Ddl/2. Eclissi della pedagogia? TuttoscuolaNews, n. 685 30.3.2015 Ma chi dovrebbe intervenire in primo luogo nel dibattito? Secondo noi su un tema di questo genere non dovrebbero esserci esclusive o riservati domini. La profonda trasformazione dei sistemi di comunicazione indotta dalle nuove tecnologie e dalla rete incide a tal punto sui modelli scolastici tradizionali da far ritenere che solo dalla collaborazione sinergica tra esperti di varia formazione e competenza - disciplinaristi non meno che psicologi, neuroscienziati, architetti, informatici, economisti, oltre ovviamente a pedagogisti - potrà derivare la ridefinizione degli ambienti e dei metodi di apprendimento e quella degli ordinamenti (obiettivi di apprendimento, grado di personalizzazione, interdisciplinarità, durata degli studi, suddivisione in percorsi più o meno rigidi o modularizzati, certificazione dei risultati ecc.). Non sembra condividere questa impostazione il noto studioso di storia della matematica ed esperto di formazione dei docenti Giorgio Israel, che in un vivace intervento pubblicato da Tuttoscuola (http://tuttoscuola.com/cgi-local/archivio.cgi?action=doc&ID=35637) sembra individuare una responsabilità primaria dei pedagogisti, che avrebbero in qualche modo rinunciato a far sentire e pesare la loro voce: “Se i pedagogisti si guardassero un poco attorno si renderebbero conto che del ruolo centrale che avevano nelle riforme scolastiche una trentina di anni fa non è rimasto quasi più nulla e il bastone di comando è passato nelle mani degli psicologi, dei neuropsichiatri, degli statistici e dei cosiddetti ‘economisti della scuola’”. La preoccupazione di Israel è che questa rinuncia, quasi un ‘tradimento dei chierici’, comporti l’abbandono dei contenuti culturali dell’insegnamento per privilegiare “metodologie e tecniche di apprendimento/insegnamento il cui oggetto è del tutto irrilevante”. A suo avviso “il progetto della ‘buona scuola’ è l’espressione più avanzata di tale distruzione della dimensione culturale e conoscitiva dell’insegnamento”. Il fatto è, ci sembra, che sono proprio i contenuti, l’oggetto dell’insegnamento, ad essere rimessi in discussione perché la multimedialità, la connettività e la crescente rapidità e facilità di accesso ai contenuti fa cadere le tradizionali barriere tra le diverse discipline e favorisce l’apprendimento per oggetti inter-disciplinari. Di questo, peraltro, ci sembra che non parli molto la ‘Buona Scuola’, che anzi appare ferma a contenuti e partizioni disciplinari che guardano più al passato che al futuro. |