Ex Ministro Carrozza su riforma
“docenti Graduatorie d'istituto colpiti duramente,
no presidi-manager, contraria lauree abilitanti”
di Eleonora Fortunato, Orizzonte scuola
16.3.2015
Critiche alla riforma anche da parte di Maria Chiara Carrozza, deputata PD e Ministro dell’Istruzione durante il Governo Letta: “avrei puntato di più al rafforzamento delle competenze matematiche e scientifiche”.
Nel Decreto che porta il suo nome era previsto un piano di assunzioni triennale. Può quello previsto da Renzi essere considerato la conclusione e la chiusura del suo? Lei avrebbe agito allo stesso modo avendone avuto la possibilità?
“Sinceramente penso che sarebbe un errore ricorrere a un altro provvedimento di legge per le assunzioni quando si potrebbe benissimo utilizzare il mio, che per il primo anno prevedeva la copertura dei posti vacanti e disponibili. Continuo a non essere convinta della decisione di questo Governo di abbandonare il meccanismo 50 per cento dalle Gae e 50 dal concorso, se ne dovrebbe discutere ancora”.
Quali sarebbero i vantaggi di uno svuotamento più lento delle Gae?
“Innanzitutto si darebbe qualche chance lavorativa in più ai docenti delle graduatorie di istituto esclusi dalle assunzioni, che vengono colpiti duramente da un piano come quello pensato dal Governo. Occorrerebbe prendersi del tempo per riflettere e poter gestire così al meglio la delicata situazione di passaggio in cui si trovano. Parliamo di persone che hanno deciso di dedicare la propria vita a questo lavoro quando le regole, e quindi anche le prospettive e le aspettative, erano diverse, non possiamo non tenerne conto”.
A loro è stato detto: o concorso o arrivederci. Le sembra giusto?
“Si parla tanto dell’istituzione dei concorsi per il reclutamento, ma forse dimentichiamo quello che ci insegna la storia recente del nostro Paese. Quasi mai i concorsi hanno avuto decorsi regolari, spessissimo, invece, si sono conclusi con maree di ricorsi onerosi in primo luogo proprio per lo Stato. Perché le cose dovrebbero cambiare all’improvviso?
E’ vero, i docenti che si sono abilitati attraverso le ultime procedure come il TFA sapevano fin dall’inizio che avrebbero dovuto sostenere un concorso per entrare in ruolo, ma adesso gli viene negata la possibilità di spendere un titolo che lo Stato gli aveva imposto di conseguire. Per questa ragione avevo voluto avviare un discorso a parte per loro, che giustamente riconoscesse qualcosa in più rispetto alle altre categorie di docenti. All’attuale ministro contesterei proprio questo: se si decide di cambiare le regole mentre si è in corsa, bisogna avere un occhio attento per le persone che si trovano in mezzo, bisogna raccordarsi col passato, non interrompere bruscamente un percorso per iniziarne un altro che presenta grossissime incognite. La politica non può fare a meno di basarsi sulla realtà storica”.
Che cosa pensa dei tempi entro i quali il Parlamento dovrà pronunciarsi su questo disegno di legge?
“I tempi sono stretti, ma fino a quando non avrò letto il testo preferisco non fare commenti. Posso però dirle che per il discorso assunzioni avrei però certamente optato per un decreto che fosse un capolavoro di diritto amministrativo, mentre con un disegno di legge avrei sottoposto alla discussione approfondita del Parlamento tutta la materia relativa all’autonomia e ai docenti. Mi preme una considerazione: quello della scuola è un mondo particolare, fatto da intellettuali, da persone che aspirano a capire le cose in profondità e per le quali, quindi, la semplificazione estrema di fronte a cui ci mette una comunicazione per slide non sembra così adeguata”.
Non sembra tuttavia sbagliata la sintesi secondo cui i presidi d’ora in poi potranno scegliersi il team degli insegnanti delle scuole che dirigono. Andrea Camilleri ha espresso a riguardo molte perplessità , Rembado (ANP) assicura che non c'è rischio clientelismo, l'ex sottosegretario Bastico ha già espresso parere negativo. Qual è il suo?
“Ecco, proprio su questo argomento non mi fido affatto di quello che ci hanno mostrato le slide. Basandomi su quello che è stato detto e scritto, posso soltanto dirle che non mi sembra giusto far determinare il premio economico di un docente a una sola persona, il dirigente, assunta e formata per scopi diversi, sarebbe come cambiarne lo status giuridico. D’altro canto, mi sento anche di sostenere che bisognerebbe rafforzare i poteri correttivi e sanzionatori dei dirigenti scolastici, senza però arrivare agli eccessi previsti dall’introduzione nel nostro ordinamento della figura del cosiddetto preside-manager”.
Tra i commenti a caldo che abbiamo letto sulla sua pagina Facebook, si diceva dispiaciuta del fatto che non sia mai nemmeno sfiorato il tema del rafforzamento delle competenze matematiche e scientifiche degli studenti.
“Sì, è vero, sono rimasta molto delusa dal fatto che non si sia trovato il modo di spendere due parole su questo, quasi che l’emergenza fosse rientrata. Per me sarebbe stato una priorità, forse anche a causa della mia formazione, e avrei puntato in maniera molto decisa al potenziamento dei curricoli delle discipline scientifiche guardando, per esempio, a quello che hanno fatto negli Usa.
Un’altra cosa su cui ho espresso dei dubbi è il fatto che non si sia parlato della riorganizzazione dei cicli, in particolare quello della scuola secondaria di primo grado, su cui ci sarebbe tanto da discutere”.
Presto però potrebbero esserci novità sostanziali sulla formazione iniziale dei docenti: il Governo avrà una delega e l'Onorevole Malpezzi ha presentato un disegno di legge che prevede il cosiddetto 3 + 2 con tirocinio nel biennio di specializzazione e concorso finale per entrare in ruolo. Quale sarebbe stata la sua riforma?
“Per prima cosa mi faccia dire che sono assolutamente contraria alle lauree abilitanti. L’insegnamento deve restare una opzione post lauream da perseguire, magari, attraverso un corso-concorso come quello che era stato bandito durante il mio dicastero per i dirigenti scolastici. Prima di salire in cattedra, un insegnante deve aver sedimentato le sue conoscenze e perché questo avvenga occorrono tempi lunghi. Vediamo benissimo che il sapere diventa giorno dopo giorno sempre più complesso, e noi che cosa facciamo? Diminuiamo i tempi e così crediti per la formazione? Un controsenso assoluto. Sinceramente affiderei malvolentieri i miei figli a docenti che avessero alle spalle la sola laurea triennale più biennio di specializzazione in didattica con tirocinio”.
Magari sarebbero ben informati dal punto di vista pedagogico…
“Mah, guardi, bisognerebbe ridimensionare il reale contributo delle discipline didattiche e pedagogiche, almeno per quanto riguarda l’insegnamento secondario. Vorrei però concludere questa intervista con una riflessione più generale: non possiamo pensare che possano essere dei parlamentari insegnanti a scrivere un testo di riforma delicato come quello della scuola, il rischio è che l’autoreferenzialità non ne rispecchi la complessità”.