Ddl Buona scuola/2. TuttoscuolaNews, n. 682 23.3.2015 Se dal punto di vista strutturale e organizzativo la Buona Scuola di Renzi presenta numerose novità (caricate peraltro in buona parte sulle spalle di Dirigenti scolastici che non sono stati preparati per gestirle), non altrettanto si può dire della sua dimensione culturale e valoriale, della ‘filosofia’ che la ispira. Significativa, a tale proposito, appare l’analisi lessicale (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=35608) condotta da Tuttoscuola sul testo del ddl, che mostra una netta prevalenza di termini/concetti che riguardano la dimensione organizzativa della Buona Scuola e il ruolo dei soggetti che in essa agiscono (autonomia, insegnanti, dirigenti scolastici, studenti) rispetto a quelli che fanno riferimento alle finalità del processo formativo. Termini come uguaglianza, equità, tempo pieno non compaiono mai nel testo, mentre il richiamo al merito, pur citato dieci volte, resta sempre abbastanza generico. Di fatto, come Tuttoscuola ha già fatto notare nella newsletter della scorsa settimana, non ci sono nel ddl vere novità ‘strategiche’ né per quanto riguarda gli ordinamenti (durata e tipologia dei percorsi) né per ciò che attiene ai piani di studio, che vengono non solo confermati nella loro attuale struttura ma, con riferimento a numerose discipline, in vario modo “potenziati”, “valorizzati”, “incrementati”. Un impianto insomma conservatore, sul quale vengono innestati, con un approccio che appare eminentemente addizionale ed enciclopedico, altri insegnamenti (arte, musica, diritto ed economia) e obiettivi trasversali di apprendimento, dalle competenze digitali all’educazione ambientale, come prevede il minuzioso e in certo senso minaccioso articolo 2 del ddl.
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