Le province tagliano i viveri alle scuole Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 30.3.2015
Sono sempre più frequenti i casi di amministrazioni provinciali che non riescono più a pagare le bollette di luce e telefono. E i dirigenti scolastici sono costretti a chiedere contributi alle famiglie. L’elenco degli enti inadempienti è lungo e preoccupante: Verona, Venezia, Biella, Savona e Taranto. Dopo i tagli draconiani fatti dal Governo Monti e la riforma delle province del Governo Renzi, le risorse economiche per mandare avanti le scuole scarseggiano a tal punto che le province sono costrette a tagliare i viveri alle scuole. In alcuni casi i Presidi hanno dovuto fare la colletta, chiedendo i soldi ai genitori, per pagare le bollette. Ma dove sono finite le risorse economiche, che dovevano essere stanziate alle province per il funzionamento ordinario delle scuole? Come mai questi enti hanno le casse vuote, in riferimento al capitolo di spesa per la manutenzione delle scuole secondarie di secondo grado e a quello per il funzionamento ordinario delle stesse istituzioni scolastiche? C’è veramente da restare "basiti" rispetto a questo gravissimo problema, soprattutto perché si continua a chiedere ai genitori di pagare bollette e interventi di manutenzione ordinaria, quando tutto questo dovrebbe essere a carico esclusivamente dello Stato. I dirigenti scolastici sono sempre con il cappello in mano a chiedere contributi alle famiglie. Contributi che ormai hanno raggiunto soglie insopportabili con scuole che chiedono anche oltre le 200 euro a famiglia. Sorge spontanea una domanda: “Visto che lo Stato non è in grado di pagare le bollette delle scuole, corriamo il rischio di vedere privatizzate le nostre scuole pubbliche?”. Una riflessione è comunque doverosa: “Non ci sono i soldi per pagare le bollette ma lo Stato investe ancora nella scuola privata e questo non è certamente una cosa costituzionalmente giusta”. |