Matematica, l'ansia da prestazione
ci costa un anno di ritardo

Lo studio ocse rilancia: docenti decisivi per i risultati

Giovanni Scancarello, ItaliaOggi 24.3.2015

L'ansia da prestazione finisce per influenzare i risultati di apprendimento in matematica. Le possibili correlazioni sono state rilevate dall'Ocse nello studio dei risultati ottenuti ai test Ocse Pisa 2012. L'Ocse conferma l'esistenza di un problema di intelligenza emotiva connesso all'apprendimento della matematica considerata, non a caso, la bestia nera degli studenti. Per l'Ocse i governi non dovrebbero sottovalutare il problema, come pure l'importanza del fattore umano che il docente di matematica dovrebbe valorizzare, esercitando anche un ruolo di guida dello studente nell'apprendimento della matematica.

L'Ocse ha rilevato che i Paesi i cui studenti tendono a mostrare maggiori livelli di ansia sono anche quelli che vanno peggio in matematica. La correlazione si ripete anche a livello di singola scuola e nel confronto di genere. Più è alto il livello di ansia di prestazione, quindi, più si abbassano i risultati ai test. Tra i Paesi Ocse, il 59% degli studenti si dice preoccupato dalle attese di prestazione nelle verifiche, il 33% si sente molto teso nello svolgimento dei compiti a casa, a disagio con la soluzione di problemi il 31%, mentre il 30% ha bisogno di assistenza nello studio individuale. Ma soprattutto il 61% è preoccupato di prendere brutti voti in matematica. L'Ocse stima che l'ansia da prestazione sia associata ad un declino medio di 34 punti, corrispondente ad un anno di scolarità perso in termini di competenze non conseguite. I Paesi dove il fenomeno è più sentito sono Nuova Zelanda, Norvegia e Polonia. L'Italia è dodicesima tra i Paesi con i livelli di ansia più alti, sui 40 presi sotto esame. Ma il dato più interessante è un altro.

L'Italia infatti fa parte del gruppo dei paesi dove l'impatto della componente sociale è più forte. Gli studenti, spiega L'Ocse, tendono a mostrare più ansia in matematica soprattutto quando i loro compagni di classe vanno meglio. I peggiori in questo senso sono Paesi come Liechtenstein e Germania. Esiste inoltre, dice l'Ocse, un problema che è soprattutto di valutazione didattica, che tende cioè a fare del termine di paragone fra gli studenti il criterio di riferimento. È un gioco a somma zero, dice l'Ocse, conseguente all'aumento della richiesta di selezione in ingresso all'istruzione terziaria e universitaria. Ma la scuola può fare molto, a patto di puntare soprattutto sulla dimensione formativa della valutazione. Gli studenti che hanno partecipato a Pisa 2012, a cui è stato chiesto di riferire la frequenza dei feedback sul bilancio delle loro competenze e dei consigli per migliorare le loro prestazioni ricevuti da parte dei propri docenti di matematica, hanno mostrato i livelli di ansia più bassi.

Per la matematica, dunque, il fattore umano è centrale per favorire un innalzamento complessivo dei risultati di apprendimento. Per rimettere le persone al centro, però, serve che i docenti di matematica acquisiscano sempre più competenze di tutoring e possano lavorare in condizioni più adeguate alla personalizzazione.