Dossier di Tuttoscuola sul Disegno di legge su la Buona scuola Le parole chiave della riforma della scuola Merito batte uguaglianza 10 a 0 Tuttoscuola, 21.3.2015 La riforma della “Buona scuola” viene passata “ai raggi x” nel dossier appena pubblicato da Tuttoscuola, scaricabile gratuitamente dal portale di Tuttoscuola (www.tuttoscuola.com). Il dossier comprende 21 schede analitiche con osservazioni e approfondimenti sui temi affrontati nel provvedimento oltre al testo del Disegno di legge, e della relativa relazione tecnica. Ma qual è la parola più usata nel ddl? E' “Insegnanti”, utilizzata (insieme al sinonimo docenti) ben 68 volte, quasi il doppio dell’accoppiata “Alunni/studenti” (39 volte) e di “dirigente scolastico (36 volte), che pure rappresenta la figura che acquista maggiori poteri e responsabilità nel modello prefigurato dalla riforma. Segue a ruota “autonomia scolastica” (citata 35 volte), che è il concetto-fulcro del progetto, a pari merito con “Organico” (o dotazione organica). “Famiglie/genitori” sono citati solo 6 volte. Non si può certo associare la Buona scuola allo slogan delle tre “i” che fu uno dei cavalli di battaglia del programma elettorale del centrodestra vincente nel 2001. La parola “inglese” compare solo due volte, “internet” non compare mai (ma una certa attenzione è riservata al “digitale”, che compare 8 volte). E la parola “impresa”? Figura due volte in relazione al “reddito d’impresa” riguardo al credito d’imposta previsto per le erogazioni liberali a favore delle scuola (School bonus) e una sola volta riguardo all’impresa formativa simulata prevista per l’alternanza scuola-lavoro (riguardo alla quale è usato due volte il termine “azienda”). E ciò benché i detrattori accusino il progetto di essere piegato ai desideri del mondo dell’impresa. Tra le parole che non figurano mai: tempo pieno, scienze, matematica, ma neanche “uguaglianza”, “equità”, da sempre un vessillo della concezione di scuola della sinistra. E invece trionfa nella Buona scuola renziana la parola “merito”, citata 10 volte. Insomma merito batte uguaglianza 10 a 0. |