La nuova formazione per i docenti: Per i 28.716 docenti neoassunti per l’a.s. 2014-15 arriva la circolare sul Piano di formazione, che potrebbe (forse) rappresentare il primo passo verso una importante svolta professionale. La circolare sembra rispondere all’esigenza di costruire un'offerta formativa più adeguata, mettendo le scuole nelle condizioni di sperimentare modalità più attive e partecipate attraverso un percorso formativo maggiormente articolato. L'editoriale di Mariella Spinosi. Mariella Spinosi Notizie della scuola, 2.3.2015 C’è una novità per i 28.716 docenti neoassunti per l’a.s. 2014-2015: è la circolare 27 febbraio 2015, prot. n. 6768, che potrebbe (forse) rappresentare il primo passo verso una importante svolta professionale. Qualsiasi neo lavoratore ha il diritto di “essere messo alla prova” con il sostegno di persone che lo assistano e lo aiutino durante la prima fase di inserimento nel mondo del lavoro. Per un insegnante questa fase è ancora più importante, considerata la peculiarità dei soggetti con cui interagisce. Fino ad oggi questa opportunità è stata sottovalutata: le indicazioni a carattere nazionale (risalenti al 2001), annualmente reiterate con intollerabili ritardi, creavano notevoli disagi e problemi tra cui:
Una circolare che pensa ai bisogni professionali dei nuovi docenti La nuova circolare, invece, sembra rispondere all’esigenza di costruire un'offerta formativa più adeguata mettendo le scuole nelle condizioni di sperimentare, fin da questo anno scolastico, modalità più attive e partecipate attraverso un percorso formativo maggiormente articolato. Diverse sono le parole “calde” che danno il senso del cambiamento rispetto al precedente “regime”. Nella circolare si parla infatti di: accoglienza, esperienza sul campo, comunità professionali, reti di docenti, metodologia laboratoriale, tutoring, portfolio… Ecco alcuni punti di attenzione:
La circolare esprime, quindi, con consapevolezza la necessità di offrire ai docenti che si avviano alla professione azioni formative con “fatture” diverse sia rispetto alla consuetudine sia rispetto alla formazione rivolta ai docenti già professionalizzati
Il modello proposto viene definito “dinamico”: va messo alla prova attraverso un’attenta osservazione, con lo scopo di apportare, per gli anni futuri, tutte le variazioni migliorative che lo renderanno più efficace. Accoglienza nella comunità professionale – È importante che ci siano azioni mirate per “l’induzione alla professione”. I neo docenti hanno bisogno di cura, vicinanza ed accompagnamento. Fin dall’inizio dell’anno scolastico essi devono sentirsi accolti nella comunità professionale. Per questo, ogni istituzione scolastica dovrebbe inserire nel POF azioni, tempi e strategie dedicate. Ma anche le stesse iniziative a livello regionale dovrebbero aiutare a condividere l’idea di sviluppo professionale, a costruire un clima positivo e, soprattutto, a far percepire la vicinanza dell’istituzione alla quotidianità del fare scuola.
“Peer to peer” per incentivare la collaborazione a scuola – Ma è soprattutto dentro la comunità scolastica che il docente neo assunto deve sentirsi accolto e guidato. Per questo è importante che il dirigente individui un docente esperto (tutor accogliente) con il compito di aiutare a far crescere la motivazione, di costruire un forte collegamento professionale, di incoraggiare il confronto, di aiutare a mettersi in discussione. Tra il tutor e il neo assunto si verrà sicuramente a creare un rapporto di reciprocità anche attraverso l’autosservazione e la riflessione cognitiva (debriefing). Non a caso la
circolare prevede per ognuna delle quattro azioni (condivisione, laboratori, peer to peer, formazione on line) un certo numero di ore dedicate alla riflessione e alla rielaborazione dell’esperienza. Per facilitare il rapporto a scuola è necessario un raccordo a priori a livello di Istituto, utilizzando, per esempio, checklist con indicatori significativi sulle azioni didattiche che saranno oggetto di attenzione (analisi di contesto, strategie efficaci, gestione della classe, sostegno personalizzato, uso delle tecnologie didattiche, ecc.). Portfolio per elaborare un bilancio di competenze – L’azione riflessiva è la condizione di base del buon insegnante. E lo strumento principe è il portfolio. Anche se sul modello si rinvia ad ulteriori indicazioni, va ricordato che molte sono le esperienze realizzate nel corso dell’ultimo decennio cui poter far riferimento. Tendenzialmente la struttura di un portfolio è articolato in quattro parti:
La circolare fa riferimento all’opportunità per il neoassunto di elaborarlo in via sperimentale attraverso strumenti on line “open source” e sottolinea che il portfolio ha lo scopo di aiutare il neoassunto nell’autoanalisi delle proprie esperienze maturate anche a seguito della formazione e dei bisogni della scuola cui presta la propria attività. Per questa fase di formazione on line sono riservate 20 ore Partecipazione a comunità di pratiche e ad azioni formative laboratoriali – I neodocenti devono essere messi nelle condizioni di fruire facilmente delle opportunità formative soprattutto a carattere laboratoriale per consentire una concreta interazione e un effettivo scambio di esperienze. La circolare fa riferimento a “laboratori formativi dedicati” indicando anche il numero degli incontri (4), le ore da dedicarvi (12), il tempo per la rielaborazione (3 ore), ma fornisce anche alcune indicazioni sugli ambiti da approfondire (tecnologie, gestione della classe, valutazione, BES, dispersione, educazione all’affettività) con particolare riferimento alle problematiche connesse con l’integrazione scolastica dei disabili. La partecipazione a comunità di pratiche costituisce una preziosa occasione per creare correlazioni tra la cultura professionale e i propri saperi professionali, tra le attività formative in genere e le esperienze in classe.
È pur vero che una circolare finalmente innovativa giunge un po’ in ritardo e che le realtà regionali, che non hanno in passato provato a mettere alla prova nuove opportunità formative per i neodocenti, potrebbero ora trovarsi in difficoltà. Va tuttavia ricordato che tale circolare arriva due mesi prima rispetto ai tempi consueti e che quattro mesi (quelli che restano prima della chiusura dell’anno scolastico) possono costituire un’unità temporale abbastanza congrua per mettere alla prova alcune buone idee con l’obiettivo, però, che tale fase sia dentro un processo, di osservazione, di analisi e di riflessione, tale da portare all’affinamento del modello stesso ivi compresi i tempi di avvio che, necessariamente, a partire dal prossimo anno, dovranno essere anticipati almeno al mese di ottobre. La formazione legata all’anno di prova dovrebbe diventare un oggetto privilegiato di cura istituzionale permanente e su di esso dovrebbero essere concentrate attenzioni e risorse perché troppo alta e delicata è la posta in gioco. Ora la questione si fa ancora più complessa dal momento che la “Buona scuola” prevede l’inserimento, nell’anno scolastico 2015-2016, di ben 134.000 nuovi docenti: tutti iscritti alle graduatorie ad esaurimento [GAE]. Costruire processi adeguati significa far incontrare due diritti da tutelare: quello del lavoratore che chiede di essere messo nelle condizioni di dare il meglio; quello degli studenti ai quali sono dovuti insegnamenti efficaci, senza alcuna disparità di trattamento. |