Direzione didattica di Pavone Canavese Buona Scuola? A me piace la LIP
di Giovanni Cocchi COME NACQUE LA LIP L’idea di LIP nacque all’inizio del 2005. Il movimento che si batteva per l’abrogazione della riforma Moratti decise di rispondere all’obiezione -“sapete solo dire dei no, non sapete proporre nulla”- e di accettare una sfida che allora sembrava azzardata: entrare nel merito, anche giuridico, ed elaborare un'idea di scuola il più possibile unitaria e didatticamente innovativa, sul piano dei contenuti e delle forme organizzative. Non più scrivere semplici volantini, ma inoltrarsi nel terreno sconosciuto di articoli e commi, reinventarsi “legislatori”. Si partì da un gruppo di un centinaio di persone, un insieme eterogeneo non solo sotto il profilo della provenienza (Nord, centro, sud e isole) ma anche della eventuale appartenenza politico-sindacale, che aveva però come collante un metodo di lavoro, dal basso, senza deleghe a partiti, sindacati o associazioni. Proprio questa stella polare del metodo, non legato a deleghe di sorta, guidò e rese possibile lo svolgimento e la maturazione della discussione. Il 9 luglio del 2005 la terza versione della bozza iniziale segnò la partenza della consultazione sul territorio nazionale: il testo venne discusso e costantemente rivisitato in 53 Comitati Buona Scuola che si costituirono in tutta la penisola che misero in comune le proprie esperienze, i propri sogni, le proprie competenze. Il 21 e 22 gennaio 2006 si tenne l’Assemblea nazionale dei Comitati Buona Scuola per il varo del testo definitivo della LIP. Quell’assemblea a Roma fu un’esperienza faticosa ma molto significativa, che attraverso la forte condivisione portò ad un testo che alla fine tutti sentivano come proprio, perché ogni parola, persino ogni virgola ebbe il massimo della condivisione possibile. Partì quindi la fase organizzativa più impegnativa e onerosa: la promozione, la raccolta delle firme necessarie per il deposito in Parlamento. I Comitati Buona Scuola divennero oltre 120, da Aosta a Cagliari: genitori-insegnanti e studenti che, senza l’appoggio organizzativo di nessuna forza politica, seppero raccogliere oltre 100.000 firme, addirittura più del doppio di quelle necessarie, che furono depositate alla Camera dei Deputati venerdì 4 agosto 2006. Questi alcuni passi del comunicato stampa di quel giorno: “La proposta di legge, la prima di iniziativa popolare sulla scuola nella storia repubblicana, delinea con chiarezza quali debbano essere gli assi portanti per una “buona scuola” ispirata ai principi sanciti dalla Costituzione. Una scuola rispettosa dei tempi di apprendimento e dei bisogni delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi e attenta alla relazione tra generi e generazioni. Una scuola aperta, laica, pubblica e inclusiva, la sola capace di dare motivazione allo studio, costruire cittadinanza attiva e dare sostanza al diritto all'istruzione sancito all'articolo 3 dalla nostra carta Costituzionale e dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'infanzia sottoscritta dal nostro paese. Per una scuola di tutte e di tutti, per tutte e per tutti, perché si ritorni ad usare il linguaggio della pedagogia e si abbandoni quello del mercato, perchè l'istruzione diventi un bene comune”. La legge fu successivamente incardinata con il n. 1600 nella XV legislatura. La VII commissione ne iniziò la discussione ad aprile 2007. L’opposizione di PD e PDL al provvedimento e la crisi del governo Prodi del gennaio 2008 ne interruppero l’iter. Nella XVI legislatura prese il n. 1, ma non fu mai discussa né considerata ai fini dell’emanazione della Legge Gelmini. E siccome dopo due legislature le leggi popolari decadono, la legge giaceva impolverata in qualche cassetto della Camera. IL PERIODO DELLA LATENZA Otto anni, da quel 2006. Poi, nel gennaio di quest’anno, all’ennesima riproposizione di campagne di grande ascolto dall’esito predeterminato, il ricordo di quell’esperienza e di quel testo, carsicamente, riemerge… Viene deciso di chiedere la disponibilità di parlamentari a ripresentare la Legge. Sono in 26, di ogni parte politica, ad accettare di farlo, cosicché nell’estate del 2014 torna in Parlamento la Legge “per una Buona scuola PER LA REPUBBLICA, un mese e mezzo prima della “Buona scuola PER RENZI”. DELL’ATTUALITA’ DELLA LIP Nonostante sono ormai passati otto anni quella Legge è ancora di un’attualità impressionante; per comprenderlo basta guardare le abrogazioni, il cui elenco già allora lungo ha dovuto essere aggiornato, . Perché quella legge partiva da una scuola che faticosamente, lentamente, ma linearmente aveva fatto dagli anni Sessanta passi avanti enormemente significativi: si pensi, solo per stare ad alcuni esempi, al Tempo pieno del 1971, ai Decreti delegati del 74, alla legge sull’integrazione del 77, ai Programmi dell’85, ai Moduli del 90 che unitamente al tempo pieno avevano fatto diventare la nostra scuola elementare seconda in Europa e sesta nel