Scuola, i precari pubblici Dopo il disegno di legge di Renzi molti dei 3.500 veneziani in questa condizione non saranno assunti a tempo indeterminato. «Il premier non rispetta le norme» di Vera Mantengoli, La Nuova Venezia 14.3.2015 La buona scuola? Andando avanti di questo passo lo deciderà soltanto il Tribunale. Il disegno di legge presentato dal premier Matteo Renzi non ha messo il cuore in pace ai circa 3.500 precari veneziani che da anni attendevano il momento di passare di ruolo. Molti di loro non saranno infatti assunti a tempo indeterminato, in quanto non rientrano nei criteri selettivi imposti. È il caso delle insegnanti precarie della scuola dell’infanzia che si vedranno passare davanti le colleghe che in questi anni hanno lavorato nelle scuole paritarie, mantenendosi però presenti anche nelle graduatorie pubbliche. In queste graduatorie, pur lavorando nel privato, questi precari hanno accumulato nel tempo il punteggio che oggi permetterà loro di essere assunti nel pubblico. Una manovra che non è mai piaciuta ai precari del pubblico che ora, solo a Venezia, sono pronti già in 400 a fare ricorso al Tribunale: «Dobbiamo ricordare», ha detto Alessandra Michieletto di S.O.S. Precari di Venezia, 47 anni, da 14 precaria, «che la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia a una multa salatissima se non assumerà i precari ed è per questo che Matteo Renzi si sta muovendo. Lo fa come vuole lui, passando sopra a norme chiare che non rispetta, come quella che impone come requisito obbligatorio l’aver fatto 36 mesi nelle scuole pubbliche. Tanti anni fa si è lasciato che le insegnanti delle scuole d’infanzia che prestavano servizio alle paritarie, potessero essere iscritte anche alle graduatorie pubbliche, equiparando il punteggio». Dato che il punteggio di un precario aumenta solo quando lavora, il sorpasso da chi invece è assunto dal privato è veloce: «Capite cosa vuol dire? Che noi che abbiamo sempre lavorato nelle scuole di infanzia pubbliche», prosegue Michieletto, «ci vedremmo passare davanti persone che non hanno mai messo un piede nel pubblico. Siamo già in centinaia pronte a portare questo Governo in Tribunale». Scontentezza anche sul forte potere dato ai presidi: «Non è stato ancora presentato un testo del disegno di legge», ha detto l’insegnante Fabio Barina, coordinatore provinciale di Gilda, associazione indipendente dei docenti, «e le informazioni sono vaghe. Poi non va bene il fatto che il dirigente possa scegliere il supplente perché si crea una situazione clientelare. Se loro scelgono il personale per il merito, perché non vengono scelti anche loro per merito? Questo punto è pericoloso perché è chiaro che se io sono un supplente critico non verrò mai chiamato». Critico anche Salvatore Mazza della Cgil Scuola che giudica assennato solo la conferma degli scatti di anzianità: «Ormai conosciamo la politica dell’annuncio del premier: prima ha sbandierato che avrebbe svuotato le graduatorie, ma ora si scopre che molti non rientreranno. Poi, doveva mandare in pensione quelli del 1952, ma non l’ha fatto. Infine, non ha ancora spiegato con quale criterio verranno assunti gli insegnanti dalle Gae (Graduatorie a esaurimento). Spero di sbagliarmi, ma mi sembra impossibile concretizzare per settembre le assunzioni». |