Siamo tutti Charlie/2. TuttoscuolaNews, n. 666 12.1.2015 Forse è improprio, per non dire sbagliato, presentare quanto accaduto in Francia (e prima negli USA e in altri luoghi del mondo di cui si parla meno) come una prova della validità e attualità della teoria di Samuel Huntington sullo ‘scontro di civiltà’ (Clash of Civilizations, 1996) perché gran parte dei musulmani che vivono in Europa condivide sostanzialmente i valori e le regole che caratterizzano i Paesi nei quali si sono inseriti, e il fondamentalismo islamico si è fatto Stato in poche e circoscritte situazioni. Il resto è terrorismo fanatizzato di piccole minoranze o addirittura di individui. Tuttavia non c’è dubbio che la visione del mondo e della vita dell’Islam (che significa letteralmente sottomissione, obbedienza) si pone in forte contrasto con quella attivistica, imprenditoriale, secolarizzata che caratterizza l’Occidente da diversi punti di vista: economico, politico, culturale e anche pedagogico. Anzi, è forse proprio sul modello pedagogico che si manifesta la massima distanza tra la visione islamica – soprattutto nella sua versione più integralista – e quella delle liberal e social-democrazie occidentali, come mostra la vicenda di Malala, adolescente pakistana e musulmana (ma moderata) quasi uccisa dai talebani per aver difeso il diritto delle donne ad essere educate alla pari degli uomini. Non è casuale che nell’ultimo e già citatissimo romanzo di fantapolitica di Michel Houllebecq, intitolato proprio Sottomissione (Soumission), uscito il 7 gennaio, lo stesso giorno dell’assalto a Charlie Hebdo, il vincitore musulmano delle elezioni presidenziali francesi del 2022 (la sconfitta è Marine Le Pen), ancorché politicamente moderato, tenga per sé un solo ministero: quello dell’educazione, e che il protagonista del racconto, un professore universitario, si converta all’Islam, sia pure per convenienza, insieme a molti altri intellettuali. Un comportamento opportunistico che richiama alla memoria un altro grande libro francese, La trahison des clercs (Il tradimento dei chierici) di Julien Benda, uscito nel 1927, nel quale si condannava proprio la debolezza degli intellettuali nei confronti del potere. Il saggio di Benda fu purtroppo profetico, alla luce di quanto accadde in Europa e in Francia negli anni trenta e quaranta. La grande risposta di massa data in Francia e in tutta Europa all’attacco a Charlie Hebdo lascia tuttavia pensare che la profezia di Houllebecq non si realizzerà. Ma occorrerà un’Europa più convinta e più orgogliosa della sua identità culturale.
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