Caro De Mauro: no alla scuola capovolta Barbara Gizzi, metro 29.3.2015 INSEGNAMENTO. Tullio De Mauro, che ci ha spesso illuminato sull’inutilità dei compiti a casa, è un grande sostenitore della classe capovolta, il metodo di ispirazione statunitense che si fonda sulla tecnologia proponendo agli studenti video e podcast da vedere a casa, discussioni e lavori di gruppo in classe. A questa prospettiva futuristica, in cui il libro di testo è carta straccia e il compito a casa una noia, i docenti - sostiene De Mauro su youtube (!) - devono aprirsi perché solo così potranno «capire davvero e stimolare» gli studenti. Saremmo infatti così legati ai vecchi metodi da non volerci mettere in discussione grazie al “nuovo” modello che va incontro alle tendenze giovanili. Siamo sempre noi, i matusa duri di comprendonio, quelli che vorrebbero ancora i Promessi Sposi a scuola, che pretendono di costringere gli studenti al paziente lavoro quotidiano, alla concentrazione sui testi, alla fatica della conquista, più preziosa se ottenuta nello studio solitario e poi gioiosamente condivisa con altri. Siamo noi che non vogliamo rinunciare al nostro momento di magica gloria, la lezione frontale, che però - si stupirà - non è un’esibizione ma un momento di vera interattività, docente e alunni insieme, in un arricchimento reciproco. Nella società della velocità e dell’immagine la scuola rappresenta l’unica vera alternativa, se stimola al pensiero lento, all’analisi attenta, allo sforzo, scoraggiando la dinamica del facile guadagno che media e politica hanno come unica bandiera. Come ormai accade ogni giorno, di scuola parla chi la scuola non l’ha mai fatta. Caro De Mauro, noi usiamo i computer, lavoriamo con i ragazzi anche su piattaforme e social, mettendoci a disposizione 24/24, prepariamo materiali didattici digitali, non siamo dei primitivi con la clava che non vedono l’ora di interrogare e assegnare compiti, come lei sostiene, ma - con la voce a volte tremante e dubitante e lo sguardo in quello dei ragazzi - proviamo a raccontare il sapere e la sua bellezza, che si comprende meglio se si è capaci ogni tanto di smettere i panni alla moda del nativo digitale e di indossare panni curiali per sporcarci di passione intellettuale con e per i nostri studenti. |