I docenti di ruolo col Ddl scuola di Renzi
Scompare l'insegnante di ruolo perché con la nuova riforma di Bruno Ventura, The Blasting News 31.3.2015
Pronti via! Il Ddl scuola approda oggi in VII Commissione Cultura e da venerdì cominceranno le audizioni. Le norme contenute mettono seriamente in discussione l'intero impianto di stabilità della categoria dei docenti, sia di quelli già in ruolo e sia per coloro che si trovano nelle Graduatorie ad esaurimento. Una vita intera di sacrifici per mantenere inalterato il proprio
tenore di vita sta per saltare in aria per colpa della norma che prevede l'istituzione di un albo per la mobilità. Tra molti docenti di ruolo il malumore comincia a diffondersi rapidamente. Le novità introdotte nel Ddl scuola mettono in discussione il diritto alla titolarità della cattedra equiparando la categoria a qualsiasi dipendente con contratto a tempo determinato, sottoponendolo alla roulette della disoccupazione.
In un precedente articolo pubblicato il 25 marzo su questa stessa testata avevamo già parlato del rischio della perdita di titolarità della cattedra per quegli insegnanti già in servizio nella scuola da molti anni. Anche la strada della pensione diventa più ardua per via dell'innalzamento dell'età pensionabile portata a 66 anni. Non c'è via di scampo dunque perché, se per qualsiasi motivo si finisse nel nuovo albo per la
mobilità territoriale, il docente che avesse chiesto il trasferimento per motivi familiari dovrà accettare il rischio di restare disoccupato. Al termine delle verifiche triennali, il nuovo dirigente scolastico potrà decidere di chiamare qualcun altro al suo posto depennandolo dalla lista dell'organico della scuola dove ha sempre insegnato. Il docente che volesse mantenere la titolarità di cattedra si troverà in una posizione coatta. Da un lato dovrà continuare a prestare servizio per altri 15/20 anni sempre nella stessa sede, dato l'innalzamento dell'età pensionabile, senza mai pensare di chiedere un cambio di cdc o un avvicinamento a casa. Ma non sarebbe possibile evitare di finire nelle mire di qualche dirigente scolastico dispotico che con le sue discutibili decisioni potrebbe provocare un grave stato di tensione, aggravando quello che gli studiosi chiamano 'burn-out'. Una guerra di nervi e di resistenza che non si sa per quanto potrà portare avanti quel professore che non cogliesse il grave rischio di perdita di quei diritti faticosamente conquistati negli anni. Il tutto senza considerare il blocco degli scatti di stipendio con un contratto scuola ancora da rinnovare. |