L'intervento

La riforma Renzi della scuola

Pasquale Almirante, La Sicilia 15.3.2015

La buona scuola, quella che sta passando fra le riforme "epocali" del governo Renzi, e con cui si era promesso di stupire il mondo dell'istruzione, non sembra che sia da tutti fino in fondo conosciuta, anzi veleggia una insipienza che ha del grottesco, considerate le manifestazioni di protesta e di diniego che stanno coinvolgendo la Nazione.

Se è del tutto vero che anche questa ulteriore prova riformistica di centro-sinistra è per lo più fasulla, lasciata a metà e carente, è anche vero che studiarla fa male al tempo e ai possibili risultati. Skuola. net, un portale specializzato per gli studenti, ha a tale scopo fatto un altro sondaggio fra i suoi lettori per capire fino a che punto gli scioperi dei ragazzi avessero una loro base di effettiva sapienza e ne è venuto fuori quanto per lo più era già noto e cioè che la maggior parte degli scolari, su 7mila intervistati, sa ben poco della cosiddetta "buona scuola". In pratica il 57% di loro scuote negativamente la testa su quanto sta accadendo al Miur, mentre solo il 10% ha partecipato ai questionari implementati online per riceve suggerimenti e proposte. Perché allora i ragazzi scendono in piazza? Non si sa, tranne che non sia il piacere di farlo e di marinare le lezioni, visto che di quel 10% solo un buon 20%, secondo i sondaggi, saprebbe bene di cosa si tratta e un altro 23% vagheggia sul sentito dire, nonostante il 12% si dichiari fiducioso e il 43% pensi invece che gli interventi saranno efficaci solo in parte, in opposizione al 47% per i quali le problematiche delle scuola rimarranno tali e quali, ci sia o meno la riforma. Che poi si tratti di vera riforma è tutto da definire, perché lo scalpello è rivolto solo ai docenti, ma non per migliorare la didattica, più semplicemente per togliere dai piedi una pletora indecorosa di precari su cui la scuola ha camminato col bene placido di tutti.

Non si cura, né la ministra, né il presidente, di come riformare dal di dentro l'istruzione, nei programmi e nei contenuti, né di come al meglio reclutare gli insegnanti, né di come formarli, né di dare un colpo definitivo alle supplenze temporanee. Ma la stramberia è anche quella legata al ruolo del dirigente che da controllore del traffico si vuole innalzare a demiurgo, consegnando poteri che a scuola possono essere non solo eccessivi ma anche esiziali.