Il ddl dimentica il tempo pieno

 Tuttoscuola, 30.3.2015

Nel testo della Buona Scuola pubblicato a settembre si parlava spesso di tempo pieno nella scuola primaria. Per sette volte, e con una certa enfasi, se ne prospettava lo sviluppo: “Ci sarà la possibilità di una maggiore continuità didattica e di più classi a tempo pieno oppure rendendo possibile il tempo pieno nelle scuole, aiutando, in questo modo,le famiglie nella fase più delicata di crescita dei loro figli”.

Lo sviluppo del tempo pieno per venire incontro alle esigenze delle famiglie era ribadito a proposito dell’utilizzo dei 150 mila docenti da assumere con il piano di assunzioni,prospettando, quindi, la possibilità di “creare le condizioni per iltempo pieno nella scuolaprimaria, che verrebbe incontroalle esigenze di moltissime famiglie italiane”.

Ma nel ddl sulla Buona Scuola, che inizierà il suo percorso parlamentare questa settimana, di tempo pieno non c’è traccia alcuna, forse anche per la drastica riduzione del numero di docenti da assumere (dai 150 mila iniziali ai 100 mila attuali).

Virtualmente le istituzioni scolastiche potrebbero prevedere nel proprio piano triennale l’impiego di docenti per il tempo pieno, ma per una scelta del genere occorrerebbe ipotecare una quota di organico aggiuntivo di almeno cinque unità per un corso intero, utilizzando quasi l’intera quota a disposizione. Improbabile.

Ci potrebbe essere invece prospettiva di espansione del tempo pieno – non per effetto della riforma – nei territori meridionali dove il calo demografico sta provocando, con la chiusura di classi, la perdita di posti che è possibile riconvertire per il tempo pieno.

È già avvenuto in questi ultimi anni anche se è prevalsa l’offerta sulla domanda delle famiglie.