Riforma pensioni:
pensionamento a 62 anni con 35 anni di contributi

di Lucrezia Di Dio, Orizzonte scuola 19.3.2015

La Commissione Lavoro alla Camera che si è tenuta il 17 marzo scorso ha esaminato la proposta di legge per i pensionamenti flessibili all’interno della riforma delle pensioni.

La discussione del disegno di legge  Damiano, che prevede flessibilità in uscita permettendo il pensionamento già a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni dell’8% (una sorta di quota 97) sull’assegno pensionistico.

La legge Damiano, il ddl 857, prevede che la penalizzazione dell’8%  sia destinata a ridursi del 2% per ogni anno trascorso fino ad azzerarsi, permettendo di percepire il 100% dell’assegno pensionistico, al raggiungimento dei 66 anni di età.

Penalizzazioni:

62 anni: 8%

63 anni: 6%

64 anni: 4%

65 anni: 2%

66 anni: 0

La legge Damiano prevede, però anche un sistema di premialità per chi ritarda l’accesso alla pensione con un 2% in più per ogni anno successivo al 66esimo anno die età fino ai 70 anni, che permetterebbero di avere un 8% in più sull’assegno pensionistico.

L’Onorevole Gnecchi, che ha preso la parola durante il riesame, però ha fatto notare che, anche avendo il pregio di riguardare tutti i lavoratori della previdenza pubblica, il ddl non prende in considerazione l’adeguamento alla speranza di vita che porterebbe a una sorta di vanificazione della flessibilità: nel 2016, infatti, i 62 anni richiesti diventerebbero 62 anni e 7 mesi.

La Lega Nord si dichiara contraria alla proposta che propone, invece, una ipotesi di uscita basata su una quota 99 o una quota 100 ma senza applicare tagli sull’assegno pensionistico.

Altro nodo trattato nel dibattito del 17 marzo è quello che riguarda le lavoratrici: si vorrebbe estendere l’opzione donna fino al 31 dicembre 2018. Alcune proposte avanzate vorrebbero rivedere l’innalzamento dell’età pensionabile per accedere alla pensione di vecchiaia e abbinare dei benefici contributivi per le donne impegnate nella cura della famiglia e per le madri.