Scuola, i nodi al pettine del governo
su bonus paritarie e precari
Il Sole 24 Ore
4.3.2015
Ieri, alla riunione che doveva mettere in pista la riforma della “Buona Scuola”, il Consiglio dei ministri ha preso tempo, limitandosi a presentare le linee guida di intervento e rinviando di qualche giorno - una settimana: se ne riparlerà martedì 10 - il varo del provvedimento, che prenderà la strada del ddl delega. Stop quindi all'ipotesi di “anticipate” alcune parti con un decreto legge, come auspicato alla vigilia da molti che temono ricadute sulle assunzioni dei precari della scuola più volte promesse dal premier. Ma quali sono i nodi che hanno imposto una frenata nonostante la lunga istruttoria e i ripetuti annunci dello stesso Renzi? Il problema principale si chiama bonus fiscale per chi iscrive i figli alle scuole paritarie.
Il “pacchetto fiscale” sponsorizzato dall’Ncd
Al termine del Cdm, il ministro dell'Istruzione ha annunciato che a regime la riforma della scuola, oltre alla possibilità di destinare il 5 per mille agli istituti, vedrà, sempre sul piano fiscale, anche l'introduzione di uno School Bonus per chi investe in progetti legati alla scuola e una consistente detrazione fiscale (fino a 4mila euro) per chi frequenta le scuole paritarie. A volere fortemente questo pacchetto di misure (che piace anche a FI) sono Scelta civica e soprattutto l'Ncd, in cui milita il sottosegretario all'istruzione Gabriele Toccafondi, primo “sponsor” del sostegno fiscale alle paritarie. Come spiegò qualche settimana fa ad un convegno, in linea peraltro con il ministro dell'Istruzione Giannini, «il sistema di educazione pubblica nazionale si poggia su due gambe: la scuola statale e quella non statale. Se vogliamo che la Buona scuola sia reale
dobbiamo tenere insieme tutto il sistema».
Il fronte dei contrari
Tra i contrari al “pacchetto fiscale” pro paritarie, oltre agli scontati Sel, sinistra Pd, e 5 Stelle (che vorrebbe l'abolizione di ogni tipo di finanziamenti alle private), ci sarebbe anche Renzi, da sempre a favore di una scuola pubblica di qualità. Il premier teme anche un ulteriore inasprimento dei rapporti con la minoranza interna e un nuovo fronte con i sindacati degli studenti, oltre ad avere un problema di tenuta dei conti pubblici. Dal canto suo, il Mef si preoccupa di non anticipare sgravi e agevolazioni fiscali per i quali ritiene che il veicolo naturale possano essere i decreti attuativi della Delega fiscale.
La partita delle assunzioni dei precari
Per quanto riguarda la spesa, il piatto forte della riforma della scuola riguarda un mega pacchetto di assunzioni di insegnanti precari per mettere a regime la “Buona scuola”: subito 105mila immissioni in ruolo (90mila delle graduatorie ad esaurimento e 12mila vincitori idonei del “concorsone” Profumo del 2012). A questi potrebbero aggiungersi altri 75mila docenti: 15mila precari iscritti alle liste d'istituto (per i quali prevedere un contratto ponte di un anno e una corsia preferenziale per il prossimo bando di concorso) e 60mila individuati con un nuovo concorso da bandire a settembre.
Poletti: soluzione entro anno scolastico, possibili strade alternative a ddl
L’idea del decreto, al momento accantonata, potrebbe comunque riaffacciarsi più avanti. Il governo - ha spiegato questa mattina il ministro del Lavoro Poletti parlando a Rtl 102.5 «risolverà il problema dell'assunzione dei precari della scuola prima dell'avvio del prossimo anno scolastico». Il problema «va affrontato e risolte in modo da far lavorare questo personale nel nuovo anno scolastico. Se c'è un voto del Parlamento, bene; se no, ci sono altri strumenti e li useremo».
Centemero (FI): governo scarica responsabilità su Parlamento
Stamani, parlando del braccio di ferro interno alla maggioranza sullo strumento normativo da adottare per la riforma, la deputata Azzurra Centemero ha attaccato il governo, che «cerca di scaricare le proprie responsabilità sul Parlamento. Noi siamo disponibili a sostenere quelle parti del ddl che rientrano da sempre nella nostra proposta per la scuola ma certo non sosterremo una stabilizzazione in massa di precari, alcuni dei quali non insegnano da anni, con criteri che daranno vita a molti contenziosi», ha concluso.