Scuola: 50.000 precari in servizio perderanno il posto

 TuttoscuolaNews, n. 681 20.3.2015

La notizia è contenuta, insieme a molte altre, nel dossier “Il ddl sulla Buona scuola in  pillole”.

La questione che sta preoccupando i docenti con contratto a tempo determinato con una anzianità di servizio superiore ai 36 mesi, che sono decine di migliaia (indiscrezioni raccolte da Tuttoscuola in ambienti Miur parlano di 40-50.000), è quella sollevata dall’articolo 12 del Disegno di legge che, in ossequio alla nota sentenza della Corte di Giustizia europea che ha condannato l’Italia per avere reiterato contratti a tempo determinato oltre i canonici 36 mesi di durata complessiva, dispone che "I contratti a tempo determinato stipulati con personale docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti vacanti e disponibili, non possono superare la durata complessiva di 36 mesi, anche non consecutivi."

Ciò significa che questi docenti, chiamiamoli “triennalisti”, attualmente in servizio, non potranno lavorare l’anno prossimo. Al loro posto saranno chiamati altri docenti “biennalisti” che, dopo un altro anno di servizio, non potranno nuovamente essere nominati, e così via.

Il divieto, data la perentorietà, non ammette ulteriori deroghe per non violare la sentenza della Corte che ha fissato ai 36 mesi il limite invalicabile.

Per questi docenti non sono previste misure che rendano meno assillante la prospettiva della disoccupazione perché il Fondo di 10 milioni per fronteggiare sentenze per il risarcimento dei danni conseguenti alla reiterazione di contratti a termine per una durata complessiva superiore a 36 mesi non è destinato a loro. Infatti, il secondo comma dell’articolo 12 riguarda le situazioni pregresse: “Nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, è iscritto il Fondo per i pagamenti in esecuzione di provvedimenti giurisdizionali aventi ad oggetto il risarcimento dei danni conseguenti alla reiterazione di contratti a termine per una durata complessiva superiore a 36 mesi, anche non continuativi, su posti vacanti e disponibili, con la dotazione di euro 10 milioni per ciascuno degli anni 2015 e 2016”.

In conclusione questa dei triennalisti, per la maggior parte di giovane età, è una nuova questione che si porrà con rischio di un contenzioso infinito e una dispersione di professionalità negativa per la scuola.

Di fatto decine di migliaia di docenti oggi in cattedra con un contratto a tempo determinato perdono - se non cambieranno le cose - la possibilità di avere un posto, sia pure a termine, il prossimo anno scolastico.

Come affronterà questo tema il Parlamento?

Il dossier di Tuttoscuola, un vero e proprio “Instant book” sulla riforma della scuola proposta dal Governo Renzi, comprende un lessico della Buona Scuola per orientarsi nella lettura dei 24 densi articoli che compongono il Disegno di legge, una scheda analitica con osservazioni e approfondimenti su 21 temi affrontati nel provvedimento, il testo predisposto dal Governo e la relativa relazione tecnica.

 

 

Qual è l’identikit dello studente disegnato dal Ddl ‘La Buona Scuola’ (il cui testo integrale in bozza è stato pubblicato da tuttoscuola.com a questo link )? Lo si può delineare sulla base dell’elenco di obiettivi indicati all’art. 2, comma 3. Un elenco impressionante per varie ragioni. La principale, la più vistosa, è lo straordinario aumento quantitativo delle conoscenze e competenze che si chiede agli studenti - attenzione: a tutti gli studenti  - di acquisire.

Basta scorrere l’elenco, che comprende:

  • valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all’italiano e all’inglese, mediante utilizzo della metodologia CLIL;

  • potenziamento delle competenze matematico-logiche e scientifiche;

  • potenziamento delle competenze nella musica e nell’arte;

  • potenziamento delle competenze in materia di diritto e di economia, inclusa la conoscenza delle regole di cittadinanza attiva;

  • sviluppo di comportamenti improntati al rispetto della legalità e dell’ambiente, dei beni e delle attività culturali e dei beni paesaggistici;

  • alfabetizzazione all’arte, alle tecniche e ai media di produzione e diffusione delle immagini;

  • potenziamento delle discipline motorie e sviluppo di comportamenti improntati ad uno stile di vita sano, con particolare riferimento all’alimentazione, all’educazione fisica e allo sport;

  • sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale, all’utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media nonché alla produzione e ai legami col mondo del lavoro.

È questo straordinario aumento degli obiettivi di apprendimento, del curriculum density, come si dice con espressione efficace nel mondo anglosassone, a colpire e a far riflettere, come proviamo a fare nella news “Riforma della scuola/2. Lo studente ben imbottito, un errore strategico” su tuttoscuola.com: cliccate ora su questo link.