Sul merito il Governo verso la retromarcia,
gli stipendi resteranno vincolati all’anzianità

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci,  Il Sole 24 Ore 12.3.2015

Se non è un clamoroso passo indietro, poco ci manca. Il governo è orientato a mantenere gli aumenti di stipendio automatici per gli insegnanti. La valutazione e il merito faranno capolino nella scuola solo se si riusciranno a trovare risorse aggiuntive. Gli eventuali fondi in più verrebbero assegnati ai presidi a cui sarebbe lasciato il compito di scegliere le modalità di attribuzione ai docenti migliori delle “somme premianti” (si potrebbe demandare tutto anche alla contrattazione d’istituto).

Gli scatti della discordia
La novità è emersa ieri, e potrebbe trovare conferma oggi nel disegno di legge sulla riforma della scuola atteso nel pomeriggio sul tavolo del Consiglio dei ministri. L’idea di abolire per sempre gli scatti d’anzianità (che sono un unicum in tutta l’orbita statale) era stata annunciata a settembre dall’Esecutivo. Poi, a seguito della consultazione pubblica dei mesi successivi, è stata modificata: si è parlato di limitare l'anzianità di servizio al 30% delle risorse disponibili, e legare al merito il restante 70%. A risorse invariate (quindi queste percentuali si sarebbero dovute applicare nei limiti di 280 milioni di euro - che è il costo attuale di uno scatto d’anzianità).

“Carta del prof” al debutto
Adesso la marcia indietro. Con una novità entrata in extremis: la «Carta del prof» dove dovrebbero essere previsti per il primo anno 400 euro per tutti i docenti che potranno essere spesi solo per consumi culturali (libri, teatro, concerti, mostre). La carriera, con la previsione di due ruoli (mentor e staff), e la valorizzazione del merito finiranno in una delega che dovrà riscrivere come (e quale peso) dare alla valutazione. Si cercano risorse aggiuntive. Ancora ieri i tecnici della Ragioneria generale dello Stato erano a palazzo Chigi per trovare risorse: si starebbero cercando tra i 60 e gli 80 milioni di euro.

Stabilizzazione dei precari
Il pacchetto di stabilizzazione dei docenti precari resterebbe confermato: a partire dal 1° settembre saranno immessi in ruolo circa 100mila insegnanti. Verranno presi in base al fabbisogno degli istituti dalle «Gae», le cosiddette graduatorie a esaurimento, e dai vincitori (non ancora assunti) dell’ultimo concorso Profumo del 2012. Verrebbero quindi esclusi i candidati idonei (dopo che il Miur con una nota dello scorso anno aveva annunciato di volerli comunque stabilizzare). A questo gruppo si aggiungeranno tra i 10-15mila supplenti degli elenchi di istituto, che avranno un contratto a termine e una corsia preferenziale nel concorso da bandire a ottobre. Per far scattare le assunzioni servirà un iter parlamentare veloce. Se ci si dovesse arenare, non è del tutto scartato il piano B: programmare le assunzioni quest’anno sulla base del semplice turn-over e rimandare al 2016 la maxi-stabilizzazione.

Più potere ai presidi
Nel ddl ci sarà un rafforzamento dei poteri dei presidi che potranno scegliersi l’organico dell’autonomia. Da quanto si apprende, si creerà un albo provinciale di docenti neo-assunti tra cui i dirigenti scolastici potranno scegliere per potenziare gli insegnamenti indicati nel ddl: musica, educazione fisica e inglese alle primarie; arte, diritto ed economia alle secondarie. Anche nell’ottica di aprire le scuole al territorio nel pomeriggio. I presidi potranno anche derogare alla composizione delle classi per evitare sovraffollamenti.

Sgravi alle paritarie
Altro ritocco dell’ultima ora riguarderebbe gli sgravi alle paritarie: verrebbero concessi soltanto ai genitori che hanno figli iscritti nelle scuole dell'infanzia e della primaria (ma l'area centrista della maggioranza Ncd-Ap preme per estendere il beneficio fino alle superiori). Il pacchetto di norme “fiscali” si completa con il 5 per mille destinato anche alle scuole e lo «school bonus» (cioè un credito d'imposta al 65% per chi investe su nuove strutture, manutenzione, occupabilità degli studenti).

Alternanza scuola-lavoro rafforzata
Il ddl conterrà, poi, un rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro: le ore di formazione on the job saliranno dalle attuali 70-80 l’anno (quasi sempre effettuate in quarta classe) ad «almeno 400 ore» nell’ultimo triennio degli istituti tecnici e professionali. Nei licei si scende «ad almeno 200 ore» (sempre nell’ultimo triennio). L’alternanza si potrà fare in azienda, ma anche negli enti pubblici e si dovrà varare la «carta dei diritti degli studenti» impegnati in queste attività formative.

“Curriculum dello studente”
Nascerà, inoltre, il «Curriculum dello studente»: le scuole potranno attivare insegnamenti opzionali per andare incontro alle esigenze dei ragazzi (si potranno realizzare, quindi, programmi più flessibili). Finirà, invece, in norme delega la revisione dell’abilitazione all’insegnamento alle secondarie (oggi dopo la chiusura delle Ssis ci si abilita con percorsi differenti, Tfa e Pas). L’idea del governo è quella di inserire l’abilitazione all’interno della laurea magistrale (così da uscire dall’università con un titolo direttamente valido per salire in cattedra). Per ora continua a non parlarsi del riordino delle classi di concorso (le materie che si possono insegnare). Un passaggio fondamentale se si manterrà l’impegno di tornare a bandire concorsi regolari (ogni tre anni) dal 2016.