mondo. Quella legge, questa legge, partiva proprio da lì, per consolidare ed estendere quei principi, per avvicinare ancor di più quella scuola a quella delineata dalla Costituzione. E invece cosa è successo? Esattamente il contrario: da allora, dopo la Moratti, con la Gelmini (e non solo), si è pervicacemente perseguita la direzione opposta volta alla svalutazione della scuola pubblica ed alla sua privatizzazione (e la “Buona scuola” di Renzi porta a maturazione questo lungo processo). DEL VALORE AGGIUNTO, DEL METODO Prima e forse ancor più dei contenuti, è il metodo seguito che costituisce il vero valore aggiunto di questa legge. Dalla relazione introduttiva: “La proposta di legge che vi proponiamo di discutere rappresenta l’esito di un dibattito e di un percorso che ha coinvolto in modo democratico migliaia di genitori, docenti e studenti di varie parti d’Italia, che hanno avuto così l’opportunità di riflettere e condividere un’idea di scuola composita e complessa. Un percorso articolato, lungo, onesto e sofferto che ha visto ciascuno fare i conti con le idee e i bisogni dell’altro, nella ricerca della migliore mediazione possibile. L’esito finale è la proposta di legge che vi presentiamo, riconosciuta come propria da tutti quelli che hanno partecipato a costruirla. Non abbiamo la presunzione di interpretare, nel suo contenuto, il sentire di tutto il paese, ma siamo convinti che questo sia il metodo da seguire per avviare un cambiamento, partecipato e condiviso, che produca effetti positivi e di lungo respiro sul Sistema Scuola. Un tale metodo è sempre mancato nell’intervenire sulla scuola. Esso rappresenta quanto di rigidamente irrinunciabile è presente nel codice genetico della nostra proposta”. I CONTENUTI L’invito è di leggere integralmente la Legge per farsi una propria idea e soprattutto perché è bellissima, ha un linguaggio chiaro, comprensibile, rispettoso delle differenze di genere. Ne citiamo solo alcuni punti: nel leggerli, se confrontati con la situazione nelle scuole oggi, si capirà immediatamente perché sosteniamo l’ attualità e la necessità della Lip. Principi: la Legge di Iniziativa Popolare ha come riferimento potente la nostra Carta Costituzionale: è plurale, laica, finalizzata alla valorizzazione della persona, alla rimozione degli ostacoli economici, sociali, culturali e di genere che limitano libertà e uguaglianza. Finalità: l’acquisizione consapevole dei saperi, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, tramite alternanza di lezioni frontali, attività laboratoriali, lavoro individuale e cooperativo, con un’attenzione costante all’interazione interculturale. Risorse: il 6% del Pil, perché il 6% è la media europea e nulla di più, mentre noi oggi siamo al penultimo posto per la spesa per l'istruzione; perché con le “razionalizzazioni” non si costruisce ma si taglia il futuro dei nostri ragazzi e quindi della nostra società, Risorse che permetterebbero: l’obbligatorietà dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia e l’estensione dell’obbligo a 18 anni. Classi di 22 alunni, il ripristino del modulo e del tempo pieno nella scuola elementare e prolungato nella media perché per fare una buona scuola, è necessario il tempo ed un numero gestibile di allievi. Dotazioni organiche aggiuntive stabili e adeguate per il sostegno, l’integrazione, la lotta alla dispersione e al disagio. Una scuola che in nome della continuità didattica dei docenti e della qualità del sistema educativo affronta la questione del precariato, con l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato su tutti i posti vacanti. Una scuola superiore che rimanda la scelta delle proprie attitudini a 16 anni (e non a 13 come accade oggi disorientando le scelte), con un biennio unitario e un triennio di specializzazione, ma che fino a quell’età offre a tutti i suoi cittadini l’opportunità di “assaggiare” tutti gli ingredienti necessari per una buona riuscita nella vita, che sa vedere oltre la necessità del mercato del lavoro, e antepone ad esso lo sviluppo delle capacità critiche di ogni individuo. E ancora: trasparenza e costante autovalutazione delle scuole a partire dall’ascolto degli alunni e dei loro genitori e col contributo di figure professionali esterne, obbligo per gli insegnanti alla formazione e all’aggiornamento. E ancora: il rilancio, rafforzamento ed estensione degli organi collegiali, un piano straordinario di edilizia scolastica. COSA FARE PER SOSTENERE LA LIP “Adottandola”, come hanno già fatto in centinaia, andate a vedere questo spettacolo fantastico, quei colori e quelli motivazioni; diffondendone la conoscenza; integrandola; confrontando la proposta di LEGGE, con la proposta di RENZI. Diamo voce, ali e gambe alla Lip, nella convinzione che le sorti della scuola italiana debbano soprattutto tornare nelle mani di coloro che la vivono ogni giorno, che giorno dopo giorno ne conoscono e ne rappresentano il respiro.
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