Scuola, pagelle di studenti stranieri:
“Prof in Italia? Ottimi ma non sanno lingue”

La ricerca di Intercultura in esclusiva per ilfattoquotidiano.it: "Troppe nozioni, poche attività extrascolastiche e lezioni solo frontali"

di Alex CorlazzoliIl Fatto Quotidiano 23.3.2015

E’ una scuola troppo nozionistica, ci sono poche attività extrascolastiche, le lezioni sono solo frontali con il professore che parla da solo ma i docenti sono preparati, si danno da fare e sono disponibili con i ragazzi nonostante non sappiano le lingue. A dare i voti alla scuola italiana sono gli studenti stranieri che grazie a Intercultura sono ospiti in Italia per un periodo che può variare tra le poche settimane e l’intero anno scolastico. La ricerca condotta in esclusiva per ilfattoquotidiano.it ha sondato il parere dei ragazzi presenti in Italia in questi mesi: 108 di loro, provenienti dall’America Latina (42%), dai Paesi europei (24%), dall’Asia (27%) e dal Nord America (7%) hanno risposto al questionario dando una fotografia di quanto i giovani stranieri pensino del nostro sistema d’istruzione.

Una sufficienza netta ma nulla di più: nessuno dei ragazzi ospitati dà un 10 alla nostra scuola e solo il 4,6% arriva al 9. Più della metà dei pareri (51,4%) si concentra tra il 4 e il 6 in pagella. Alla domanda diretta “cosa non ti piace della scuola italiana?”, oltre al fatto di dover andare a scuola il sabato (57,8%) due elementi balzano all’occhio: la didattica, le lezioni frontali (38,5%) e la mancanza di attività che vanno oltre l’aula (30,3%). I ragazzi arrivati dagli Stati Uniti e dalla Cina sono abituati a stare molte ore a scuola ma per attività sportive, incontri, momenti di relax che agevolano l’aspetto sociale dell’incontro. Ma ciò che proprio non va ai giovani presi in esame da Intercultura è proprio il metodo d’insegnamento: “Gli insegnanti parlano da soli e gli studenti prendono appunti. In Serbia – racconta Andrea, ospite di un liceo linguistico di Cuneo – siamo coinvolti nell’insegnamento”. Così Laila, brasiliana che sta frequentando un liceo linguistico a Matera: “La diversità più grande è la figura dell’insegnante e il modo di relazionarsi con loro. In Brasile il docente dev’essere trattato con rispetto ma non è considerato depositario della verità assoluta come in Italia”.

Confrontando i sistemi d’istruzione del Paese d’origine con il nostro, esce che la scuola italiana è più severa e difficile secondo il 31,2% degli intervistati così come il 45% sottolinea che diversamente dal proprio Paese, nelle nostre aule ci si concentra solo sui programmi e poco sulla pratica. La lente d’ingrandimento di Intercultura si è soffermata anche sui docenti: il difetto più evidente dei professori italiani, a detta degli studenti stranieri, è la loro scarsa conoscenza delle lingue straniere rilevata dal 35,8% dei partecipanti al questionario. Tutto sommato il giudizio sui nostri professori ci salva: il 29,4% dice che sono pazienti e disponibili; il 25,7% li giudica preparati e il 22,9 pensa che si danno un gran da fare. Non solo: la scuola italiana è promossa nel saper formare gli studenti in un percorso di successo. Un dato in controtendenza rispetto alla ricerca 2014 dell’Osservatorio di Intercultura dove secondo i docenti universitari, i nostri ragazzi arrivano dalla scuola secondaria di secondo grado impreparati. I giovani stranieri promuovono, invece, le materie: storia dell’arte,disegno, ma anche greco e latino piacciono al 33% dei ragazzi. E a proposito di differenze va segnalato che l’Italia è uno dei pochi Paesi dove l’uniforme a scuola non va messa.