Ddl/1. Quel dibattito che non decolla…

 TuttoscuolaNews, n. 685 30.3.2015

Sarà perché troppe volte in passato si è data per fatta, o sul punto di partire, la riforma della scuola, salvo poi scoprire che cambiava poco; sarà perché – malgrado gli sforzi del premier Renzi per accreditarla come la più importante delle riforme – i mass media non ci hanno creduto, riservando alla scuola (salvo eccezioni) non editoriali in prima pagina ma dimesse cronache sulle vicissitudini del precariato; sarà perché, dopo la stagione delle mediazioni e dei compromessi, presenti anche in riforme apparentemente radicali come quelle legate ai nomi di Luigi Berlinguer e Letizia Moratti, si attende ora di capire se il decisionismo renziano condurrà a una vera svolta, e di che genere.

Sarà probabilmente per un mix di queste ragioni, ma è un fatto che il dibattito pubblico sulla scuola, sul suo ruolo e sul suo destino, non decolla.

Vedremo se il silenzio degli intellettuali, osservato finora con rare eccezioni, proseguirà anche quando la Camera inizierà, tra pochi giorni, a discutere il provvedimento, che contiene numerose e impegnative indicazioni sull’identikit della scuola futura.

Tuttoscuola ha individuato nell’ottica quantitativa ed enciclopedica un grave limite strutturale del Disegno di legge, che rischia in questo modo di creare teste ‘ben piene’ piuttosto che ‘ben fatte’, secondo la classica antitesi di Montaigne - che l’aveva coniata peraltro pensando ai docenti - ripresa da Edgar Morin, che invece la applica agli studenti (http://tuttoscuola.com/cgi-local/archivio.cgi?action=doc&ID=35555).

Una obiezione condivisa da Alessandra Cenerini, presidente dell’ADi, una seguita associazione di docenti, nell’intervista che ci ha rilasciato a commento del Disegno di legge (http://tuttoscuola.com/cgi-local/archivio.cgi?action=doc&ID=35611 ).