Sindacati/2. Uniti per salvare la contrattazione

 Tuttoscuola, 23.3.2015

Confortati dall’esito delle votazioni per le RSU i cinque sindacati rappresentativi hanno deciso unitariamente di invitare tutte le forze politiche e i parlamentari a un incontro sui tanti problemi che a loro avviso il piano del governo non affronta in modo adeguato, e sulle misure che invece sarebbe urgente adottare.

C’è attesa per l’incontro, che si svolgerà il 25 marzo a Roma presso l'Auditorium di Via Palermo 10 (Nazionale Spazio Eventi, dalle 10). Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Fgu chiedono infatti sostanziali cambiamenti al disegno di legge del governo, ma indicano come prioritarie tre questioni che riguardano le assunzioni dei precari, il ruolo del dirigente scolastico e lo sblocco della contrattazione.

Sul primo punto la richiesta è quella di un piano straordinario pluriennale di assunzione di tutti i precari, compresi gli abilitati con 36 mesi di servizio non inseriti nelle GAE, gli idonei al concorso e i non abilitati con 36 mesi di servizio. Le misure proposte dovrebbero riguardare anche il personale Ata ed essere adottate con decreto legge.

Sul secondo punto i sindacati “considerano inaccettabile affidare al DS la chiamata diretta dei docenti e l’attribuzione del salario accessorio legato alla premialità”. Va salvaguardata, a loro avviso, la competenza del collegio dei docenti in materia di progettazione dell’attività educativa. “E’  indispensabile”, scrivono nell’invito, “definire un bilanciamento dei poteri tra DS, Collegio Docenti e Consiglio d’Istituto”. Sulle competenze dei DS, centrali nella filosofia della Buona Scuola, è difficile che trovino ascolto, mentre sul bilanciamento dei poteri potrebbero ricevere più attenzione, visto che anche nella delega contenuta nel Disegno di legge governativo (art. 21, comma 2, punto f) si richiama la “distinzione tra funzioni di indirizzo generale, da riservare al Consiglio dell’istituzione scolastica autonoma; funzioni di gestione, impulso e proposta del dirigente scolastico e funzioni didattico-progettuali, da attribuire al Collegio dei docenti e alle sue articolazioni”.

Ma l’obiettivo principale, il più strategico, dell’iniziativa dei cinque sindacati ci sembra il terzo, che in qualche modo si riverbera anche sui primi due: lo sblocco della contrattazione “non solo per rimettere in ordine una disciplina dissestata dai numerosi provvedimenti legislativi intervenuti su materie contrattuali, ma per decidere in sede negoziale tutto ciò che riguarda salario, orario, diritti e doveri del personale”. Il contratto, insomma, come legittimazione reciproca tra decisori politico-amministrativi e rappresentanti dei lavoratori e come alternativa ai tribunali e alla piazza.

 

 

La riforma della “Buona scuola” viene passata “ai raggi x” nel dossier appena pubblicato da Tuttoscuola, scaricabile gratuitamente dal portale di Tuttoscuola (www.tuttoscuola.com). Il dossier comprende 21 schede analitiche con osservazioni e approfondimenti sui temi affrontati nel provvedimento oltre al testo del Disegno di legge, e della relativa relazione tecnica.

Ma qual è la parola più usata nel ddl? E' “Insegnanti”, utilizzata (insieme al sinonimo docenti) ben 68 volte, quasi il doppio dell’accoppiata “Alunni/studenti” (39 volte) e di “dirigente scolastico (36 volte), che pure rappresenta la figura che acquista maggiori poteri e responsabilità nel modello prefigurato dalla riforma.

Segue a ruota “autonomia scolastica” (citata 35 volte), che è il concetto-fulcro del progetto, a pari merito con “Organico” (o dotazione organica). “Famiglie/genitori” sono citati solo 6 volte.

Non si può certo associare la Buona scuola allo slogan delle tre “i” che fu uno dei cavalli di battaglia del programma elettorale del centrodestra vincente nel 2001. La parola “inglese” compare solo due volte, “internet” non compare mai (ma una certa attenzione è riservata al  “digitale”, che compare 8 volte). E la parola “impresa”? Figura due volte in relazione al “reddito d’impresa” riguardo al credito d’imposta previsto per le erogazioni liberali a favore delle scuola (School bonus) e una sola volta riguardo all’impresa formativa simulata prevista per l’alternanza scuola-lavoro (riguardo alla quale è usato due volte il termine “azienda”). E ciò benché i detrattori accusino il progetto di essere piegato ai desideri del mondo dell’impresa.

Tra le parole che non figurano mai: tempo pieno, scienze, matematica, ma neanche “uguaglianza”, “equità”, da sempre un vessillo della concezione di scuola della sinistra. E invece trionfa nella Buona scuola renziana la parola “merito”, citata 10 volte. Insomma merito batte uguaglianza 10 a 0.