Riforma della scuola/3.
Il nuovo preside: sindaco, manager o sceriffo?

 TuttoscuolaNews, n. 680 16.3.2015

La Buona Scuola uscita dal Ddl varato giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri sembra scommettere soprattutto sull’autonomia scolastica.

Il testo apre proprio con il rilancio dell’autonomia “allo scopo di garantire la massima flessibilità, diversificazione, efficienza e efficacia del servizio scolastico, e alla integrazione e miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, alla introduzione di tecnologie innovative e al coordinamento con il contesto territoriale”.

Prima di elencare gli ambiziosi obiettivi (ben 17 e tutti di notevole valore) da attuare con l’autonomia, il ddl afferma che “Al fine di dare piena attuazione al processo di realizzazione della autonomia e di riorganizzazione dell’intero sistema di istruzione, … è rafforzata la funzione del Dirigente scolastico per garantire una immediata e celere gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche, materiali, fermi restando i livelli unitari e nazionali di fruizione del diritto allo studio, nonché gli elementi comuni dell’intero sistema scolastico pubblico”.  

Nel momento in cui veniva avanti una tesi degli anni ’70 che proponeva di declassare il ruolo del dirigente scolastico, il ddl di riforma della scuola, invece, ne ha rilanciato la funzione, prevedendone, in via generale, il “rafforzamento delle funzioni di gestione, impulso e proposta, in una logica di responsabilizzazione nella scelta del personale docente, nella valorizzazione del merito e nella ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse umane, finanziarie, strumentali”.

Il dirigente scolastico è dunque destinato a diventare il volano della rinnovata scuola autonoma, caricato di nuove competenze e nuove responsabilità. Una parte del mondo sindacale per questo ha storto la bocca, parlando di preside-sceriffo. Mentre il sottosegretario all’istruzione Faraone ha suggerito la definizione di “sindaco”, da contrapporre al preside-manager di morattiana memoria.

In coerenza con questa scelta saranno necessari almeno due interventi: prevedere una formazione e una selezione di dirigenti all’altezza dei nuovi compiti, e una retribuzione effettivamente commisurata alla dirigenza pubblica. 

Sull’effettiva ripartizione di poteri e responsabilità all’interno degli istituti scolastici prevista nel ddl sulla Buona scuola consigliamo di leggere questo approfondimento, intitolato “Davvero troppo potere al preside?”. Si scoprirà che i poteri non sono assegnati secondo un modello da “uomo solo al comando” che è emerso dalla lettura iniziale dei mezzi di informazione.