Italia ultima nell’Unione europea di Corrado Zunino, Repubblica La scuola siamo noi 2.1.2015 Lo certifica l'Istat: l'Italia è ultima nell'Unione europea per spesa pubblica nell'istruzione. Tra le ultime nel mondo sviluppato. Il luogo comune si è fatto statistica. L'Annuario italiano dice, infatti, che dai noi si investe per la formazione dei giovani il 4,6 per cento del Prodotto interno lordo. La Danimarca, in testa per finanziamenti nella conoscenza, investe il 7,9 per cento. Il Regno Unito il 6,4, i Paesi Bassi il 6,2, la Francia il 6,1, il Portogallo e la Spagna il 5,5% (un punto in più di Pil) e la Germania il 5,1. Fuori dall'Europa, gli Stati Uniti spendono nel sapere pubblico il 6,9 per cento del Pil, l'Australia il 5,8, il Giappone il 5,1. L'indicatore si riferisce a tutti i livelli d'istruzione e considera come fonti di finanziamento le spese dirette pubbliche per gli istituti scolastici e i sussidi pubblici alle famiglie. Il confronto con gli altri diventa ancora più vistoso se si individua il "Tasso di scolarità dei giovani di 15-19 anni", dato dal rapporto tra gli iscritti a qualsiasi livello di istruzione in quel range anagrafico e la popolazione della stessa fascia d'età: nella sintesi si dice che tra il 2011 e il 2012 il tasso d'istruzione in Italia è pericolosamente calato passando dall'81,3 per cento all'81. In Germania la frequenza scolastica nella stessa fascia di età è superiore al 90%. In Belgio, Irlanda e Paesi Bassi si attesta al 94 per cento. Nel nostro paese chi consegue la maturità è il 79 per cento dei giovani, la laurea è appannaggio del 32 per cento. Aliquote che non crescono da stagioni. In Danimarca arriva al diploma il 90 per cento e alla laurea il 50. Sul titolo di scuola secondaria superiore la Finlandia firma un inarrivabile 96 per cento. Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief che ha rielaborato questi dati, dice: "Investire nella formazione, nella scuola e nell'università non è una una spesa, ma un saggio investimento: un giovane ben formato e preparato è una risorsa in più per rilanciare lo sviluppo economico del Paese. Alla luce della Legge di Stabilità approvata a ridosso di Natale le abitudini italiane al risparmio sull'istruzione non sono tramontate".
|