune oggi. Il professore ribatte
affermando che invece la nuova materia si propone di imporre la
Costituzione come “ il valore primo, la matrice suprema dei nostri
valori non solo sociali (che pure sarebbe non piccola cosa) ma anche
personali” gettando così le premesse per uno Stato etico.
Riassunte in breve le posizioni dei
due intellettuali, prima di dire la mia non posso non notare il distacco
dalle reali problematiche attuali della scuola italiana che i loro
interventi evidenziano: non si tratta di essere pro o contro
l’introduzione di una “nuova materia”, che – se le leggi in questo paese
hanno ancora un senso – è prevista appunto dall’art. 1 del DL n.137/08,
pomposamente definito “riforma Gelmini”, quanto di capire alcune cose
molto più semplici e pratiche. In primo luogo a tutt’oggi nessuno al
Ministero sa esattamente cosa significhi – per usare le parole del
citato articolo di legge - “una sperimentazione nazionale” ed “azioni di
sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate
all’acquisizione … delle conoscenze e delle competenze relative a
‹‹Cittadinanza e Costituzione ››” . In secondo luogo non è nemmeno
chiaro, in attesa dell’attuazione dei regolamenti di riforma della
scuola superiore, chi e quando dovrebbe insegnare la materia suddetta.
Nel frattempo si sono attuate alcune iniziative – fra cui merita
ricordare quella del Centro Diritti Umani dell’Università di Padova in
collaborazione con la Regione del Veneto – per l’indispensabile
formazione dei docenti, anche se purtroppo si ha notizia di sedicenti
“esperti” che si presentano alle scuole per proporre corsi di
“formazione” ai docenti che dovrebbero “insegnare” Cittadinanza e
Costituzione, ammesso che si possa ancora usare questo verbo per una
“materia” i cui ardui nuclei concettuali sono stati definiti
recentemente (si veda il documento di indirizzo del 4 marzo ‘09). In
terzo luogo si ha notizia di sperimentazioni partite quest’anno grazie
all’autonomia scolastica, il che significa per inciso con fondi autonomi
dato che il Ministero non ha finora speso una lira, alla faccia
dell’urgenza del Decreto Legge che avrebbe dovuto imporle già lo scorso
anno scolastico. Per finire, “voci ben informate” fanno sapere che la
materia non avrà valutazione separata, ma concorrerà al voto di condotta
ed eventualmente al credito scolastico: meglio così, verrebbe da dire.
Dopo aver fornito queste sintetiche
“notizie dall’interno” del mondo scolastico, mi prendo la libertà di
esprimere un giudizio in merito allo Stato etico: sono convinto, a
dispetto dell’opinione del professor Galli della Loggia, che la
“missione” principale della scuola sia proprio quella di educare ad
affrontare la realtà – in sintonia con la famiglia ed in collaborazione
con altre “agenzie educative” – gli adolescenti che sono stati affidati
all’istituzione in cui ho scelto di lavorare. Si tratta di un compito
difficile ma entusiasmante, rispetto al quale mi spiace dover constatare
che, a dispetto delle parole e degli impegni presi, le scelte di chi ci
governa non sono per nulla all’altezza. Forse la questione etica si pone
ad un livello meno elevato di quello ipotizzato dal professor Galli
della Loggia, il quale – nel prendersela con una nuova “educazione” -
adombra, se non vado errato, la relatività dei valori dichiarati nella
prima parte della Costituzione, relatività non tanto in prospettiva
storica, il che è ovvio, quanto in senso giuridico. La questione etica
si pone in effetti a livello di amministrazione della scuola pubblica,
che – come ho velocemente indicato – si colloca fra contraddittorietà
delle norme e privazione di risorse.
Mi son sempre ritenuto l’ultima
delle persone degne di tenere “lezioni di morale” al prossimo, cosa che
finisce inevitabilmente per toccare la sfera della riservatezza, nervo
particolarmente scoperto dell’attualità politica. Considerato tuttavia
quanto appena detto in tema di gestione di questa “nuova materia”,
osservando che purtroppo non si tratta di una eccezione ma – come le
vicende le voto in condotta mostrano – di un comportamento che tende a
divenire la regola, mi permetto di dare un consiglio “etico” alla
Ministra Gelmini: nei prossimi mesi di dolce attesa si occupi di meno
del suo Ministero e ne approfitti per mettere in pratica col proprio
esempio di madre accudiente quei principi educativi che pare Le stiano
molto a cuore.
23 novembre 2009
Astolfo sulla Luna
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